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La TERZA apparizione dell’ANGELO a Fatima

CONSOLATE IL VOSTRO DIO

di Fabrizio Gatti

Rileggendo il testo relativo alla “Terza apparizione” dell’Angelo (Loca do Cabeço - autunno 1916), mi ha colpito molto come l’Angelo stesso, prima di accostarsi all’Eucarestia, si sia prostrato a terra, pregando: “Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, Vi adoro profondamente…” proprio per insegnare ai Pastorelli – ma anche a tutti noi – quello che da sempre la Chiesa ci ha educato a fare: “sapere e pensare Chi si va a ricevere”. Si tratta di una delle condizioni fondamentali per ricevere Gesù nella Comunione. Cercare di comprendere, almeno un poco, il Dono così grande che ci viene elargito in quel momento, dovrebbe portarci alla stessa condizione dei Pastorelli “...privarci perfino dell’uso dei sensi…”. Molto spesso invece, purtroppo, dalla panca fino all’altare, e lungo tutta la navata, senza nemmeno rendercene conto, siamo distratti, le mani non sono giunte (magari tenute dietro alla schiena, se non addirittura in tasca…) e in alcuni casi abbiamo masticato un chewing gum fino a un attimo prima...

Ebbene, la mia non vuole essere una critica superficiale, ma soltanto una semplice fraterna osservazione (rivolta per primo a me stesso), per ricordare che stiamo accostandoci a Colui che è “il tutto” e che ci permette di offrire in riparazione tutte le prove che Egli permette, per la nostra salvezza. Il raccoglimento è perciò fondamentale, perché ci prepara alla consapevolezza del gesto che stiamo per compiere. L’Angelo mostrò prima il calice e l’Ostia sanguinante; poi si prostrò, pregando tre volte e alla fine fece accostare i Pastorelli, perché ricevessero l’Eucaristia.

Un altro aspetto – che a ben pensarci un attimo sembra addirittura follia! – è l’invito a offrire, come riparazione dei peccati, proprio Colui che si è offerto per noi al Padre: Gesù. Sì, l’Eucarestia ci rende strumenti di salvezza. Ma, per essere “degni strumenti”, c’è bisogno anche di un altro Sacramento, che è la riconciliazione: ma non quella cosiddetta “fai da te”, ma la confessione “vera”, con il sacerdote, ministro del perdono, per poter accogliere santamente Gesù.
Quando sappiamo di avere visite a casa, siamo attenti ai dettagli, curiamo ogni particolare, perché i nostri ospiti si sentano a loro agio e piacevolmente accolti; allora, perché non provare a farlo con il miglior “gradito Ospite” (“essere in stato di grazia” è un’altra condizione fondamentale!); l’Ospite che, a differenza di tutti gli altri, non ci giudica se è in disordine la casa (quando lo riceviamo in peccato mortale), ma si dispiace e soffre per noi, perché abbiamo sciupato un’ occasione preziosa per essere “degni strumenti” nelle sue mani (come si dice in una preghiera del Fondatore).

Ricordo che un Santo ebbe, in visione, il quadro vivente delle persone che si accostavano all’Eucarestia e vide che ogni fedele era affiancato dal proprio Angelo custode, il quale appariva gioioso o triste a seconda se il fedele si era confessato oppure fosse ancora in peccato mortale. In alcune circostanze particolari, il sacerdote consente di riceve Gesù sotto le due specie: mi piace immaginare – perdonate l’esempio – di fare “tombola”, perché la Grazia mi piace pensarla “doppia”, come quando si ottiene la Laurea con 110 e lode e, in più, con “bacio accademico”!
Nel tempo, sto imparando a scoprire sempre più che nel momento in cui riceviamo l’Eucarestia, c’è, accanto a noi, la presenza materna di Maria Santissima, che fu la prima a ricevere Gesù, per poi “donarlo” al mondo. E fu dunque DEGNO STRUMENTO, soffrendo con amore e facendosi Ella stessa strada maestra: “Per mezzo del mio cuore immacolato portate Cristo al mondo”.

Altro aspetto che mi colpisce, della “Terza apparizione” dell’Angelo ai Pastorelli, è che l’incontro con Gesù si conclude con la stessa preghiera, ma stavolta come ringraziamento: inizio e fine, dunque. È l’invito a prepararsi a ricevere e poi a custodire degnamente (altro che “scappare”, mentre il sacerdote sta ancora scendendo dall’altare!) la Grazia sacramentale di Cristo, nel nostro cuore. Se il linguaggio del corpo comunica chi siamo, allora l’Angelo ci ricorda che, se vogliamo essere “di Gesù”, dobbiamo assumere un atteggiamento pienamente consapevole e innamorato verso il Creatore.

I Pastorelli ci ricordano di non trascurare mai la comunione intima con Gesù, anche durante le nostre azioni quotidiane, con momenti di preghiera, quali il S. Rosario, una semplice Ave Maria e, perché no, pure la Comunione spirituale (Sant’Alfonso Maria de’ Liguori docet). “In quei giorni… la pace e felicità che sentivamo erano grandi, ma soltanto intime, con l’anima completamente raccolta in Dio. L'abbattimento fisico che ci prostrava era pure molto grande”.

Concludendo, occorre riconoscere, dunque, nella “Terza apparizione”, un monito ad avere sempre, e con maggiore frequenza, un incontro intimo con Gesù, per riprendere slancio e dare testimonianza a chi ci è vicino, là dove il Signore ci ha voluti (come impiegati, genitori, figli, studenti, casalinghe, liberi professionisti… ma anche quando siamo ancora in attesa di un impiego!). L’unica vera nostra forza consiste nella preghiera e nell’Eucarestia. Allora, troviamo il tempo di fermarci davanti a un tabernacolo, anche solo per ripetere ciò che l’Angelo insegnò ai Pastorelli: “Mio Dio io credo, adoro, spero e vi amo. Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, Vi adoro profondamente e Vi offro il preziosissimo Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Gesù Cristo, presente in tutti i tabernacoli della terra, in riparazione degli oltraggi, sacrilegi e indifferenze con cui Egli stesso è offeso. E per i meriti infiniti del Suo Santissimo Cuore e del Cuore Immacolato di Maria, Vi chiedo la conversione dei poveri peccatori”.

 

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