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GMG? Sì, grazie!

breve commento a “Lisbona 2023”

di suor M. Lucia Cucci icms

Guardando alla realtà del mondo giovanile di oggi verrebbe da chiederci: ha senso ancora organizzare una GMG, con il “corredo” di forze, di impegno, di risorse che necessita?

Vale la pena, cioè, di “provarci” ancora, come è stato fatto a Lisbona quest’anno?

Personalmente credo che la GMG sia un’esperienza molto forte, che segna e che trasforma l’esistenza. È un’esperienza di fede condivisa, di preghiera, di incontro con Dio che rinnova e che ridona slancio alla propria consacrazione battesimale; è un’esperienza forte di fraternità, di Chiesa viva, di cuori desiderosi di incontrare il Signore, di coltivare la propria relazione con Lui, per poi portare questo dono agli altri, attraverso la testimonianza, la vicinanza, il dialogo, l’accoglienza.

Nella società attuale – nella quale Dio e, di conseguenza, la verità sull’uomo, sul significato della realtà, sul valore della affettività sono spesso posti “ai margini” della vita e dell’immaginario collettivo – più che mai i giovani hanno bisogno di esperienze spirituali “forti”, attraverso le quali possano avvertire l’importanza di coltivare la propria fede e siano aiutati e incoraggiati a viverla sempre più profondamente, attraverso la fedeltà a Cristo, nella vita di tutti i giorni: fedeltà al proprio battesimo, alla vita sacramentale e alla preghiera, per poter poi testimoniare la gioia dell’incontro con Cristo ed essere così fermento di speranza nella società.

Credo, dunque, che partecipare a una GMG sia un’esperienza sempre positiva e fruttuosa:

- sia per i giovani che hanno già intrapreso un cammino, per approfondirlo sempre di più, e per ravvivare l’entusiasmo della fede, ripartendo con maggior “carica”;

- sia per i giovani un po’ “vacillanti”, perché, sostenuti e incoraggiati dall’esempio dei loro “compagni di viaggio”, possano fare esperienza della solidarietà, della fratellanza e della fiducia nell’Amore Misericordioso di Dio per ciascuno;

- sia per i giovani in “ricerca”, che hanno sete sincera di felicità e di quella pienezza a cui anela il cuore di ogni uomo e che spesso rischia di sfociare purtroppo in “palliativi”, in vie sbagliate, che lasciano vuoti e delusi.

È solo il Volto di Cristo che corrisponde pienamente a questo anelito, che palpita nel cuore dell’uomo.

Quest’anno la GMG si è “incrociata” con le strade dei Pastorelli, con la Cova da Iria.

A Fatima, Maria si fa pellegrina per le strade del mondo, prende per mano i suoi figli e allo stesso tempo richiama all’essenziale. Il messaggio di Fatima è un messaggio sempre attuale, è un appello a tutta la Chiesa e ad ogni singola anima alla conversione, a una fede radicale, a una fratellanza universale nella quale ci si fa “carico” del fratello più lontano, del suo vero bene, della sua salvezza attraverso la preghiera e la riparazione.

È un invito a vivere la “missionarietà” della propria vita, del proprio battesimo e Maria è maestra in questo: come dice papa Francesco – commentando il tema della GMG “Maria si alzò a andò in fretta” –  “Lei è la donna pasquale in uno stato permanente di esodo, di uscita da sé verso il grande Altro che è Dio e verso gli altri, i fratelli e le sorelle”.

Lei, colma di Dio, porta Dio e mostra Dio ed è questo l’invito che oggi rivolge ai giovani: accogliere Dio nella propria vita, così da portarlo e comunicarlo agli altri, attraverso la testimonianza e la carità.

Maria, a Fatima, viene a chiedere, ma anche a dare ai giovani d’oggi. Maria si propone come Madre e ripropone la Chiesa come Madre. La GMG aiuta a riscoprire questa figliolanza: fa percepire in modo più incisivo l’appartenenza a questa “grande Famiglia” che è la Chiesa, riscoprendo il suo volto, giovane e missionario.

Maria, a Fatima, viene a chiedere, ma come Madre premurosa e tenera viene anche a dare il proprio aiuto materno, mostrando la bellezza di una vita di grazia e donandoci tutti gli aiuti necessari per viverla.

Allora: ancora GMG? Sì, grazie!

 

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