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Il nostro primo pellegrinaggio a Fatima

Non un semplice viaggio, ma un cammino interiore

di Adriana Contrisciani

Il nostro primo pellegrinaggio a Fatima è stata un'esperienza che porteremo nel cuore per sempre. Io e mia sorella siamo partite da Teramo, in Abruzzo, per raggiungere Roma, da dove, insieme ad altre ragazze, ci siamo recate al santuario mariano di Fatima, in Portogallo, accompagnate dalle Suore Serve del Cuore Immacolato di Maria.

Eravamo quattordici: ragazze diverse, provenienti da luoghi e storie differenti, ma accomunate da un unico desiderio: vivere un’esperienza di fede autentica!

Arrivate a Fatima, siamo state accolte con amore e semplicità della comunità. Ringrazio di cuore i Padri che ci hanno guidate con le loro catechesi, capaci di toccare l’anima e far riflettere profondamente. Ringrazio anche le Suore, Maria ed Elisa, per l’accoglienza calorosa, sincera e familiare.

Il primo giorno ho vissuto un’emozione unica: ho avuto il privilegio di portare la statua della Madonna durante la processione serale, un rito che si svolge ogni sera a Fatima, preceduto dalla recita del Rosario internazionale. Un momento forte, vissuto nella preghiera e nella luce delle candele, circondata da centinaia di pellegrini, uniti in un’unica fede. Sentivo nel cuore una pace e una gratitudine immense.

Abbiamo anche avuto la grazia di pregare sulla tomba dei tre Pastorelli – Lucia, Francesco e Giacinta – i piccoli veggenti a cui è apparsa la Madonna. Un momento toccante, silenzioso, carico di fede e commozione.

Indimenticabile è stata anche la visita al Museo del Santuario “Luz e Paz”, dove è custodita la pallottola dell’attentato a Giovanni Paolo II, incastonata nella corona della statua della Madonna. È stato commovente vedere come la fede e la protezione di Maria abbiano attraversato la storia recente, in modo così tangibile.

Durante i giorni a Fatima abbiamo vissuto anche momenti forti di spiritualità e sacrificio. Una delle esperienze più intense è stata quella di percorrere la Via Sacra o Via Crucis, guidata da padre Rui icms, immersi nel verde e nella preghiera, riflettendo sulle sofferenze di Cristo e offrendogli le nostre intenzioni.

Un altro gesto fortissimo e profondamente spirituale è stata la Via Bianca, che abbiamo percorso in ginocchio, come segno di devozione e penitenza. Un cammino fatto di silenzio, lacrime, speranza, abbandono. È stato bello vivere quel momento così intimo insieme a tanti altri pellegrini, tutti uniti da una fede profonda e sincera.

Ogni giornata era anche un’occasione per riscoprire la bellezza della condivisione. Tra ragazze ci dividevamo i compiti all’interno della casa: io, insieme ad altre, mi occupavo della pulizia dei piatti. Anche nei gesti più semplici – cucinare, pulire, sistemare – si respirava uno spirito di fraternità. Tutto era vissuto con il sorriso, nella luce della comunione e dell’amore reciproco.

Durante il pellegrinaggio abbiamo avuto la grazia di fare anche una tappa a Santarém, luogo di un miracolo eucaristico avvenuto nel XIII secolo. Pregare davanti all’Ostia miracolosa, che ancora oggi si conserva, è stato un momento carico di fede e stupore. Anche il beato Carlo Acutis era stato lì, e sapere di camminare sulle sue orme ha reso quella sosta ancora più significativa.

Questo pellegrinaggio non è stato solo un viaggio “geografico”, ma un vero e proprio cammino interiore. Fatima ci ha accolte, ci ha illuminate e, in qualche modo, ci ha cambiate. Abbiamo imparato ad affidarci, a pregare con più profondità, a lasciarci guidare dal Cuore Immacolato di Maria verso una fede più viva e concreta.

Tornate a casa, il cuore è colmo di gratitudine: per il dono ricevuto, per le persone incontrate, per l’opportunità di vivere qualcosa di così autentico e spiritualmente ricco.

Fatima non è solo un luogo: è un’esperienza che rimane dentro, che si porta nel quotidiano, nel silenzio della propria preghiera e nel sorriso con cui si sceglie di affrontare ogni giorno.

 

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