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SOTTO LA SUA CROCE

di padre Mario Piatti icms

Percorrendo Borgo Santo Spirito, parallelo a via della Conciliazione, a Roma, sorprende l’imprevista comparsa, tra le fredde mura dei palazzi moderni, della inconfondibile sagoma di un’abside medioevale, appartenente a un’antica chiesa dedicata a San Lorenzo. Le prime notizie della costruzione risalgono al sec. XII, seppure l’originario sacro edificio fosse probabilmente anteriore. “Incastonato” tra le gli immobili del Novecento, proprio dietro la grande libreria Ancora, è rimasto lì – certo, rifatto, ristrutturato, restaurato, ma sostanzialmente mantenutosi nella primitiva forma – quale muto testimone di epoche passate, di luci e di ombre che accompagnano il nostro travagliato cammino terreno; luogo di fede e di sincera devozione, talora abbandonato, ma adesso pienamente “rivalutato” e accreditato di una importante missione.

Quella chiesa, infatti, è la cappella del Centro Giovanile San Lorenzo: in essa si custodisce la “Croce” della GMG, “trasmessa”, di edizione in edizione, – fin dal lontano 1984 – ai Giovani delle varie parti del mondo e ora approdata a Lisbona. Il 22 aprile 1984, chiudendo l’Anno straordinario della Redenzione, Giovanni Paolo II affidò ai giovani quella Croce: “Carissimi giovani a voi il segno di quest’anno giubilare: la Croce di Cristo! Portatela nel mondo come segno dell’amore del Signore Gesù per l’umanità e annunciate a tutti che solo in Cristo morto e risorto c’è salvezza

e redenzione”. Da allora, la Croce è “transitata” in tutti i continenti, durante le varie GMG dei decenni successivi.

Fa riflettere questa particolare fusione tra l’antico e il nuovo: tra la soffusa sacralità medioevale – con il clima di raccoglimento, che si respira ancora tra le venerande pareti della chiesa di San Lorenzo – e la funzionale efficienza del “moderno”. Potremmo intendere, questo “connubio”, come un ulteriore richiamo alla costante ricerca della propria identità, certamente collocata nel presente, nell’oggi, nel caos dell’era contemporanea – con i suoi criteri, le sue sfide e le sue macroscopiche contraddizioni – ma ancorato in un passato straordinario, attraversato dalla vita e dalla fede di chi ci ha preceduti. Al di là di moduli diversi, di culture e costumi in continua evoluzione, anche quella semplice essenziale costruzione medioevale ci aiuta a rivalutare i nostri criteri, a riscoprire il valore della continuità, nel tempo, di un patrimonio culturale e spirituale che non teme il confronto con il presente, ma cerca nuove vie per diffondere la fede, per tradurla in termini comprensibili all’uomo di oggi.

È significativo che “il dono” di un Papa, santo, ai Giovani sia stato proprio la Croce, segno di sofferenza e di patimento; ma anche – e soprattutto – vivo richiamo all’alba definitiva della risurrezione, al mandato missionario di portare l’annuncio del Vangelo e la salvezza di Cristo a ogni cuore. Stat crux, dum volvitur orbis: il motto dell’Ordine certosino ridice al nostro tempo, distratto e dissacrante, che tutto passa, tutto scorre, solo l’amore di Cristo rimane e solo chi a Lui fa riferimento.

La Croce resta, inamovibile, in mezzo alle bufere della vita e della storia: così come la Madre del Signore, sul Calvario “stabat”, per sempre e irrevocabilmente unita al sacrificio del Figlio, per “stare” accanto a noi, sempre, in ogni circostanza – lieta o dolorosa – della nostra esistenza.

La Croce rimane, orientamento sicuro, bussola santa, che ci riconduce sulle rotte dello Spirito, nella direzione giusta, verso la meta.

Anche noi oggi, ormai inoltrati nel terzo millennio, siamo invitati a ripartire, a riprendere la strada, a fare i conti con la cronaca, la politica, i fatti e i misfatti di questa

epoca: ma con il cuore saldamente ancorato alla Croce di Cristo, consci di due millenni di autentica civiltà cristiana, che, nonostante le fatiche e le miserie della nostra umanità, ancora ha in serbo tante “sorprese”.

Stat crux, dum volvitur orbis. E noi vogliamo, come i giovani di Tor Vergata, in quel lontano agosto del 2000, cantare ancora: “… sotto la stessa luce, sotto la sua Croce…, a una sola voce.

Cantare e proclamare il solo nome che salva, l’unico Salvatore del mondo, della storia e della nostra stessa vita: L’Emmanuele, il Dio cono noi, il Dio per

noi, Cristo Gesù.

In nessun altro vi è salvezza.

 

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