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SPRAZZI DI CIELO NELLA NOSTRA VITA

Quando la "fragilità" diventa amore

di Diletta Lago

Abbracciando la vita, soprattutto accogliendo le persone più vulnerabili, ci si rende conto che siamo noi a ricevere l’aiuto più grande. Impariamo che neppure noi siamo autosufficienti e che senza l’aiuto di Dio non andiamo da nessuna parte.

Grazie a loro ci rendiamo conto della bellezza di ogni cosa; con la loro gioia ci danno speranza e ci aiutano a prenderci un po’ meno sul serio…

Il Vangelo dice: “Perché chiunque voglia salvare la propria vita la perderà, mentre chi perderà la propria vita per causa mia la salverà” (Mc, 8, 35-36).

Se c’è una cosa che ho imparato in questi anni è che queste parole sono vere. Quante persone, tra quelle che conosco, infatti, vivono una vita apparentemente “perfetta”, facendo quello che vogliono ed obbedendo ai loro desideri, ma in realtà non sono felici!

Corrono sempre dietro a qualcosa di diverso (che non sanno nemmeno loro cosa sia), non sono mai soddisfatti, fanno di tutto per realizzarsi, sono sempre alla ricerca di “nuove emozioni”, ma non hanno niente che li riempia davvero…

E, dall’altra parte, quante persone vivono croci e (apparenti) difficoltà che non hanno scelto loro, ma che hanno dato alle loro vite una pienezza inimmaginabile!

Sono uomini e donne “comuni”, che però, nell’accogliere quello che Dio ha messo loro davanti (e che di sicuro non sospettavano neanche lontanamente), hanno trovato una pienezza inaspettata. È il caso dei genitori di una mia amica.

 

PRENDERE O LASCIARE, “A SCATOLA CHIUSA”

Non riuscendo ad avere figli, avevano fatto domanda di adozione. Un pomeriggio, dopo parecchio tempo, ricevono una telefonata dall’ospedale vicino.

“Buongiorno. Pochi giorni fa qui è nata una bambina, e la mamma l’ha abbandonata dopo il parto. Ha sicuramente alcune disabilità, ma non siamo in grado di prevedere quali e quante… Ad esempio, non possiamo ancora sapere con certezza se camminerà e parlerà. Voi risultate in lista per le adozioni… Sareste interessati ad adottarla?” Hanno lasciato loro due ore per decidere. Prendere o lasciare, a scatola chiusa. E loro hanno scelto di accogliere. Anche se non avevano certezze, anche se non sapevano di quanto la loro vita sarebbe cambiata. E, guardandoli ora, non credo proprio che abbiano rimpianti.

 

FONTE CONTINUA DI GIOIA E DI ALLEGRIA

Dopo ventitré anni, la bambina è diventata una donna; parla, cammina, sa scrivere, disegnare e cantare. Certo, le difficoltà non mancano, ma è per i genitori una fonte di gioia e allegria in ogni circostanza. Gioisce per le cose più semplici (come una partita a nascondino o una passeggiata in paese), richiamando anche loro alla bellezza di tutte quelle piccole cose che da soli non sarebbero stati in grado di cogliere.

Con le sue difficoltà e la sua necessità di appoggiarsi a loro in molte cose pratiche, li fa sentire necessari e amati. Perché alla fine possiamo dire quello che vogliamo, ma nessuno si sente realizzato senza sentirsi pienamente amato e necessario per qualcuno.

Solo così possiamo dire che la nostra vita ha un senso. E davvero, abbracciando la vita, soprattutto nelle sue forme più fragili, ci si rende conto che in fin dei conti siamo noi quelli che ricevono l’aiuto più grande. Questo l’ho sperimentato in prima persona grazie ad Angelika.

 

LA MIA AMICA ANGELIKA

Ci conosciamo da quando eravamo all’asilo, e si può dire che siamo cresciute insieme. Siamo state nella stessa classe, dalle Elementari alle Superiori, e abbiamo condiviso anche un sacco di altre esperienze: uscite con le amiche, gite, ritrovi in casa…

La nostra è un’amicizia particolare perché lei, avendo perso ossigeno alla nascita, non parla. Ma vi posso assicurare che si fa capire, eccome! Tramite gesti, sguardi ed alcune paroline che sa pronunciare, ma soprattutto con il suo sorriso e con la sua allegria.

In questo caso, molti potranno pensare che io stia facendo un’opera di “assistenza” o di carità, ma posso garantire che non è così: non sono io ad aiutare lei, ma viceversa! Perché lei è sempre contenta, sempre allegra, ha sempre voglia di ballare, è felice per ogni cosa… È in grado di mettere allegria in qualunque ambiente in cui vada (chiedetelo a chi l’ha conosciuta!).

 

TUTTO DIVENTA SPECIALE…

Così facendo, mi aiuta ad essere più spensierata, a farmi meno problemi e a lasciar perdere le mille ansie e lamentele che di solito ho per ogni cosa, a guardare con gratitudine le piccole cose di ogni giorno. Con lei, la cosa più banale diventa speciale; un viaggio in macchina, una canzone o il preparare dei biscotti diventano occasioni per divertirsi e ridere…

Lo può testimoniare chiunque la abbia conosciuta: le nostre amiche, i professori del liceo, le suore che vengono a fare gli incontri in Veneto…

Sinceramente, penso che senza di lei la mia vita non sarebbe la stessa… sarebbe “meno piena”. E credo che sia così per tutte quelle persone che in qualche modo si prendono cura di chi è “più fragile” …

 

UN CAMPIONE EUROPEO E UN “INFLUENCER” …

Ho raccontato queste due situazioni, ma potrei continuare, elencando un sacco di altri conoscenti che, in modo più o meno improvviso, si sono trovati in situazioni simili, hanno scelto di accogliere ciò che Dio gli metteva davanti (lasciando a volte progetti e certezze) … ed ora non si sognerebbero mai di barattare la loro vita con quella che prima progettavano!

Per fare solo un altro esempio, due amici di famiglia hanno avuto un figlio con la sindrome di Down. Sicuramente all’inizio la notizia li ha spiazzati, e forse un po’ spaventati (quali prospettive avrebbe avuto nella vita? A quante cose avrebbero dovuto rinunciare? Quanto della loro vita non sarebbe stato più come prima?) ma l’hanno accolto con amore, senza “se” e senza “ma” … e si sono ritrovati a fare da manager ad un figlio campione italiano ed europeo di atletica leggera, a pubblicare due libri e ad essere seguiti da un numeroso “fan club”!

 

LO STUPORE PER LA GRANDEZZA DI DIO

Sicuramente anche per loro non sono mancate difficoltà, rinunce e sofferenze, ma quello che hanno ricevuto è infinitamente più grande. Guardando a storie come queste, ed alla grandezza e bellezza che Dio ci dona attraverso vite che per il mondo sono inferiori (se non addirittura inutili), non possiamo che stupirci. E ringraziare.

Perché nessuno dei protagonisti di queste storie ha meritato nulla, semplicemente abbiamo ricevuto dei grandi doni, degli “sprazzi di cielo” nelle nostre vite.

Con il loro bisogno di aiuto ci ricordano che neppure noi siamo autosufficienti (e che senza l’aiuto di Dio non andiamo da nessuna parte); con la loro semplicità ci fanno rendere conto della bellezza di ogni cosa; con la loro gioia ci danno speranza e ci aiutano a prenderci un po’ meno sul serio… Ci fanno sentire il Cielo più vicino, a portata di mano. Per questo, non li dobbiamo abbandonare, ma accogliere con amore. Ne varrà la pena.

 

(tratto dalla Rivista “Maria di Fatima”. Settembre-ottobre 2025)

 

 Didascalia della Foto: Diletta e Angelika, amiche da sempre

 

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