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ATTESA E DESIDERIO

di p. Andrea Mistrorigo icms

Che cosa è il desiderio? Il desiderio è la forza con cui il cuore tende all’oggetto amato: più il cuore ama e più la forza del desiderio lo rende capace di vincere ripugnanze e ostacoli, che si frappongono al possesso dell’oggetto a cui tende.

Così è per il cuore che ama Gesù. Il desiderio di possedere Gesù, quanto più vivo e penetrante si fa nell’anima, tanto più la concentra tutta verso l’incontro con Lui e il possesso di Lui. L’attesa di questo incontro si fa dolce e penosa al tempo stesso: dolce, perché nel protrarsi il desiderio offre all’anima come una pregustazione anticipata dell’incontro; penosa, perché questo “incentivo anticipato” – che l’attesa offre all’anima – anziché appagarne il desiderio lo accende ancora di più e lo fa penare.

Di questo tenore dovette essere l’attesa di Maria Santissima nel tempo della sua gravidanza. Concepito Gesù, Ella racchiudeva nel seno verginale il Dolce Verbo e più ancora lo custodiva con la fede nell’intimo del suo Cuore. Ma è proprio della fede e dell’amore il desiderio di vedere. La Madonna, per la sua fede viva e il suo amore ardente, era accesa da un grande desiderio: quello di vedere e adorare le carni divine del Bambino che portava in sé.

Via via che si prolungava l’attesa, più vivo e penetrante in Lei si accendeva questo desiderio, tanto forte da farle quasi dimenticare le gravose pene associate al parto imminente: il disagio del lungo viaggio, le porte chiuse di un ricovero dignitoso, la fredda e squallida grotta di Betlemme… Fatica, umiliazioni, disagi: tutto viene addolcito e reso sopportabile quando la forza del desiderio fissa l’anima nel bene e la trascina innanzi, verso l’oggetto amato.

Il parto della Madonna non fu parto di dolore, ma estasi di luce. Fu talmente grande il desiderio di incontrare e abbracciare il Bambino, racchiuso in Lei, che questo frutto benedetto fu tratto sì a forza dal suo grembo, ma dalla forza dell’amore, che non usa violenza ma soavità e dolcezza. Così, come lo Spirito Santo depose il Verbo nel grembo della Vergine con ineffabile amore, ugualmente lo trasse senza ferire, per consegnarLo alle braccia della Madre.

La Madonna forse pianse, perché quando il desiderio per la lunga attesa si protende al massimo, pienamente appagato, si estingue nell’unione con la cosa amata, lasciando una gioia così intima e pacifica da sciogliere il cuore in lacrime di gratitudine, lode ed esultanza. È la gioia di ogni mamma, nel vedere per la prima volta il bimbo nato da lei.

Leggiamo nel Vangelo che Gesù pianse su Gerusalemme, perché non riconobbe il tempo in cui fu da Lui visitata… (cfr. Lc 19,44). Anche oggi Gesù piange su tanti cristiani, il cui cuore non ha né desiderio né attesa di Lui, a differenza della Madonna e dei Santi. Pensiamo a San Pio da Pietrelcina, che iniziava la preparazione alla Messa fin dalle prime luci del mattino e il suo cuore era preso da tormento, da ansia continua per l’approssimarsi del momento di unirsi con Gesù nell’Eucarestia… (cfr. Padre Pio da Pietrelcina, Alessandro da Ripabottoni, VI edizione). Questo fatto ci spinge a esaminare come ci stiamo preparando al rinnovato incontro tra l’anima nostra e Gesù in questo santo Natale. Si volge, di tanto in tanto, il mio cuore alla Sua presenza? Mi riservo un tempo di più prolungata preghiera alla Madre Sua? Mi trattengo dinanzi a Lui, presente nel tabernacolo, in chiesa? Ricordiamo che più avremo dilatato il cuore nell’attesa di Gesù e più Lui, in quella santa Comunione, la notte di Natale, gioirà di poter donare maggiormente! Regaliamo a Gesù la gioia di poter donare e asciughiamoGli le lacrime: il pianto amaro di Colui che si vede ignorato, causa la corsa di molti al “natale” pagano.

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