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COME ACCOGLIERE GESU’ NEL PROPRIO CUORE

di Sor. Camilla Pusterla

“Il Signore non sta nel tabernacolo per sé, ma per noi, poiché ama stare vicino ai figli degli uomini e inoltre sa che abbiamo bisogno della sua presenza”. (Edith Stein)

In tutti i tabernacoli del mondo, “nascosto” sotto la parvenza di semplice Pane, Gesù è continuamente presente con un unico desiderio: incontrarsi con noi, lasciarsi mangiare da noi, venire dentro il nostro cuore e, così, instaurare con ogni uomo un legame di intima e profonda amicizia.

La fede ci spinge oltre ciò che i nostri occhi vedono: nella candida Ostia è realmente presente Gesù in Corpo, Sangue, Anima e Divinità. Egli è una presenza viva, tanto che quando Lo incontriamo e Lo accogliamo dentro di noi, possiamo riconoscerLo ed esclamare come i discepoli di Emmaus: “Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi?” (Lc24,32).  San Giovanni Paolo II ci ricorda che “Gesù ci aspetta in questo Sacramento dell’Amore”; Lui, il Re dei re, il Creatore e Salvatore, desidera dimorare in noi. Come Egli scelse un’umile stalla ed una mangiatoia per sua culla quando venne nel mondo, così ora continua a scegliere i nostri miseri cuori come Sua dimora. Dunque è importante preparare il nostro cuore prima di accoglierLo, così come si fa ordine in casa quando si attendono ospiti. La Chiesa ci insegna che ci sono tre condizioni per fare una buona Comunione, cioè per accogliere bene Gesù Eucaristia nel nostro cuore. Esse sono:

- essere in grazia di Dio;

- sapere e pensare Chi si va a ricevere;

- digiuno di almeno un’ora.

Quando ci accostiamo a ricevere l’Eucaristia, dobbiamo tenere a mente che Colui a cui stiamo andando incontro è veramente Gesù: e, perciò, la compostezza del corpo aiuta a un miglior raccoglimento dell’anima. Santa Teresa di Gesù Bambino, sapendo che Colui che stava per ricevere nella Santa Comunione era il suo Gesù, era solita affidarsi alla Madonna, chiedendole di venire ad adornare il suo cuore con fiori profumati, per trasformarlo in una culla d’amore. Anche San Luigi M. Grignion da Montfort raccomandava di chiamare in noi la Vergine Maria prima di ricevere Gesù nell’Eucarestia: “Lo darai alla Madre sua che lo riceverà amorosamente, l’adorerà, lo abbraccerà strettamente e gli renderà, in spirito e verità, molti servizi che sono sconosciuti nelle nostre tenebre fitte”.

Proprio perché è Dio che riceviamo, occorre essere in grazia di Dio. Ma questo che cosa significa? L’anima è in grazia di Dio quando non ha commesso alcun peccato mortale che non sia stato confessato. I peccati, infatti, possono essere di due tipi: mortali e veniali. Si pecca mortalmente quando vi è materia grave (cioè l’azione va contro uno dei dieci comandamenti in maniera grave), piena avvertenza (cioè si è consapevoli che ciò che si sta facendo è male) e deliberato consenso (ovvero: si vuole peccare). Se manca anche solo una di queste tre caratteristiche, il peccato non è mortale, ma veniale. Il peccato mortale ci svuota della grazia di Dio, poiché, peccando mortalmente, noi scegliamo liberamente di allontanarci da Dio. Ma, meno male che il Buon Dio, che conosce la nostra debolezza e ci ama immensamente, ci ha fatto il grande dono della Confessione! Con questo sacramento la nostra anima si riconcilia con Dio e Lui ritorna in noi con la Sua grazia. Dunque, per accogliere degnamente Gesù Eucaristia dobbiamo essere in grazia di Dio. Qualora avessimo sulla coscienza qualche peccato veniale, non occorre necessariamente confessarsi prima di comunicarci, seppur sia buona cosa confessarsi spesso, proprio per vivere sempre più pienamente il nostro rapporto d’amore con Dio, da cui proviene la vera gioia e pace del cuore.

Infine, la terza condizione per fare una buona Comunione consiste nell’essere a digiuno da almeno un’ora: il che significa non assumere nulla un’ora prima della Comunione, eccetto acqua e medicine.

Ed ecco che, quando ci accostiamo a Gesù Eucarestia e Lo riceviamo dentro di noi, diveniamo una cosa sola con Lui… cibandoci di Gesù, veniamo trasformati in Lui! Santa Teresa di Gesù Bambino descrive così la sua Prima Comunione: “Quel giorno non ci fu più uno sguardo, ma una fusione: essi (Gesù e Teresina) non erano più due, Teresa era scomparsa, come la goccia d’acqua che si perde nell’oceano. Rimaneva solo Gesù, Egli era il padrone, il Re”.

Ricevendo Gesù nella Santa Comunione, veniamo assorbiti in Lui ed Egli si compiace di coloro che si intrattengono con Lui e Gli dedicano almeno qualche minuto di ringraziamento. Gesù rimane nel nostro cuore come Medico, per guarirci da tutte le nostre paure e infermità; come Amico, per ascoltarci e consigliarci; come Fuoco che brucia e consuma le nostre miserie e i nostri peccati veniali; come Padre, per guidarci e incoraggiarci sulla via della carità.

Uniti intimamente a Cristo e trasformati in Lui, la Sua Carne diventa la nostra carne, i Suoi sentimenti diventano i nostri, il Suo Sacratissimo Cuore viene a palpitare in noi; tanto che possiamo ripetere, come San Paolo: “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me” (Gal 2,20).

 

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