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COME NASCE LA MESSA GREGORIANA

Sacrificio della S. Messa: la carità più grande per i nostri defunti

Il Concilio di Trento proclama, esplicitamente, che “le anime del Purgatorio sono sollevate dai suffragi dei fedeli, ma soprattutto dal prezioso sacrificio dell’altare”. Far celebrare la S. Messa per i cristiani defunti fa in modo che essi siano sollevati dai tormenti e farà abbreviare le loro pene; inoltre, a ogni celebrazione eucaristica più anime escono dal Purgatorio.

Con la S. Messa, il sacerdote e i fedeli chiedono e ottengono da Dio la grazia per le anime del Purgatorio e non solo, perché il beneficio va sia all’anima per la quale la Messa è celebrata, ma del suo frutto ne gode la Chiesa intera.

Al Papa S. Gregorio Magno (540-604) si deve l’introduzione della pia pratica delle trenta Messe continue, dette, appunto, Gregoriane. Come nascono? A seguito di un episodio avvenuto proprio nel suo Monastero di S. Andrea, sul Celio, a Roma. Egli era Abate del Monastero e narra questo fatto nei suoi ‘dialoghi’.

Un monaco gravemente ammalato, di nome Giusto, confidò al fratello Copioso di aver tenute nascoste tre monete d’oro. Copioso avvertì Gregorio dell’accaduto e questi prese seri provvedimenti contro di lui perché, peccando contro il voto di povertà, aveva violato la Regola del Convento, che stabilisce la comunione tra i monaci. Da quel momento Giusto fu abbandonato da tutti, senza cure, né conforto. Nell’abbandono e nella sofferenza dell’agonia, il monaco si pentì del suo peccato, morendo, però, nella tristezza. Il suo corpo fu seppellito fuori dal cimitero comune, in una fossa, con le sue 3 monete d’oro, causa della sua perdizione.

Gregorio ebbe, però, uno scrupolo.

Ecco la sua narrazione precisa: “Erano ormai passati trenta giorni dalla morte di Giusto e io cominciai ad avere compassione di lui (..) e mi chiedevo se vi fosse qualche mezzo per liberarlo. Allora, chiamato il priore del nostro monastero, Prezioso, accorato gli dissi: "Da tanto tempo, ormai, quel nostro fratello morto è nel tormento del fuoco. Gli dobbiamo un atto di carità". (..) "Va’, dunque, e da oggi, per trenta giorni consecutivi, abbi cura di offrire per lui il Santo Sacrificio" (Dialoghi IV, 57, 14)”. 

Dopo i trenta giorni, il monaco Giusto apparì al fratello Copioso. Disse di essere finalmente alla presenza di Dio, dopo aver tanto penato in Purgatorio, per le sue colpe. Papa Gregorio Magno scrisse: “Essendo la mia mente impegnata in altre questioni, non ho fatto attenzione ai giorni che passavano. Una sera, il Monaco defunto apparve al fratello Copioso, che, vedendolo, gli domandò del suo stato, dicendo: “Cosa c’è, fratello? Come stai?”, al che questi rispose: “Finora sono stato in una situazione spiacevole, ma ora sto bene, perché oggi ho ricevuto la comunione (con Dio)”. Commenta S. Gregorio: “Concordando simultaneamente visione e sacrificio, apparve con chiarezza che il fratello, che era morto, scampò al supplizio grazie all’Ostia salutare”.

Come risultava dal conteggio delle Sante Messe, il Monaco Giusto era apparso proprio dopo 30 celebrazioni consecutive.

L’autorevolezza di San Gregorio Magno Papa, grande dottore della Chiesa, ha permesso ben presto la diffusione di tale pratica nei Monasteri e anche presso il popolo cristiano, con il nome di Messe gregoriane.

 

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