Pillole di SpiritualiTà
Chi guarda Maria, chi cerca di imitarla, cammina speditamente nella via della santità. (San Luigi Grignion de Montfort)
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di Sr. Rita Colombo icms
L’Epifania è una solennità amata da tutti, specialmente dai bambini, non solo per le tradizioni che il mondo propone, ma anche per i tanti segni che la accompagnano. I Magi, i cammelli, i doni e tutto il mistero che sembrano comunicare, stimolano la fantasia e danno un non so che di pittoresco e attraente, che prende forma nella comparsa di questi nuovi personaggi nei nostri presepi.
Se li osserviamo con un po’ di attenzione, vediamo lo sfarzo dei loro vestiti, la preziosità di quanto presentano al Re dei re – che, invece, si presenta povero, indifeso, inerme -, ma anche il loro atteggiamento: sono inginocchiati, in adorazione di Colui per il quale hanno lasciato le loro terre e le loro sicurezze. Una scena a cui ci siamo ormai abituati, ma che nasconde un messaggio non scontato e insegnamenti profondi per la nostra vita e per il nostro cammino spirituale.
Epifania significa “manifestazione”: il Signore si manifesta a tutte le nazioni, rappresentate da questi Magi venuti dall’oriente, la sua missione redentrice si estende a tutti i popoli della terra. Di loro sappiamo poco: uomini colti, molto probabilmente appartenenti ad una casta di studiosi dei fenomeni celesti, provenienti dall’Oriente. Individuata una stella di straordinario fulgore, lasciano le loro case alla ricerca del Re dei Giudei. Tutto il resto (numero, nomi, natura della stella, strada percorsa, tempo dell’arrivo) non è specificato da nessuna fonte; solo la tradizione parla di tre persone e di nomi loro attribuiti.
Capiamo allora che non sono tanto i particolari che li riguardano su cui dobbiamo soffermarci, quanto ciò che la loro vita ci insegna. I “sapienti d’Oriente” ci esortano a penetrare la storia e cogliere il valore di alcuni atteggiamenti. Ne consideriamo tre:
CERCARE. Anzitutto non temono di porsi domande, ascoltano la nostalgia di infinito che il loro cuore contiene e si mettono alla ricerca. Non hanno paura di lasciare la loro terra, le loro tranquillità e ci insegnano a uscire dalle nostre sicurezze e dalle nostre abitudini per lasciarci mettere in gioco dai segni di Dio, interrogandoci con sincerità su quello che Lui vuole da noi. Se non avessero fatto così, i magi non avrebbero incontrato il Signore.
Dobbiamo imparare ad ascoltare, coltivare e seguire il desiderio di bene e di crescita che Dio ci dona. “Poiché sono i desideri ad allargare il nostro sguardo e a spingere la vita oltre: oltre le barriere dell’abitudine, oltre una vita appiattita sul consumo, oltre una fede ripetitiva e stanca, oltre la paura di mettersi in gioco, di impegnarsi per gli altri e per il bene”.(Papa Francesco. Omelia 6 gennaio 2022)
“Ciò che nella grande prospettiva della fede è una stella di speranza, nella prospettiva della vita quotidiana è, in un primo momento, solo causa di disturbo, motivo di preoccupazione e di paura. In effetti: Dio disturba la nostra comoda quotidianità” (Benedetto XVI. L’infanzia di Gesù). Cerchiamo sempre la verità, ricordandoci che la ricerca è qualcosa di esigente e rischioso, che non si lascia confondere o convincere quando incontra ciò che noi preferiamo, ciò che corrisponde ai nostri giudizi, alle nostre idee, alle nostre visioni. Occorre rimanere aperti alle sorprese di Dio.
CAMMINARE. Poi si muovono, cominciano il cammino, non temono di rischiare. “Il loro pellegrinaggio esteriore era espressione del loro essere interiormente in cammino, dell’interiore pellegrinaggio del loro cuore” (Benedetto XVI. Omelia 6 gennaio 2013)
Il cammino va fatto in continuo dialogo con il Signore, che guida i nostri passi e ispira le nostre scelte. Richiede perseveranza e gradualità. Ogni viaggio implica una crescita, un cambiamento, è esperienza che trasforma e matura, rafforzando la volontà e accrescendo le conoscenze. E tutto passa attraverso errori, difficoltà, che servono a farci consapevoli che solo il Signore può essere la nostra meta, e che riconoscerlo comporta fede e umiltà, imparare a cogliere la sua presenza dentro la nostra storia.
Impariamo dai Magi a lasciarci istruire dal cammino della vita, segnato da inevitabili ostacoli e difficoltà. Ricordiamoci che i Magi si muovono addirittura nella notte, quando le cose non sono chiare, e il cammino può anche essere pericoloso: eppure è l’unico modo per seguire la stella! È questo coraggio, questa fiducia, questo seguire il desiderio che c’è in noi che ci fa provare gioia, perché ci fa sentire vivi.
ADORARE. Arrivando alla grotta, sostano in silenzio in adorazione. Impariamo a lasciarci stupire dalle manifestazioni non previste dell’amore di Dio, senza avere paura di lasciarci amare.
“Adorare il Signore non è facile, non è un fatto immediato: esige una certa maturità spirituale, essendo il punto d’arrivo di un cammino interiore, a volte lungo. Non è spontaneo in noi l’atteggiamento di adorare Dio” (Papa Francesco. Omelia 6 gennaio 2021)
Vedono un bambino, adagiato in una mangiatoia, eppure sono in grado di riconoscerlo come Re, sanno vedere al di là dell’apparenza, e, prostrandosi, esprimono un’adorazione anzitutto interiore. Aprendo gli scrigni portati in dono, uniscono l’offerta dei loro cuori.
“Questo vedere che trascende il visibile, fa sì che noi adoriamo il Signore spesso nascosto in situazioni semplici, in persone umili e marginali” (Papa Francesco. Omelia 6 gennaio 2021)
Lasciamoci interrogare dalla solennità di oggi. La nostra vita, il nostro agire, le nostre scelte, sanno suscitare negli altri il desiderio di cercare il Signore? Di adorarlo?
Proponiamoci di diventare simili alla stella dei Magi, per mostrare anche agli altri il cammino che conduce fino a Dio.
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