Pillole di SpiritualiTà
Comprendi per credere, e credi per comprendere. Comprendi la mia parola, affinché tu possa credere; credi alla parola di Dio per poterla comprendere. (Sant'Agostino)
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Responsum della Congregazione per la Dottrina della Fede ad un dubium - del 15 marzo 2021
di Enzo Vitale
Un vecchio adagio recita: A domanda, rispondo! Ed è questa la prassi da secoli usata dalla Congregazione per la Dottrina della Fede (ex Sant’Uffizio) usata per dare risposta a domande precise.
La questione posta è assai discussa da un pochino di tempo ed ha creato non poca confusione negli animi dei fedeli a causa della eccessiva facilità con cui, alcuni pastori d’anime, hanno dato spazio a tale sacramentale (ricordiamo che la benedizione è un sacramentale!).
La domanda posta alla Congregazione è:
«La Chiesa dispone del potere di impartire la benedizione a unioni di persone dello stesso sesso?»
La risposta, molto chiaramente, è no!
Innanzitutto, citando la Sacrosantum Concilium e il Catechismo della Chiesa Cattolica, la nota spiega che i sacramentali sono «segni sacri per mezzo dei quali, con una certa imitazione dei sacramenti, sono significati e, per impetrazione della Chiesa, vengono ottenuti effetti soprattutto spirituali. Per mezzo di essi gli uomini vengono disposti a ricevere l’effetto principale dei sacramenti e vengono santificate le varie situazioni della vita» (Concilio Vaticano II, Sacrosantum Concilium, 60) e che «non conferiscono la grazia dello Spirito Santo alla maniera dei sacramenti; però mediante la preghiera della Chiesa preparano a ricevere la grazia e dispongono a cooperare con essa» (Catechismo della Chiesa Cattolica, 1670).
Degna di nota anche la precisazione fatta dal capo del Dicastero Vaticano, Mons Luis F. Card. Ladaria che afferma come «per essere coerenti con la natura dei sacramentali, quando si invoca una benedizione su alcune relazioni umane occorre – oltre alla retta intenzione di coloro che ne partecipano – che ciò che viene benedetto sia oggettivamente e positivamente ordinato a ricevere e ad esprimere la grazia, in funzione dei disegni di Dio iscritti nella Creazione e pienamente rivelati da Cristo Signore. Sono quindi compatibili con l’essenza della benedizione impartita dalla Chiesa solo quelle realtà che sono di per sé ordinate a servire quei disegni».
La domanda che la “gente comune” si pone, a questo punto, sarà: perché non impartire una benedizione ad una coppia costituita da persone dello stesso sesso che ha i caratteri della stabilità?
Risposta: «la benedizione delle unioni omosessuali non può essere considerata lecita, in quanto costituirebbe in certo qual modo una imitazione o un rimando di analogia con la benedizione nuziale, invocata sull’uomo e la donna che si uniscono nel sacramento del Matrimonio». Ed è opportuno far notare che «non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppur remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia».
Il documento all’interno di una nota (7), ricorda come «la benedizione nuziale, infatti, rimanda al racconto della Creazione, nel quale la benedizione di Dio sull’uomo e sulla donna è in relazione alla loro unione feconda (cfr. Gen 1, 28) e alla loro complementarietà (cfr. Gen 2, 18-24)».
Certi anche della possibilità di essere accusati di una qualche forma di discriminazione di tipo omofobica, la nota precisa che:
In ultimo, si fa anche notare come «la benedizione manifesterebbe l’intenzione non di affidare alla protezione e all’aiuto di Dio alcune singole persone, nel senso di cui sopra, ma di approvare e incoraggiare una scelta ed una prassi di vita che non possono essere riconosciute come oggettivamente ordinate ai disegni rivelati di Dio».
V DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - 09 febbraio 2025 - ANNO C -
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