Pillole di SpiritualiTà
Volete dire le lodi a Dio? Siate voi stessi quella lode che si deve dire, e sarete la sua lode, se vivrete bene. (Sant'Agostino)
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di Stefano Battezzati
La radice del peccato è nel cuore dell’uomo, nella sua libera volontà, secondo quel che insegna il Signore. Infatti l’evangelista Matteo scrive:
«Dal cuore, infatti, provengono i propositi malvagi, gli omicidi, gli adultèri, le prostituzioni, i furti, le false testimonianze, le bestemmie. Queste sono le cose che rendono immondo l’uomo, ..» (Mt 15,19-20).
Ora, quindi, dopo il Suo SI, i peccati dell’umanità, le loro radici, le loro essenze, sono nel cuore di Gesù.E Lui li vuole vincere, li vuole trasformare: quindi li tiene dentro di sé per annientarli, e ciò attraverso la loro espiazione.
Infatti nella prima lettera di Pietro (2,24) si legge: “egli ha portato i nostri peccati nel suo corpo, sul legno della croce, affinché, morti al peccato, vivessimo per la giustizia, e mediante le sue piaghe siete stati guariti.” Infatti, sulla croce, al termine dei suoi patimenti e, quindi, delle espiazioni, ecco che tutti i peccati si smembrano, si rompono.Infatti, come analizzeremo in seguito, il sangue (cioè le essenze dei peccati), depositatosi nel pericardio, decanta: si trasforma in sangue ed acqua!
Analizziamo ora i sette peccati capitali e le sofferenze che Gesù ha patito per espiarli.
I peccati capitali si chiamano così proprio perché sono “a capo” cioè sono l’origine di tutti i peccati: espiando e quindi riscattando i peccati capitali, Gesù espia e riscatta TUTTI i peccati!
Dopo aver letto il capitolo 19 dell’evangelista Giovanni, in questo percorso ci facciamo aiutare:
Ho ipotizzato dei collegamenti, degli abbinamenti tra ogni singolo peccato capitale e precise piaghe e patimenti.
Mi rendo conto che sono delle considerazioni prettamente personali, che ciascun lettore può condividere in tutto, in parte o per niente, anche perché ritengo che in ogni patimento ci sia un pezzetto, più o meno grande, di ogni peccato: i lettori, infatti, meditando sulla Passione di Gesù, potranno scoprire molti altri abbinamenti.
GOLA O SETE
Iniziamo dal peccato di gola, o intemperanza, o ingordigia, vale a dire col desiderio irrefrenabile d’appagamento del corpo con qualcosa di materiale che provoca compiacimento, come il cibo, l’alcool, il fumo.
Si contrappone alla temperanza, che è la virtù della pratica della moderazione nel soddisfare i bisogni, i desideri naturali, le passioni ed i piaceri.
Perché iniziamo con questo che, tra l’altro, è quello per il riscatto del quale dalla Sacra Sindone non si evince direttamente alcuna sofferenza? (ma c’è, eccome!)
Perché, secondo Evagrio Pontico, è, per così dire, la chiave, il principio di tutte le passioni: se saprai vincere l’ingordigia, allora saprai vincere anche le altre passioni!
Scrive Pontico:
"Principio del frutto è il fiore e principio della vita pratica la temperanza; colui che domina il ventre, fa diminuire le passioni, ma colui che si lascia vincere dai cibi, aumenta i piaceri. Prima delle passioni è l’ingordigia. …
Il desiderio di cibo ha generato la disobbedienza, e il dolce gustare ha scacciato dal paradiso. La varietà di cibi diletta la gola, ma nutre l’insonne verme della sfrenatezza. Un ventre vuoto prepara a vegliare in preghiera, ma quello sazio conduce al sonno profondo. … La preghiera del digiunante è un figlio d’aquila che vola in alto, ma la preghiera del crapulone, appesantita dalla sazietà, lo spinge in basso; la mente del digiunatore è una stella splendente in una notte serena, la mente del crapulone, invece, si nasconde nella notte scura; la nebbia occulta i raggi del sole e la digestione di cibi grassi ottenebra la mente.
Uno specchio che è stato insudiciato non mostra distintamente la forma che vi si riflette, e l’intelletto offuscato dalla sazietà non accoglie in sé la conoscenza di Dio. Una terra lasciata incolta produce spine, e la mente dell’ingordo fa germogliare pensieri vergognosi. Non si possono trovare profumi nel fango, né, nell’ingordo, il buon odore della contemplazione. L’occhio dell’ingordo cerca in giro banchetti; ma l’occhio del temperante le riunioni dei saggi. L’anima dell’ingordo enumera le memorie dei martiri, ma quella del temperante imita le loro vite. Il soldato vile trema al suono della tromba che annuncia la guerra, e il goloso quando si proclama un digiuno. …
Cavallo ben domato è un corpo bisognoso, e non disarcionerà il cavaliere; quello, stretto dalla briglia, si sottomette ed obbedisce alla mano dell’auriga (il cavaliere), così come il corpo che viene domato dalla fame e dalla veglia, non recalcitra al pensiero che lo guida, e non nitrisce, mosso dall’impeto passionale."
La considerazione che ne scaturisce appare la seguente: ma allora Gesù, prima di iniziare il suo cammino di vita pubblica ha digiunato per 40 giorni nel deserto proprio per dominare il ventre e quindi tutte le passioni e accrescere la virtù della temperanza? E la prima tentazione con la quale il demonio si rivolge a Gesù non è forse la soddisfazione della gola mediante la trasformazione delle pietre in pane (Mt 4, 3)?
Sapete o no che si pecca di gola quando si mangia e si beve più del necessario, alzandosi da tavola appesantiti ed aggravati? E si pecca di gola anche quando si dà troppa importanza alla qualità del cibo, facendone persino una delle principali preoccupazioni? E si pecca di gola anche quando si dedica al cibo eccessiva ricercatezza e dispendiosità, mai contenti di ciò che viene preparato?
Ormai non ce ne accorgiamo più di questo peccato, e ci dimentichiamo degli effetti negativi (ben evidenziati da Evagrio Pontico) e che non sono certo pochi, primo fra tutti la sconfitta di noi stessi che veniamo sopraffatti da questo peccato! Eh sì, non siamo più in grado di comandarci!
Impariamo la virtù della temperanza e il nostro corpo, più sano, obbedirà alla nostra buona volontà! Basta volerlo, imporsi: è più forte lui o sono più forte io? Saremo allora padroni di noi stessi, e sapremo pregare meglio, avere un rapporto più intimo con Dio: prendiamo esempio da Santi nei quali la virtù della temperanza è il comune denominatore! Insegniamola anche ai bambini, fin dall’infanzia, attraverso i famosi “fioretti”: oggi ci appaiono “ridicoli” ma sono assolutamente preziosi per una corretta educazione, per imparare a dire di NO alle seduzioni.
ESPIAZIONE
È facile abbinare al peccato capitale dell’ingordigia, quale sofferenza che Gesù ha patito per espiarlo, quello della sete, che corrisponde alla massima privazione di quello di cui un uomo necessita. Infatti, la cosa principale per vivere è proprio l’acqua. L’ingordigia è un peccato che, come la sete, cresce sempre di più.
Analizziamo ora cosa dice la medicina a proposito della disidratazione, disidratazione patita da Gesù (che non risulta abbia mai bevuto dopo la sua cattura) sia per la cospicua perdita di sangue durante l’agonia nell’orto degli ulivi e durante la flagellazione, sia dal sudore causato dalla tensione e dagli sforzi nel portare il patibulum sul Calvario. Cosa succede con la disidratazione?
Il primo sintomo della disidratazione è la secchezza della bocca, quindi sia la pelle che le mucose diventano secche e asciutte, soprattutto le mucose dell’occhio che sono fra le prime a risentire della mancanza d’acqua. In un corpo disidratato il meccanismo della sudorazio- ne viene bloccato, in modo da risparmiare la poca acqua rimasta nell’organismo. La mancata secrezione di sudore causa un notevole surriscaldamento organico, con ripercussioni negative sul centro termoregolatorio ipotalamico.
Si riduce la volemia (il volume del sangue che circola), per cui il sangue circola meno
bene nei vasi, con la conseguenza che il cuore si affatica maggiormente per farlo circolare.
Le conseguenze sono quindi: senso di affaticamento, mal di testa, crampi muscolari, arrossamento della cute, apatia, intolleranza al calore e, più in generale, la sofferenza di tutti i tessuti organici. Compare anche la tendinite. Infatti, una delle parti del corpo che risente molto della mancanza di liquidi, è il liquido sinoviale, cioè quel liquido lubrificante presente nelle guaine dove scorrono i tendini:
se i tendini scorrono male si infiammano. Inoltre l’acido urico si cristallizza nelle guaine, e questi cristallini causano delle micro lacerazioni al tendine. Queste pene, e le sofferenze che comportano, sono difficili da descrivere, anche perché trovare qualcuno che le abbia patite e ce le possa descrivere è proprio cosa ardua. Possiamo però almeno un poco immaginare le conseguenza dell’arsura sulla bocca, sulla lingua che si attacca al palato, la gola che si infiamma, e il dolore che si estende gradualmente a tutti gli altri tessuti organici.
Proviamoci! Analizziamo anche cosa dicono i vangeli sinottici:
(Mt 27, 48:50) “E subito uno di loro corse a prendere una spugna, la imbevve di aceto e la avvolse intorno a una canna per dargli da bere. Ma gli altri dicevano: “Aspetta, vediamo se viene Elia a salvarlo”. Ma Gesù emise di nuovo un forte grido ed esalò lo spirito.”
“Ho sete”: Gesù ha sete di amore, chiede un gesto di compassione dopo ore nelle quali ha incontrato solo odio, dolore, ingiustizia. Assaggia per non respingere il gesto, per vedere, appunto, un piccolissimo raggio di sole; ma rifiuta subito il vino aromatizzato (la morfina dei giorni nostri per alleviare i patimenti dei sofferenti) perché deve espiare TUTTI i peccati e, quindi, soffrire il massimo di tutto. Non solo: mi sembra che Gesù lo abbia fatto anche per sottolineare una specie di collegamento tra il primo peccato e, quindi, l’inizio dei peccati, proprio riferito (sia pur in modo figurativo) al peccato di gola (…l’albero era buono da mangiare…) e l’ultima e conclusiva Sua espiazione (infatti, subito dopo aver rifiutato di bere, morirà): il peccato dell’umanità è iniziato col NON RIFIUTO ed è stato conclusivamente vinto col RIFIUTO del medesimo tipo di peccato! Ora sappiamo perciò che quando commettiamo con consapevolezza questo peccato, causiamo a Gesù un pezzo dell’enorme sofferenza che abbiamo immaginato! Sappiamo anche che, se chiediamo con vero pentimento perdono a Gesù attraverso il sacramento della riconciliazione, Lui ci perdonerà perché ha espiato questo nostro peccato attraverso il patimento della sete, e lo ha fatto proprio oggi, nella Santa Messa celebrata nella parrocchia alla quale apparteniamo.
Sappiamo anche che, se ci comportiamo con temperanza, alleviamo a Gesù questa pena.
E sarà ben lieto di effonderci la Sua Divina Misericordia!
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