Pillole di SpiritualiTà
Per le ferite d’amore non c’è medicina se non da parte di colui che ha causato la ferita. (San Giovanni della Croce)
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"Alla tua luce vediamo la luce" (sal 36)
di P. Alberto Rocca icms
Qualche tempo fa un Vescovo, incontrando i suoi sacerdoti, li incoraggiava nel fare ogni sforzo per consentire ai lavoratori salvaguardare il riposo festivo. Quel vescovo – tra il serio e il faceto- fece notare allo stesso tempo: il tempo libero non sia occasione per i padri per guardare in santa pace la formula uno e per le madri il fare shopping con più calma, ma per dedicarlo alla famiglia e alla partecipazione alla santa Messa domenicale. Non è, certamente, un male in sé il tempo libero a disposizione dedicato a dei passatempi, ma bisogna anche dargli anche della qualità. Ai nostri giorni si cerca, giustamente, qualità negli alimenti, nei vestiti, nelle relazioni, nei servizi… Un cristiano dà anche qualità al suo vivere la fede e a usare bene del suo tempo, anche quello che per molti coincide con le ferie estive. Insieme al necessario riposo e svago è bello ed incoraggiante vedere come molti fedeli - durante le loro vacanze- colgono l’occasione sia per stare in famiglia sia per pregare di più e con più calma e visitano chiese e luoghi sacri, partecipano a ritiri e pellegrinaggi.
Proprio nell’ottica della qualità, anche queste nobili attività devono prendere una nota di “passione soprannaturale” che le connoti non soltanto come dei “pro-forma”, cioè delle cose pur belle e nobili che “bisogna fare perché bisogna fare”, perché un buon cristiano fa così, ecc. ecc. In fondo, questo atteggiamento si insinua in molte delle cose buone che facciamo. Senza il dovuto “sale” si resta uguali a prima non avendo fatto il famoso “salto di qualità”, perché la qualità non abbiamo cercato. Allora, come dare lo smalto e lo slancio per compiere un vero progresso anche nelle vacanze cristiane? Non esiste una ricetta buona per ognuno. “Cento teste cento cappelli” si dice popolarmente; nella vita spirituale questa individualità permane: ciascuno ha il suo modo di viverla e di esprimerla e queste espressioni possono mutare anche per condizioni momentanee di salute, stati d’animo, esigenze familiari e personali, ecc.
Nonostante ciò, vi sono alcune pratiche che giovano a tutti e che si possono colorare in modo personalizzato. Una di queste è l’“esame di coscienza”, particolarmente prezioso e addirittura necessario in vista del sacramento della Riconciliazione e che, vissuto bene, può essere di grande aiuto per dare qualità al nostro tempo di vacanza in cui le occasioni per rientrare in noi stessi sono più facili. Che cosa è l’esame di coscienza? È soprattutto preghiera, incontro personale di attenzione amorosa e reciproca con Dio. In un esame di coscienza così vissuto si mette Dio al centro e non sé stessi: è alla Sua luce che vediamo la luce dentro di noi, come recita il Salmo 36. In tal modo, con la grazia che viene dallo Spirito Santo ci si concentra sulla sua misericordia, attraverso la quale ognuno di noi conosce sé stesso e la propria vita un po’ come la vede Dio; vede le cose belle, ma anche i propri peccati e i propri limiti. È necessario, quindi, un clima di preghiera, perché il Padre parla “nel segreto” e ci fa cogliere teneramente nel suo amore - che sa essere anche esigente e un po’ “sconvolgente” - ciò che per noi desidera. La nostra risposta a tale amore ci conduce a verificare se vi abbiamo corrisposto o meno nelle situazioni concrete e non nel nostro immaginario.
Il nostro immaginario incontrollato (il “pazzo di casa” lo chiama Santa Teresa di Gesù) fa evaporare il senso del bene e del male oppure riduce il rientrare in noi stessi ad una introspezione psicologica snervante e talvolta accusatoria di tutto e di tutti quando non dello stesso Dio. Per non cadere in queste fughe fantasiose, che rischiano anche di farci filtrare i moscerini ed ingoiare i cammelli (Cf. Mt 23, 23-24) è indispensabile farsi accompagnare e illuminare dalla Parola di Dio. Oltre al testo di Matteo 23 citato sopra, in cui il Signore smaschera il nostro fariseismo di fondo, ci può aiutare, sempre in san Matteo, il Discorso della Montagna (capp. 5-7) in cui Lui stesso va al cuore della nostra domanda: “Gesù, che cosa dobbiamo fare?”, cosa dobbiamo fare per essere buoni cristiani, buoni cittadini, buoni sposi, buoni figli, buoni religiosi, buoni lavoratori, buoni sacerdoti? Un “fare” che parte da un “fare del cuore” per diventare “fare della vita”.
Un esempio concreto su come fare l’esame con il Vangelo: si può prendere Mt 7, 12 dove Gesù dice: “Tutte le cose che volete che gli uomini facciano a voi, anche voi dovete farle a loro. Questa è infatti l’essenza della Legge e dei Profeti.” e chiedersi come lo si è vissuto durante l’anno e come si potrà viverlo meglio in futuro.
Senza aver paura della benedetta fatica del mettersi davanti a Dio e a noi stessi e del tempo da dedicarvi.
Quante attese per salire su un traghetto, quanta fila per entrare in un museo, quanta fatica per salire una montagna, quanto tempo al ristorante aspettando affamati le portate, quanto tempo davanti ad uno schermo e una tastiera… Buona estate e buon esercizio per allenare il cuore nell’esame di coscienza alla luce dello Spirito santo: “La crescita spirituale parte sempre dal cuore: lì dove si gioca la partita delle scelte quotidiane tra bene e male, tra mondanità e Vangelo, tra indifferenza e condivisione. L’umanità ha bisogno di giustizia, di pace, di amore e potrà averle solo ritornando con tutto il cuore a Dio, che è la fonte di tutto questo.” Papa Francesco
Condividete con MITEZZA la SPERANZA che sta nei vostri cuori
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