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IL CAMMINO DI SANTIAGO DI COMPOSTELA

di Stefano Battezzati

Tutti noi abbiamo sentito parlare del Cammino di Santiago di Compostela ed alcuni di noi lo avranno sicuramente già coperto.

Si tratta di una rete di itinerari che i pellegrini hanno percorso e percorrono, attraverso l’Europa, per giungere alla cattedrale di Santiago di Compostela, presso la quale si troverebbero le reliquie dell’Apostolo San Giacomo (il Maggiore, per distinguerlo dall’apostolo omonimo, Giacomo di Alfeo).

Il tragitto più famoso (di circa 800 km) è quello che parte dalla Francia e che normalmente viene percorso in un mese. Questo itinerario è stato dichiarato Patrimonio dell’umanità dall’UNESCO.

Ripercorriamone sinteticamente la storia.

Tutto nasce dalla scoperta della tomba del Santo, ai primi dell’800, quando un eremita chiamato Pelagio ebbe la rivelazione che il sepolcro si trovasse in quel luogo, rivelazione supportata da diversi parrocchiani che videro delle luci simili a stelle (da qui, probabilmente, nasce la parola Compostela – campo della stella) sul monte Liberon. Il vescovo di Iria, informato di questi avvenimenti, scoprì una necropoli e un corpo, con la testa mozzata.

Infatti, ritornato in Palestina dopo aver iniziato la sua opera di evangelizzazione nella penisola iberica (da qui Santiago, cioè Giacomo in lingua spagnola), Giacomo, assieme al gruppo dei “Dodici”, entrò a far parte delle colonne portanti della Chiesa di Gerusalemme, ricoprendo un ruolo di grande importanza all’interno della comunità cristiana della Città santa. Operava in un ambiente nel quale, in tutti i modi, si cercava di sradicare il cristianesimo, tant’è che agli apostoli venne proibito di predicare. Tuttavia, Giacomo annunciava il suo messaggio evangelizzatore a tutto il popolo e aveva molto seguito, in virtù della sua capacità comunicativa, della sua dialettica e della sua personalità.

Proprio per questo, Erode Agrippa I, re della Giudea, per placare le proteste delle autorità religiose e per compiacere i giudei e assestare un duro colpo alla nascente comunità cristiana, lo fece arrestare e lo condannò a morte per decapitazione. In questo modo, San Giacomo diventò il primo martire del collegio apostolico.

I suoi resti sono stati riportati poi alla sua amata Galizia dove, appunto, vi è la chiesa a lui dedicata.

Nell’ 825 il re Alfonso il Castro partì da Oviedo con la sua corte per visitarne la tomba, dando così avvio ai pellegrinaggi. Lo stesso re fece erigere la prima chiesa o, meglio, un tempietto per ospitare la tomba, che divenne poi, a fine secolo, con una donazione del re Alfonso III, una basilica a tre navate.

Iniziarono così i primi pellegrinaggi alla tomba dell’apostolo.

Nel periodo delle lotte contro i mussulmani, San Giacomo divenne una sorta di protettore dei cristiani dalle scorrerie e dalle invasioni di popoli islamici (da ciò deriva il titolo: Santiago Matamoros)

La devozione a San Giacomo si diffuse fortemente in tutto il continente, portando le persone dalla Francia, dalle Fiandre, dall'Impero germanico, dall’Italia o dall’Inghilterra a intraprendere il viaggio verso la sua tomba. Come conseguenza di questo fenomeno, la diocesi acquistò grande ricchezza e potere, tanto che nel 1095 il vescovo Diego Gelmirez iniziò la costruzione della nuova cattedrale, arricchendola con numerose reliquie.

Nel corso del XII secolo, le autorità collaborarono alla diffusione del Cammino, emanando regolamenti per proteggere i pellegrini, mentre nobili ed ecclesiastici cercarono di migliorare le condizioni del Cammino stesso, anche dal punto di vista infrastrutturale, come, per esempio, collocando degli “ostelli” lungo il percorso.

Nel 1434 fu celebrato addirittura il primo Anno Santo Compostelano, che funse da ulteriore attrattiva al pellegrinaggio.

Nel frattempo, le motivazioni dei pellegrini iniziarono a cambiare: da un sentimento di fede e devozione emerse uno sfondo utilitaristico, come remissione dei peccati o adempimento di voti, o, addirittura, come sanzione civile. Come pure iniziarono a comparire i “pellegrinaggi delegati”, compiuti da persone in nome e per conto di altri.

Queste deviazioni contribuirono al “declino qualitativo” del pellegrinaggio; come pure la comparsa della teologia protestante, che respingeva il culto dei Santi; e, conseguentemente, nei territori controllati dai protestanti, si proibiva il passaggio ai pellegrini.

Non mancarono poi le guerre, compresa quella religiosa, tra Ugonotti e Cattolici.

I pellegrinaggi ripresero gradualmente dalla metà del XVII secolo fino a tutto il XVIII secolo, anche per il successo della Controriforma, che confermava la venerazione dei Santi e delle reliquie.

L’avvio dell’età contemporanea coincise con l’inizio di una nuova crisi profonda, dovuta a una serie di fattori, sia materiali sia spirituali, che porteranno alla quasi totale dimenticanza del Cammino, a metà del XX secolo.

In senso spirituale, a partire dalla Rivoluzione francese, si è diffuso un processo di secolarizzazione della società, a causa del quale l’interesse per il pellegrinaggio a Santiago è molto diminuito al di fuori della penisola iberica. In Spagna, essendo ormai lontani i tempi della reconquista, la figura di Santiago Matamoros venne sostituita da quella della Vergine Maria, mentre in Europa le confraternite, che erano state tra i principali promotori del pellegrinaggio, scomparvero quasi del tutto.

A tutto questo si aggiunsero la progressiva secolarizzazione della società e le due terribili Guerre mondiali.

Nella seconda metà del sec. XX la Spagna, caduta in isolamento politico, cercava di riavvicinarsi all’Europa e il turismo era visto come un settore fondamentale dell’economia, contribuendo così al recupero del Cammino.

Ma il ruolo fondamentale per la ripresa dei pellegrinaggi lo svolse la Chiesa cattolica, soprattutto mediante lettere pastorali, che ne incoraggiarono il ripristino. San Giovanni Paolo II visitò la tomba dell’apostolo per ben due volte: nel 1982, quando pronunciò il famoso discorso in cui sottolineò la centralità del pellegrinaggio di Santiago di Compostela per la formazione di una coscienza unitaria europea; e nel 1989, in occasione della IV Giornata mondiale della gioventù. Nel 2010 fu la volta di Benedetto XVI, che vi celebrò la Messa, in occasione dell’ Anno Santo Compostelano”.

Passiamo ora alle “motivazioni” che spingono a intraprendere questo pellegrinaggio che, pare sia avvolto da una sorta di “magia”.

Ricerca di se stessi e di tempo per riflettere: questo è un motivo piuttosto frequente per il quale molti, dopo magari un periodo di smarrimento, intraprendono il Cammino di Santiago.

Questo Cammino è, infatti, pervaso da un’atmosfera che induce alla meditazione e al raccoglimento e i lunghi tratti di “solitudine” – in zone come la meseta (vasto altopiano coltivato) o negli immensi territori lungo il Cammino de La Plata – sono certamente l’ideale per scavare a fondo nella propria anima e progettare un nuovo inizio.

Oppure si è spinti da un’irrefrenabile voglia di avventura, mettendo alla prova se stessi, sia fisicamente sia mentalmente: “costretti” a dormire e a mangiare con numerosi estranei, ogni giorno, ci si dovrà ingegnare per superare le barriere linguistiche, quelle culturali, adattandosi alle cose essenziali, con le comodità ridotte al minimo… e molto altro ancora. Ma è proprio qui che sta la sfida (e il divertimento) e, se non ti arrenderai, arriverai a fine Cammino con un profondo senso di soddisfazione.

Si trova anche chi parte solo perché ne ha sentito tanto parlare; oppure perché lo ha fatto un amico e non si vuole essere di meno; oppure ancora per pura e semplice curiosità…

Il percorso può essere intrapreso da soli, con il vantaggio di gestire a proprio piacere il Cammino; o, viceversa, come opportunità per rafforzare una relazione, data la “convivenza” di 24 ore su 24, per un periodo prolungato di tempo.

Ma, di fatto, si va a trovare la tomba del figlio di Zebedeo, pescatore in Betsaida, nonché fratello di Giovanni l’Evangelista. Giacomo, è stato un testimone speciale della vita di Gesù: fu sul monte Tabor presente alla Trasfigurazione; accompagnò Cristo nell’orto di Getsemani; fu testimone della resurrezione della figlia di Jairo.

È stato un Santo di mirabile forza, benedetto nel suo modo di vivere, stupefacente per le sue virtù, di grande ingegno, di brillante eloquenza”.

In questa ottica, nel silenzio e a contatto con la natura, in questa esperienza di condivisione e altruismo il Cammino diventa qualcosa di vivo, un incontro con se stessi che, con l’intercessione di San Giacomo, ci fa rendere conto di chi siamo, della nostra nullità e, al tempo stesso, della propria grandezza di uomini, creati e amati da Dio.

Partecipare tutti i giorni alla santa Messa, lungo le chiese e monasteri sparsi per tutto lungo il percorso, la recita tutti i giorni del santo rosario completo, ti porteranno non più a camminare ma a “volare” verso la meta della tua vita.

 

 La preghiera del pellegrino:

“O Dio, che portasti fuori il tuo servo Abramo dalla città di Ur dei Caldei, proteggendolo in tutte le sue peregrinazioni, e che fosti la guida del popolo ebreo attraverso il deserto, ti chiediamo di custodirci, noi tuoi servi, che per amore del tuo amore andiamo pellegrini a Santiago de Compostela.

Sii per noi compagno nella marcia, guida nelle difficoltà, sollievo nella fatica, difesa nel pericolo, albergo nel cammino, ombra nel calore, luce nell’oscurità, conforto nello scoraggiamento e fermezza nei nostri propositi, perché, con la tua guida, giungiamo sani e salvi al termine del Cammino e, arricchiti di grazia e di virtù, torniamo illesi alle nostre case, pieni di salute e di perenne allegria e pace.

Per Cristo nostro Signore. Amen.

San Giacomo, apostolo di Gesù, prega per noi. Maria, madre di Dio, prega per noi.”

 

 

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