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IL GIUBILEO DEI SACERDOTI

Il cuore del Sacerdote

di padre Adriano Cozzi icms

Il “Giubileo dei Sacerdoti” ci deve ricordare il grande dono che Dio ci ha fatto, chiamandoci a seguirlo con la nostra vita. Nella santa Messa Pro Ecclesia, presieduta dal Santo Padre, Leone XIV, ha richiamato una celebre espressione di Sant’ Ignazio di Antiochia.

Egli, condotto in catene verso questa città, luogo del suo imminente sacrificio, scriveva ai cristiani che vi si trovavano: “Allora sarò veramente discepolo di Gesù Cristo, quando il mondo non vedrà il mio corpo” (Lettera ai Romani, IV, 1). Si riferiva all’essere divorato dalle belve nel circo – e così avvenne –, ma le sue parole richiamano in senso più generale l’impegno irrinunciabile per chiunque nella Chiesa eserciti un ministero di autorità: sparire perché rimanga Cristo, farsi piccolo perché Lui sia conosciuto e glorificato (cfr. Gv 3,30), spendersi fino in fondo, perché a nessuno manchi l’opportunità di conoscerlo e amarlo…

Dobbiamo sempre ricordare che il Sacerdote non rientra in nessuna categoria. Non ha altri punti di riferimento se non Gesù Cristo, e la Chiesa che lo manda.

Scriveva sant’ Andrea Uberto Fournet: “Offrire il sacrificio della Santa Messa non consiste solamente nel recitare doverosamente le preghiere della stessa, ma nel divenire un altro Gesù Cristo, nell’unirsi con tale perfezione a questo divino modello da formare con Lui uno stesso cuore, stessi pensieri, stessi sentimenti”

“Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, il quale, pur essendo di   natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce” (Fil 2, 5-8).

Diceva una studentessa: “Per noi un prete è uno che vive di Dio … Voi preti, non vi rendete conto che è su questo che vi giudichiamo, su questa testimonianza quasi esteriore che voi ci date di Dio. Bisogna che la fede del prete passi al di fuori. Il prete deve mostrare Dio. Bisogna che noi constatiamo che egli vive certamente di Dio. Allora per l’ateo, Dio che era “l’impossibile” diventa “possibile”. Non si può non essere colpiti, turbati, sconcertati da un prete che è realmente testimonio di Cristo!”.

Nella Lettera Enciclica “Dilexit nos” (n°9) Papa Francesco ci ricordava che “in questo mondo liquido è necessario parlare nuovamente del cuore; mirare lì dove ogni persona, di ogni categoria e condizione, fa la sua sintesi; lì dove le persone concrete hanno la fonte e la radice di tutte le altre loro forze, convinzioni, passioni, scelte”.

Gesù ha bisogno del nostro cuore sacerdotale, per consolare chi soffre, per far pregare, per parlare, per perdonare, per esercitare attraverso il nostro cuore continuamente quello che fece con il suo …

 

Come deve essere il cuore del prete?  (Dagli scritti di San Paolo VI)

Il cuore del prete deve essere il cuore di Gesù:

“L’amore si misura col dono d sé e voi fate dono della vostra vita al più grande amore, alla più grande capacità di dare, e perciò dovete essere sacerdoti dal cuore simile a quello di Cristo”.

Il cuore del prete deve essere comprensivo nei confronti delle persone:

“Dovete avere un cuore capace di comprendere gli altri cuori; chi ama comprende, chi non ama è portato piuttosto a giudicare. Chi ama sospende il giudizio, entra nella psicologia altrui”.

Il cuore del prete deve essere capace di paternità e maternità:

“Che cuore grande, che cuore paterno, che cuore materno è necessario per trattare i figli quanti vi saranno affidati, perché il vostro ministero li educhi, li istruisca, li santifichi, li porti a Dio”.

Il cuore del prete deve essere capace di cercare gli uomini:

“Capaci non soltanto di conoscere dovete essere, ma di cercare gli altri. Se volete rendere facile il vostro sacerdozio, ma nello stesso tempo tradirlo, dispensatevi di cercare gli altri e state soltanto ad aspettare che essi vengano a cercare voi. Allora è relativamente facile fare il sacerdote”.

Il cuore del prete deve essere a disposizione e capace di accogliere coloro che sono affidati al suo ministero, capace di subire l’iniziativa degli altri:

“Troppa gente vi assiederà, troppa gente batterà alla vostra porta a tutte le ore del giorno e della notte, tanta gente alla vostra porta per cercare da voi ciò che da voi non dovrebbe cercare, e cioè i beni di questo mondo o le raccomandazioni per farsi soddisfatti dei beni che voi non dovete dare. E anche con costoro dovete avere pazienza, dovete ascoltarli e mostrare che la carità arriva anche lì. Troverete gente petulante, gente indiscreta che aspetta e gente che desidera parlarvi e conoscervi”.

Il cuore del prete deve servire, essere a disposizione:

“Incapace di dir di no, capace di essere in mezzo a loro non come colui che va per essere servito, ma va per servire. Non sono venuto perché gli altri siano comodi per me e curino il mio benessere e la mia felicità, ma io sono destinato all’altrui felicità, all’altrui benessere, all’altrui salvezza”.

Diceva il Venerabile Enrico Medi, scienziato credente e politico, morto nel 1974; per 27 anni suo padre spirituale fu san Pio da Pietrelcina:

“Sacerdoti, io non sono prete e non sono mai stato degno di poterlo diventare. Come fate a vivere dopo aver celebrato la Messa? Ogni giorno avete il Figlio di Dio nelle vostre mani! Ogni giorno avete una potenza che San Michele Arcangelo non ha. Con la vostra bocca voi trasformate la sostanza del pane in quella del Corpo di Cristo; voi obbligate il Figlio di Dio a scendere sull’altare … Sacerdoti ve ne scongiuriamo: siate santi. Se siete santi voi, noi saremo santi, se non siete santi voi, noi saremo perduti … Vogliamo che ci si parli di Dio. Il mondo oggi va alla rovina, al massacro, alla morte, perché rinnegando Dio, si è persa la speranza di vita. Di questo abbiamo bisogno noi. Parlateci di Dio!”.

“Un prete: io lo guardo e questo mi basta!”. (François Mauriac)

C’era una volta

C’era una volta un prete che pregava molto.

C’era una volta un prete che recitava il Breviario nelle ore e nei tempi giusti.

C’era una volta un prete che avvicinava tutti senza distinzioni e preclusioni.

C’era una volta un prete che non parlava mai male dei propri fratelli.

C’era una volta un prete che curava con passione la liturgia.

C’era una volta un prete che non si dava pace finché non si fosse dato tutto a tutti.

C’era una volta un prete che non amava il denaro.

C’era una volta un prete che andava in giro con una macchina rappezzata, avrebbe dovuto acquistarne una nuova, ma non poteva permetterselo.

C’era una volta un prete che si concedeva una sola vacanza: la settimana degli Esercizi Spirituali.

C’era una volta un prete che per le decisioni importanti interpellava tutti.

C’era una volta un prete che lasciava dietro di sé qualcosa di misterioso, di luminoso e metteva dentro la nostalgia di Dio.

C’era una volta un prete che andava a trovare i malati negli ospedali, e i vecchi ai Ricoveri.

C’era una volta un prete che si documentava sui testi della più aggiornata esegesi biblica.

C’era una volta un prete che faceva pervenire di nascosto generose offerte a famiglie bisognose.

C’era una volta un prete che si ritrovava la sera, a mani vuote, ma era pieno di gioia.

C’era una volta un prete che era … semplicemente prete!

(da. “Un prete si confessa” di Don Alessandro Pronzato)

 

“Ricordiamolo bene tutti: non si può annunciare il Vangelo di Gesù senza la testimonianza concreta della vita. Chi ci ascolta e ci vede deve poter leggere nelle nostre azioni ciò che ascolta dalla nostra bocca e rendere gloria a Dio!”   (Papa Francesco – Omelia 14.04.2013)

 

 

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Sono la Madonna del Rosario; che continuino sempre a dire il rosario tutti i giorni. (La Vergine Maria il 13 Ottobre 1917 a Fatima)