Pillole di SpiritualiTà
O Immacolata! “Madre, che ci conosci, rimani con i tuoi figli”. (San Giovanni Paolo II)
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L’Eucarestia: presenza viva di Cristo, l’amore di Dio sulla terra!
di p. Carlo Gili icms
UN INVITO A GUARDARE IN ALTO
San Giovanni Bosco è da molti considerato il più grande educatore della storia; alla sua scuola si sono formati migliaia di giovani e diversi di questi sono diventati santi. Quali i suoi segreti? Uno è senza dubbio la religione ed in particolare la devozione eucaristica: «Senza Confessione e Comunione, non ci può essere moralità», affermava con convinzione. Cosciente di questo, amava far conoscere ai suoi ragazzi quei fatti straordinari che avevano come protagonista proprio Gesù sacramentato. In uno dei suoi libretti scriveva: «Grande consolazione è per un cattolico il sapere di trovarsi nell'unica religione che possa vantar miracoli in conferma della verità che egli professa. […] Noi cattolici ne abbiamo non uno, ma migliaia operati in ogni tempo, in vari luoghi, in presenza d'immensa moltitudine, e talvolta in mezzo alle più popolate città, affinché la moltitudine dei testimoni renda più sicura la veracità del racconto. […] Posta pertanto la certezza che Dio solo possa operare miracoli, e che questi miracoli vengano solamente operati nella cattolica religione, deriva legittima conseguenza, che noi cattolici solamente ci troviamo nella vera religione».
Premesso ciò, il santo passava a raccontare un fatto avvenuto nella sua città di Torino qualche secolo prima; proprio ciò che stiamo per fare anche noi.
Era il 6 giugno 1453, l’anno in cui le milizie ottomane di Maometto II misero fine all’Impero romano d’Oriente, saccheggiando e profanando le chiese e massacrando quarantamila cristiani nella sola Costantinopoli. Purtroppo nemmeno nell’Europa cristiana si stava in pace ed i vari stati, regni e ducati combattevano tra loro. Sorse in quel tempo una guerra tra la Francia, la Savoia ed il Piemonte; molti dei territori posti al confine vennero saccheggiati, così pure il piccolo paese di Exilles, in val di Susa, non troppo distante da Torino. Sciaguratamente un soldato francese, non pago di ciò che aveva rubato nelle case, depredò pure la chiesa parrocchiale, sottraendo tra le altre cose anche un ostensorio presente nel tabernacolo, in cui vi era un’ostia consacrata. Mise tutto in un fagotto, lo pose sopra un asino e si diresse verso Torino, desideroso di vendere presto il bottino; non aveva però fatto i conti con quel Dio che stava così barbaramente maltrattando.
Giunto in città, nella piazza principale, l’asino improvvisamente si fermò, stramazzò e rimase immobile. Il soldato si mise a gridare e a percuoterlo, ma niente da fare. All’improvviso, il sacco si aprì da solo, mentre l’ostensorio cominciò miracolosamente ad elevarsi senza che alcuno lo sostenesse. Salì, salì in alto e si fermò a mezz’aria, per farsi vedere da tutti, mentre cominciò a risplendere come se il sole fosse disceso sulla terra. La piazza era piena di gente: potete immaginare le lacrime, i sospiri e le fervorose preghiere che si elevavano all’indirizzo del miracolo. Presto arrivò il vescovo della città insieme a molti sacerdoti; appena giunti, l’ostensorio cadde a terra, lasciando sospesa soltanto l’ostia consacrata, la quale continuava a risplendere e illuminare. Tutti caddero in ginocchio, adorando un tale prodigio e ripetendo: «Resta con noi, Signore!». Il vescovo, infine, prese un calice, si avvicinò all’ostia e lo levò in alto. Quasi volesse ubbidire alla voce del Pastore, il Signore sacramentato cominciò lentamente a discendere, fino a porsi dentro il calice. Allora il vescovo portò il calice con l’ostia processionalmente e devotamente dentro la cattedrale.
Sul luogo del miracolo prima fu innalzata una piccola cappella, poi l'attuale basilica del Corpus Domini. L'ostia oggi non si conserva più: venerata per una quarantina d'anni, fu consumata per ordine della Santa Sede «per non obbligare Dio – si legge nei documenti – a fare un continuo miracolo, conservandola intatta».
Perché il Signore ha voluto compiere un così grande miracolo e, inoltre, alla presenza di una numerosa schiera di persone? San Giovanni Bosco ci dà tre risposte: 1° per manifestare la sua gloria agli uomini; 2° per confermare i cattolici in quella grande verità insegnata dalla Chiesa, cioè che nella SS. Eucaristia vi è realmente Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Nostro Signore Gesù Cristo, vivo e glorioso come è in Cielo; 3° per difendere la fede dei buoni contro l’eresia dilagante (a quel tempo i valdesi e, poi, i calvinisti negavano la presenza reale del Signore nell’Eucaristia).
Un ultimo pensiero, tutto personale: il Signore che si eleva da terra ci ricorda che Egli è presente sotto i veli eucaristici col suo corpo risorto, il quale non è limitato dalle leggi fisiche e che è per noi un anticipo del Paradiso. Quando, durante la S. Messa, il sacerdote dice: «Beati gli invitati alla cena dell’Agnello», la nostra attenzione è richiamata sia alla comunione eucaristica che ci apprestiamo a vivere, sia alla comunione eterna con l’Agnello che ci attende. Solo se noi guardiamo a Lui e fervorosamente di Lui ci cibiamo, abbiamo la forza (e la voglia) di alzare lo sguardo e vivere con i piedi per terra, ma con la testa ed il cuore proiettati in Cielo.
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