Pillole di SpiritualiTà
Il Rosario si pone nella migliore e più collaudata tradizione della contemplazione cristiana. (San Giovanni Paolo II)
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“Catena dolce che ci rannoda a Dio”
di Marco Lepore
Cosa si può dire a riguardo della preghiera del Rosario, che non sia già stato detto o scritto negli innumerevoli testi che ne parlano? Probabilmente nulla, ma il valore e il senso di una ulteriore riflessione su questo tema – ci auguriamo – non sta tanto nella capacità di dire cose nuove, quanto nel ricordare e approfondire da dove viene e dove porta questa bellissima e potentissima – pur nella sua grande semplicità – devozione Mariana, confidando che tanti cuori possano, così, essere rinnovati nel fervore e nell’amore a Gesù e alla Sua santissima Madre.
Innanzitutto, da dove viene questa antica preghiera? La storia del Rosario è comunemente legata alla figura di San Domenico, il fondatore dell’Ordine dei Frati Predicatori (Domenicani), che durante la sua permanenza a Tolosa, del 1212, ebbe una visione della Vergine Maria e la consegna del prezioso oggetto: il Rosario. Ma prima ancora di questo “suggello ufficiale” del Cielo, la sua diffusione fu favorita dal fiorire di nuove manifestazioni di devozione alla Madonna, che investì la Chiesa del XII secolo, attingendo alla tradizione del Salterio, che già da secoli veniva recitato quotidianamente, alternando i 150 Salmi che lo compongono. Il Salterio, però, era una preghiera riservata solo a chi sapeva leggere (“dotti” ed ecclesiastici) e dunque non era alla portata del popolo, che in massima parte era analfabeta; si propose, pertanto, in questi casi, di sostituirlo con la recita di 150 preghiere più brevi e facili, soprattutto il Padre Nostro, al quale successivamente si aggiunse l’“Ave Maria”. Fu così che nel secolo XIII si formò la consuetudine di ripetere una sequenza di 50 o 150 Ave Maria, accompagnate da genuflessioni e intercalate dal Padre Nostro. In quell’epoca il Rosario (che non era ancora chiamato con questo nome) era indicato come il “Salterio della Beata Vergine”: finalmente anche il popolo aveva il suo “Salterio” che, insieme alle “Laudi spirituali”, veniva recitato soprattutto nelle Compagnie e nelle Confraternite. Per renderne più facile la recita, poi, venne adottata la “Corona”, che esisteva già come strumento per altre devozioni, e che ancora oggi consente la ripetizione delle Ave Maria senza perderne il conto…
La ripetizione (dal latino repetĕre, composto dal prefisso re- e dal verbo petĕre, che significa “chiedere” o “avviarsi verso”) è, in effetti, la caratteristica propria del Rosario, che è realmente un “chiedere ancora” e un “avviarsi verso”: chiedere, come piccoli bambini, la dolce presenza della Mamma nel nostro cammino terreno; avviarsi con Lei dietro a Gesù, verso il compimento del nostro destino eterno.
Il Santo Rosario, scriveva Giovanni Paolo II nella sua lettera apostolica “Rosarium Virginis Mariae” (2002), è proprio quella preghiera che ci mette “in comunione viva con Gesù attraverso – potremmo dire – il Cuore della sua Madre. Nello stesso tempo il nostro cuore può racchiudere in queste decine del Rosario tutti i fatti che compongono la vita dell'individuo, della famiglia, della nazione, della Chiesa e dell'umanità. Vicende personali e vicende del prossimo e, in modo particolare, di coloro che ci sono più vicini, che ci stanno più a cuore. Così la semplice preghiera del Rosario batte il ritmo della vita umana”.
Non è un caso, probabilmente, che dopo varie vicissitudini storiche si sia giunti alla corona composta di decine, come dieci sono le dita delle mani, quasi a indicare che la corona del rosario è stata inserita da Dio, che ci ha creati, nella nostra stessa carne. Il Rosario, in effetti, ha profondamente a che fare con la nostra umanità concreta, fatta di richiesta di amore (e chi, più della mamma, risponde a questo bisogno?) e di mani che si tendono per ricevere il necessario per vivere. E che cosa ci è più necessario della salvezza per noi, per i nostri cari e per il mondo intero?
Tutti i giorni, dunque, con la corona nelle mani o con le dita, in ogni momento o circostanza, da soli, in comunità o – meglio ancora – in famiglia, è possibile per chiunque recitare almeno una decina, affidando alla Mamma Celeste tutta la nostra vita concreta. Del resto, sono molte le occasioni in cui, nel corso dei secoli, la Madonna ci ha esortati alla recita del Rosario. La più nota e a noi vicina è probabilmente quella del 13 maggio 1917, in cui la Vergine di Fatima disse ai Pastorelli di recitare il Rosario tutti i giorni per ottenere la pace per il mondo e la fine della guerra. Fino all’ultima apparizione, poi, avvenuta il 13 ottobre di quello stesso anno, la Vergine tornò in vari modi a farvi riferimento, quasi a sottolinearne la centralità nei suoi messaggi. È molto bello e può essere davvero utile, allora, rileggere parte della lettera che scrisse Suor Lucia, già in monastero da molti anni, ricordando l’invito della Madonna a recitare il Santo Rosario:
“Fratelli e sorelle a me cari, siamo già in ottobre, il mese della ripresa della vita in tutte le attività sociali: scuola, uffici, fabbriche, industrie, officine; mese che segna anche l’inizio del nuovo anno sociale per tutte le associazioni sia laiche che religiose, come pure per tutte le Comunità Mariane. Sappiamo già che il mese di ottobre è dedicato al Santo Rosario, la mistica corona che la Madonna donò a Santa Caterina, mentre il suo Bambino la deponeva nelle mani di San Domenico.
È dunque la Madonna stessa che ci esorta a recitare il suo Rosario con più fede, con più fervore, contemplando i misteri della gioia, della passione e della gloria del Figlio suo che volle associarla al mistero salvifico della nostra redenzione. Per questo vi esorto a rileggere e meditare il messaggio che la Madonna ci rivolse parlando a noi della potenza ed efficacia che il Santo Rosario ha sempre sul Cuore di Dio e su quello del Figlio suo.
Ecco perché la Madonna stessa nelle sue apparizioni prende parte alla recita del Rosario come alla Grotta di Lourdes con Santa Bernadetta e a Fatima con me, Francesco e Giacinta. Ed era durante il Rosario che la Vergine usciva da una nube e si posava sull’elce avvolgendoci nella sua luce. Anch’io da qui, dal Monastero di Coimbra, mi unirò a tutti voi per una più forte e universale crociata di preghiera.
Però ricordate che non sono io sola a unirmi a voi: è tutto il Paradiso che si unisce all’armonia della vostra corona e sono tutte le anime del Purgatorio che si uniscono all’eco della vostra supplica.
È quando il Rosario scorre nelle vostre mani che gli Angeli e i Santi si uniscono a voi.
Per questo vi esorto a recitarlo con profondo raccoglimento, con fede, meditando con religiosa pietà il significato dei suoi misteri. Vi esorto pure a non biascicare le “Ave Maria” a tarda notte quando siete oppressi dalla fatica del giorno.
Recitatelo privatamente o in comunità, in casa o fuori, in chiesa o per le strade, con semplicità di cuore seguendo passo passo il cammino della Madonna col Figlio suo.
Recitatelo sempre con viva fede per chi nasce, per chi soffre, per chi lavora, per chi muore.
Recitatelo uniti a tutti i giusti della terra e a tutte le Comunità Mariane, ma, soprattutto, con la semplicità dei piccoli, la cui voce ci unisce a quella degli Angeli.
Mai come oggi, il mondo ha bisogno del vostro Rosario. Ricordate che sulla terra vi sono coscienze prive della luce della fede, peccatori da convertire, atei da strappare a Satana, infelici da soccorrere, giovani disoccupati, famiglie nel bivio morale, anime da strappare all’inferno.
È stata tante volte la recita di un solo Rosario a placare lo sdegno della Divina Giustizia ottenendo sul mondo la misericordia divina e a salvare tante anime...”
Recitare il Rosario “con profondo raccoglimento, con fede, meditando con religiosa pietà il significato dei suoi misteri”, non è sempre facile, perché la distrazione è sempre in agguato. Senza scandalizzarsi della propria debolezza, occorre per questo, ogni volta, domandare allo Spirito Santo la Grazia necessaria per pregare con vero amore, ed esercitare costantemente la volontà nel fissare la mente sui Misteri della vita di Gesù, “immergendosi” nei sentimenti e nei contesti degli eventi narrati dai Vangeli. Per farlo, è utile una familiarità con le Sacre Scritture, che si può acquisire riservando ad esse, ogni giorno, qualche minuto di lettura e meditazione. Insomma, pur nella sua estrema semplicità, la preghiera del Rosario chiede un po’ di lavoro di approfondimento della nostra fede; nello stesso tempo, però, ci ottiene innumerevoli grazie per procedere nel cammino di santità e per la salvezza delle anime.
Anche oggi la Dolce Mamma del Cielo ci affida questo compito, perché “Mai come oggi, il mondo ha bisogno del vostro Rosario”; non è solo un compito, però, ma anche un grande dono, perché il Santo Rosario ci scioglie dalle mortali catene del peccato e, secondo la bella espressione del beato Bartolo Longo, apostolo del Rosario, “ci lega alla catena dolce che ci rannoda a Dio”. Prendiamo sul serio, allora, la promessa che sin dall’inizio (notte fra il 24 e il 25 marzo 1212) la Madonna fece a san Domenico: “Prendi e recita il Mio Rosario: vedrai grandi meraviglie! Tutto quello che Mi chiederai nel Rosario, otterrai”, grati a Dio e alla Santa Vergine per averci donato questa meravigliosa opportunità.
IL SANTO ROSARIO
“Catena dolce che ci rannoda a Dio”
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