Pillole di SpiritualiTà
Comprendi per credere, e credi per comprendere. Comprendi la mia parola, affinché tu possa credere; credi alla parola di Dio per poterla comprendere. (Sant'Agostino)
NEWS
DONNA DELL’ATTESA E MADRE DI SPERANZA
Tratto dal “Maria di Fatima” n. n. 6 LUGLIO-AGOSTO
di Sara Volpi
Queste sono alcune delle frasi tristissime che sentiamo ogni giorno dagli adulti e dai ragazzi: “Per Dio avrò tempo quando morirò”; “non c’è tempo neanche di respirare”; “mi servirebbero le giornate da 48 ore per riuscire a far tutto”; “Non posso aspettare che il pacco arrivi nei tempi indicati, paga la consegna rapida così domani è già qui”; “non ho tempo di fare le mie cose, figuriamoci se trovo tempo per aiutare gli altri...”.
UNA INARRESTABILE “CATENA DI MONTAGGIO”
Viviamo, infatti, in una società che ci impone sempre di più di correre per rimanere al passo; ci riempie la vita di attività, talvolta superflue, e non solo: tutto ciò deve essere vissuto senza tempi morti, come se le nostre vite fossero delle “catene di montaggio”.
In tutta questa frenesia non possiamo permetterci di attendere, aspettare, fermarci, ma tutto deve essere istantaneo, connesso e simultaneo; e, ovviamente, non si trova mai lo spazio per Dio.
Per il Natale si iniziano a vedere addobbi a tema già da ottobre e, appena si finiscono di vendere pandori e panettoni, si inizia già con colombe e uova di cioccolato per la Pasqua.
Se si scrive un messaggio e la risposta non arriva nel giro di dieci minuti ci innervosiamo e, quando vediamo qualcosa che ci piace e vorremmo acquistare, non possiamo aspettare, ma dobbiamo ordinarlo immediatamente: se non si hanno abbastanza soldi, si compra a rate.
LA LUNGA ASPETTATIVA D’ISRAELE
Molti ragazzi che hanno sostenuto gli esami di maturità quest’anno (io inclusa) sono stati chiamati a riflettere su questo argomento in una delle tracce della “prima prova”: sicuramente saranno emerse riflessioni interessanti, ma quante di esse comprendevano il nome di Gesù?
Non sembra, infatti, un tema prettamente religioso e per noi è quasi normale vivere così, non ci facciamo neanche più caso per quanto siamo abituati e non ci sembra di fare niente di male; ma, se vi dicessi che Gesù ha vissuto in modo totalmente opposto? E non solo Gesù, ma tutta la Bibbia potrebbe essere definita come la storia dell’attesa. Se pensiamo all’Antico Testamento, potremmo riassumerlo come una lunga attesa, che va dal peccato originale fino alla venuta di Cristo. L’attesa, cioè, dell’avvento di un Salvatore, che liberi tutto il popolo prescelto da Dio. È un tempo nel quale però Javhè
non lascia soli i suoi figli, ma li guida tramite le Sacre Scritture ma anche attraverso la sua presenza viva, che si diffonde nel popolo grazie ai Profeti. Nonostante i tanti errori che il Popolo prescelto fa, Dio non lo lascia mai solo e lo va a recuperare anche nel più arido dei deserti, anche nella valle più sperduta, finché non manda suo Figlio, perché si è ricordato “della sua misericordia, come promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza per sempre” (Magnificat).
UNA FIDUCIA APPROSSIMATIVA O TOTALE
Attendere non è facile per nessuno: tutti vorremo, ad esempio, la risoluzione dei problemi istantaneamente o sapere come andranno le cose per vivere meglio, ma dove finirebbe la nostra fede in Dio? Se fede vuol dire prima di tutto fiducia e noi vogliamo avere sempre tutto sotto controllo, se conoscessimo tutto, come potremmo fidarci di Dio? Sarebbe una fiducia “con la garanzia”, un po’ come i prestiti in banca: loro ti danno una cifra, confidano che verrà ripagata, ma nel frattempo per sicurezza vogliono una garanzia di pagamento.
Noi con Dio vorremo fare un po’ la stessa cosa: ci fidiamo, ma pretendiamo che lui faccia tutto ciò che noi chiediamo, un po’come se fosse Dio a doversi fidare di noi, perché, come va di moda dire adesso, noi sappiamo cosa è giusto per noi.
È paradossale!
Fortunatamente noi abbiamo un esempio concreto di fede, il più grande mai esistito sulla terra: Maria. La vita di Maria è stata tutta un’attesa, basti pensare al fatto che quando ha detto il suo “Sì”, salvandoci, Lei non sapeva minimamente cosa sarebbe successo, sapeva soltanto quelle poche cose che le aveva detto l’Arcangelo Gabriele, ossia che avrebbe avuto un Figlio, che sarebbe stato grande, che sarebbe stato chiamato Figlio dell’Altissimo e che avrebbe regnato per sempre sulla Casa di Giacobbe. Del come, dove, quando e perché non si parla.
UNA FEDE PROVATA E SOFFERTA
Maria ha fatto l’atto più fedele di sempre: non capiva fino in fondo, probabilmente, ciò che l’angelo stava annunciando, però Lei sapeva che Dio l’amava e che, se ciò era sua volontà, era sicuramente la cosa giusta. Da qui in avanti la vita di Maria è stata tutta un’attesa. Un’attesa che non dà certezze, se non quella che Dio non l’avrebbe mai abbandonata. Fino all’ultimo è stata un’attesa che ha richiesto una fede sovraumana, perché, mentre suo Figlio era morto, in Lei la fiducia che Dio sapeva che cosa stesse facendo non è mai mancata. Anche le nostre vite a volte sono un po’ così: succedono molte cose che noi non riusciamo a spiegarci e che sembrano sofferenze, dalle quali vorremo scappare o magari semplicemente non rispecchiano ciò che noi avevamo programmato, senza tenere conto che Dio avrebbe potuto chiederci qualcosa “fuori programma”. È qui la vera prova, attendere che il granello di senape porti frutto.
IN CAMMINO VERSO IL COMPIMENTO
Pensando proprio al tema dell’attesa, mi è venuto in mente un canto mariano che nel testo contiene questo verso: “Donna dell’attesa e madre di speranza, ora pro nobis”. Il perché Maria sia la Donna dell’attesa spero sia chiaro, ma quello che mi ha colpito è proprio l’accostamento dell’attesa alla virtù della Speranza. Se ci pensiamo bene, noi non speriamo a cosa fatte, ma è proprio nell’attesa che si spera.
Come possiamo vivere questa virtù molto importate (infatti è una delle tre virtù teologali, insieme alla Fede e alla Carità) senza l’attesa? Non potremmo! Proprio come dice San Paolo, che al riguardo era molto più saggio e preparato di me, la Fede e la Speranza con la morte finiscono; e, aggiungo io, finiscono proprio perché finisce la vita terrena, che è un’attesa di Dio, del Paradiso e della comunione perfetta.
Con la morte l’attesa cessa e potremmo vivere finalmente in serenità e felicità, dopo aver superato un eventuale Purgatorio. Quindi, non dobbiamo viverlo male, il tempo dell’aspettare, ma dobbiamo viverlo come un’opportunità e accrescere le due virtù sopracitate, per essere sempre più conformi a Gesù, a Maria Santissima e alla Chiesa, che attende da anni il ritorno di Cristo Glorioso.
Per tutti è difficile attendere, ma per noi giovani ancor di più, perché abbiamo davanti una vita intera, decisioni importanti da prendere e il mondo è sempre più imprevedibile.
Quindi, diventa sempre più difficile aspettare che i frutti maturino, perché il bene è sempre più educato del male e quindi arriva con silenzioso rispetto e calma.
Ma, dal momento che sboccia, è indistruttibile e quindi con la forza di Dio e l’esempio di Maria e dei Santi possiamo attendere la fine della tempesta e godere per sempre dell’arcobaleno.
V DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - 09 febbraio 2025 - ANNO C -
"Lasciarono tutto e lo seguirono"
LA DOCILITA’
Dono dello Spirito Santo ed esercizio di interiorità
Con una piccola donazione puoi riaccendere la speranza di uomini, donne e bambini in Brasile e, anche in Italia...
La Rivista ufficiale della
Famiglia del Cuore Immacolato di Maria
Comprendi per credere, e credi per comprendere. Comprendi la mia parola, affinché tu possa credere; credi alla parola di Dio per poterla comprendere. (Sant'Agostino)