MENU

NEWS

La Cattedra del Pescatore

Carne e Sangue, Passione e Gloria

di don Matteo De Meo

“Perché non ci fai un articolo sulla festa della Cattedra di san Pietro? ...”-  mi sento chiedere tra il refettorio e le cucine.

Una manciata di secondi e: “…Sì, ok, si può fare!”. Un’altra manciata di secondi ed ecco che mi ritrovo già con un bel: “E ora?...  Da dove cominciare? … Il suo significato…  la sua storia… la sua liturgia…”. E, mentre pensieri e contenuti danno inizio alla loro “giostra”, alcune parole affiorano insistentemente, come un tema nello svolgimento di una sinfonia: “…carne e sangue…”, “passione e gloria”.

Le prime due sono quelle che il Pescatore di Galilea si sente dire quando era ancora “il figlio di Giona”: “Beato te Simone, figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio…” gli dirà Gesù. E nel mentre gli dà un nome nuovo: “Pietro” (Mt 16,13-20).

Ma, come sei arrivato Simone a questa risposta? A quale sapienza hai attinto?

Simon Pietro si ritrova sulle labbra parole più grandi di lui, parole che non vengono dalle sue capacità naturali – spiega Papa Francesco –. Forse lui non aveva fatto le scuole elementari, ed è capace di dire queste parole, più forti di lui! Ma sono ispirate dal Padre celeste (cfr. v. 17), il quale rivela al primo dei Dodici la vera identità di Gesù: Egli è il Messia, il Figlio inviato da Dio per salvare l’umanità.

E, da questa risposta, Gesù capisce che, grazie alla fede donata dal Padre, c’è un fondamento solido su cui può costruire la sua comunità, la sua Chiesa. Perciò dice a Simone: «Tu, Simone, sei Pietro – cioè pietra, roccia – e su questa pietra edificherò la mia Chiesa» (v. 18)” (cfr. Angelus, 27 Agosto 2017).

Ed ecco la straordinarietà di questa festa: la Chiesa è fondata sulla roccia della fede di Pietro.

Ma una fede che non nasce dalla carne e dal sangue della sua intelligenza, di un suo ragionamento. E neanche da un suo ultimo sforzo di coerenza personale -era un poveraccio, Pietro, e lo sapeva- ma dalla certezza che chi aveva davanti era il Signore.

Sì: una festa che celebra un “insegnamento”, quello della certezza e della bellezza della fede. E sapete qual è il paradosso? Dio ama i paradossi! Per trasmettersi ha bisogno della “carne” e del “sangue” di un uomo. Non della sua intelligenza, del suo coraggio, ma della “carne” e del “sangue” della sua debolezza.

Avrebbe potuto scegliere uomini molto più capaci, forti e intelligenti di Pietro. Ma sceglie proprio lui, Simone, per guidare, custodire e ammaestrare la sua Chiesa.

Per la sua “Cattedra” sceglie un uomo con tutta la sua povertà.

Ma che insegnamento potrà dare un uomo così?

Ce lo spiega uno che quella Cattedra l’ha ricoperta. Un “grande”, perché povero; un “forte”, perché debole. Il papa san Leone Magno in un suo discorso fa dire a Gesù alcune parole che ci svelano il mistero di un simile paradosso: “Così come mio Padre ti ha rivelato la mia divinità, ugualmente io ora ti faccio conoscere la tua dignità: Tu sei Pietro. Io, che sono la pietra inviolabile, la pietra angolare che ha fatto dei due popoli una sola cosa; io, che sono il fondamento fuori del quale nessuno può edificare, dico a te, Pietro, che sei anche pietra, perché sarai fortificato dal mio potere a tal punto che ciò che mi appartiene per proprio potere sia comune a entrambi, attraverso la tua partecipazione con me. Su questa pietra edificherò la mia Chiesa e il potere dell’inferno non la distruggerà. Vuol dire che su questa fortezza costruirò il tempio eterno e la sublimità della mia Chiesa, che raggiungerà il cielo e s’innalzerà sulla fermezza della fede di Pietro” (4° Discorso nell’anniversario della sua elezione).

E il grande sant’Agostino ne completa il senso dicendo: “Tu, dice, dunque sei Pietro, e su questa pietra che tu hai riconosciuto pubblicamente, su questa pietra che tu hai riconosciuta come vera, dicendo: tu sei il Cristo figlio del Dio vivente, io edificherò la mia Chiesa, cioè sopra me stesso, Figlio del Dio vivente, io edificherò la mia Chiesa. Edificherò sopra di me e non sopra di te.” (Discorso 76, Commento al Vangelo di Matteo).

Capite allora? Quella debolezza è il punto di forza del potere stesso di Cristo. La roccia della fede di Pietro è assunta dall’unica roccia, quella della grazia di Cristo.

Né carne e né sangue. Il Signore non esalta un “pensiero secondo gli uomini”, per quanto sottile e intelligente: a Dio, infatti, “è piaciuto nascondere queste cose ai sapienti e agli intelligenti” per “rivelarle ai piccoli”, ai deboli (cf. Mt 11,25-30). Pietro, confessando la sua fede, in quel momento sapeva cos’era: il più debole, il più piccolo, timoroso, incoerente; ma lo fa per tutti, confessa per tutti ed è certo di quel che dice. È certo più di tutti i suoi ragionamenti e ancor più di tutte le sue debolezze.

Una debolezza che solo i piccoli sanno riconoscere e su cui Dio fonda il suo potere e la sua gloria.

Ed ecco intrecciarsi dolcemente il 2° tema di questa straordinaria sinfonia: “passione e gloria…”.   Una gloria che risplende nella debolezza. L’arma divina della debolezza che sconfigge i potenti.

Un tema che non poteva sfuggire ad un acuto osservatore come Chesterton: “Cristo non scelse come pietra angolare il geniale Paolo o il mistico Giovanni, ma un imbroglione, uno snob, un codardo: in una parola, un uomo. E su quella pietra Egli ha edificato la Sua Chiesa, e le porte dell’Inferno non hanno prevalso su di essa. Tutti gli imperi e tutti i regni sono crollati, per questa intrinseca e costante debolezza, che furono fondati da uomini forti su uomini forti. Ma quest’unica cosa, la storica Chiesa cristiana, fu fondata su un uomo debole, e per questo motivo è indistruttibile. Poiché nessuna catena è più forte del suo anello più debole” (G.K. Chesterton, Eretici, 1905).

Una “cattedra” fatta di passione e di gloria. Una “cattedra” che nella sua passione risplende di gloria. Che vince nella sua debolezza. E questo dal primo all’ultimo di coloro che saranno chiamati a salirvi. In ogni tempo, nella diversità e nella cattiveria dei tempi, Pietro avrà da lottare perché non prevalga la “carne” e il “sangue”. Dovrà in ogni faticoso istante rinnovare il suo sì a Cristo che, per custodire la Verità contro le più subdole macchinazioni della menzogna, non smetterà di ripetergli, nel corso dei secoli, “tu sei Pietro”. E, guardando con infinita tenerezza alla sua umana debolezza, Gesù “consegna” a Pietro “le chiavi” del “Regno dei cieli”. Quella stessa tenerezza con cui gli consegnava in terra la sua Croce. Quella Croce sulla quale non si sentirà degno di essere inchiodato.

Le “chiavi” sono il segno di una autorità, di una responsabilità. La Croce è anch’essa una “chiave”, con la quale il Signore ha voluto spalancare le porte del Cielo e sigillare quelle dell’inferno. Consegna le “chiavi” del Regno a Pietro invitandolo ad essere crocifisso con Lui, ad unirsi con Lui sotto il peso di quella medesima Croce. Medesima “passione”, medesima “gloria”; il peso e la gloria della sua Croce. Chiavi e Croce con le quali è chiamato nella mitezza, nell’ umiltà e nella fermezza, a “insegnare” da quella gloriosa Cattedra. Un insegnamento che attraverso i secoli e le tempeste della storia “scioglie” gli uomini dalla menzogna, per “legarli” alla verità di Cristo.

 “Gesù ha piantato la croce sulla terra - scriveva il buon Claudel- ma Pietro la radica in cielo, solidamente attaccato mediante le verità eterne. Gesù pende con tutto il suo peso verso la terra come un frutto sul ramo. Ma Pietro è crocifisso come su un’ancora, sprofondato negli abissi e nella vertigine. Rovesciato guarda quel cielo di cui ha le chiavi, il regno che riposa su Cefa.”.

Forse vi aspettavate una spiegazione più…  da “cattedra”. … Perdonatemi! …

Ho preferito una spiegazione che, oltre alla mente, spero, interpelli il “cuore”.

 

 

in Evidenza

CALENDARIO EVENTI

Prossimi eventi

CATECHESI FCIM ANADIA
Formazione cristiana

ADORAZIONE EUCARISTICA
Preghiamo per le vocazioni

CATECHESI FCIM FATIMA
Formazione cristiana

DONA ORA

Con una piccola donazione puoi riaccendere la speranza di uomini, donne e bambini in Brasile e, anche in Italia...

Dona alla fondazione

La Rivista ufficiale della
Famiglia del Cuore Immacolato di Maria

ABBONATI ALLA RIVISTA |

NEWSLETTER

La newsletter è uno strumento per rimanere sempre in contatto con noi e per essere sempre aggiornati sulle principali attività della Famiglia del Cuore Immacolato di Maria. Iscrivendoti riceverai gratuitamente notizie brevi, links ad articoli.

Pillole di SpiritualiTà

Comprendi per credere, e credi per comprendere. Comprendi la mia parola, affinché tu possa credere; credi alla parola di Dio per poterla comprendere. (Sant'Agostino)