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LA COMUNIONE DEI SANTI: UN MISTERO DI UNITÀ E DI AMORE ETERNO

La Chiesa celeste, purgante e pellegrina vive in profonda unità

di Sr. M. Paola Lucco icms

Ogni domenica, nel cuore della liturgia eucaristica, la Chiesa fa proclamare dai fedeli una verità antica e sempre nuova: “Credo nella comunione dei santi”. Ma che cosa significa veramente questa espressione? Quale realtà profonda si cela dietro queste parole che, forse, a volte, scorrono sulle nostre labbra senza piena consapevolezza?

La “comunione dei santi” è una delle verità più luminose della nostra fede. È sapere che tutti i battezzati, uniti a Cristo, formano un solo corpo, vivo e pulsante, di cui Lui stesso è il capo. Come insegna il Catechismo della Chiesa Cattolica, questa comunione è la Chiesa stessa (cfr. CCC, n. 947): una Chiesa che attraversa il tempo e lo spazio, che abbraccia la terra, il Purgatorio e il Cielo.

La Chiesa, infatti, non è solo quella visibile, fatta di pietre e di volti. Essa comprende coloro che sono ancora pellegrini su questa terra, coloro che si purificano nell’attesa del cielo, e quelli che già contemplano Dio nella gloria. Tutti uniti. Tutti partecipi. Tutti membri dello stesso mistero.

“Tutti i membri della comunione dei santi sono uniti tra loro e si aiutano reciprocamente. Nella Chiesa, nessuno vive da solo, nessuno pecca da solo, nessuno si salva da solo” (San Giovanni Paolo II).

La comunione dei beni spirituali

Questa unità non è solo affettiva o ideale, ma reale e operante. I beni spirituali, infatti, sono condivisi: ciò che uno riceve, diventa un dono per tutti. La fede, la grazia, i sacramenti, i carismi, persino i beni materiali: tutto scaturisce da Cristo e si diffonde in tutto il Corpo.

“Siamo membra gli uni degli altri, e ciò che io faccio per amore del prossimo giova a me come a lui” (San Francesco di Sales).

In modo speciale, l’Eucaristia realizza e rinnova questa comunione: è per questo che viene anche chiamata “Comunione”. In essa si rende presente la Pasqua del Signore, fonte inesauribile di salvezza. Anche se nel mondo si celebrasse una sola Messa, essa basterebbe a colmare ogni distanza, ogni assenza, ogni solitudine: in quel sacrificio unico si raccoglie l’umanità intera.

Ogni preghiera, ogni atto d’amore, ogni dovere quotidiano vissuto in Dio — anche il più nascosto — è un dono prezioso per tutta la Chiesa. Le mie preghiere, la mia unione con Cristo, il mio lavoro offerto con amore, le mie fatiche accettate con pazienza, raggiungono fratelli che non conosco, sostengono chi soffre, confortano chi è solo, beneficiano anche i defunti.

“Ogni atto di carità, ogni sofferenza accolta per amore, è come una goccia d’acqua che alimenta l’oceano della salvezza per tutti” (Santa Teresa Benedetta della Croce).

Tutto ciò che nasce da Dio ed è vissuto in Lui è condiviso. È un bene comune, un legame invisibile ma potentissimo. È la carità che circola nel Corpo mistico come linfa che dà vita a ogni membro.

“Amate la Chiesa, questa madre che vi genera, vi nutre, vi sostiene. Tutto ciò che fate per lei, non andrà mai perduto” (San Josemaría Escrivá).

Una comunione oltre la morte

Ma questa comunione supera anche i confini della vita terrena. La Chiesa celeste, purgante e pellegrina vive in profonda unità. I Santi del cielo intercedono per noi, ci accompagnano con la loro presenza fraterna e ci aiutano con il loro esempio. I defunti, pur ancora in cammino verso la visione beatifica, ricevono il sollievo delle nostre preghiere, dei nostri suffragi, del nostro amore.

“I nostri cari defunti non ci lasciano, ci precedono. Il loro amore resta, si fa ancora più puro e potente” (Santa Caterina da Siena).

E così, nella Santa Messa, si compie il vertice di questa comunione. Lì siamo uniti a tutti: ai Santi glorificati, alle anime che si purificano, e a tutti i fedeli che, come noi, camminano nella fede. È un mistero grandioso: le distanze si annullano, i cuori si toccano, le anime si abbracciano nella stessa offerta d’amore.

“Tutta la nostra vita è come un filo che tesse l’eternità. In Dio non si perde nulla” (Santa Giuseppina Bakhita).

Pregare per i defunti non è solo un atto di memoria, ma un gesto di speranza: li affidiamo alla misericordia di Dio, certi che un giorno, nella luce del Paradiso, li ritroveremo. Nello stesso tempo, non dimentichiamo di pregare per i vivi, che con noi affrontano ogni giorno il peso della vita, con le sue prove e le sue gioie.

Tutti uniti in Cristo

Quanto è consolante sapere che nessuno è solo! L’amore che ci unisce in Cristo supera i limiti dello spazio e del tempo. Anche quando non possiamo stare fisicamente accanto a chi amiamo, restiamo uniti nell’Amore con la “A” maiuscola, che ha il volto di Cristo e si riflette nei volti dei fratelli.

In Lui, i santi, i defunti e noi pellegrini formiamo un’unica famiglia. Una Chiesa sola. Un solo popolo in cammino verso l’eternità. Ci sosteniamo a vicenda. Ci accompagniamo. Ci teniamo spiritualmente per mano.

“In cielo, vedremo che ogni gesto d’amore ha lasciato una traccia luminosa nel mondo” (Beato Charles de Foucauld).

Uniti nella preghiera, nella fede, nella carità. Uniti nei sacramenti e nella speranza. Uniti nella gloria del cielo e nelle fatiche della terra. Uniti nel Cuore di Cristo, che tutto unisce e tutto trasfigura.

 

 

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