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La devozione riparatrice dei "PRIMI CINQUE SABATI DEL MESE"

Meditando i misteri luminosi consoliamo il Cuore Immacolato di Maria

MISTERI LUMINOSI

1. Gesù è battezzato nel Giordano.

In quei giorni Gesù venne da Nazaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, uscendo dall'acqua, vide aprirsi i cieli e lo Spirito discendere su di lui come una colomba. E si sentì una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto»” (Mc 1,9-11). “Nel Battesimo, Dio vi riconosce come suoi figli e trasforma la vostra esistenza in una storia d'amore con lui. Il Battesimo è il segno che Dio ci ha raggiunti sulla via, che ha reso bella la nostra esistenza e che trasforma la nostra storia in una storia santa. Siete stati chiamati, scelti da Cristo per vivere nella libertà dei figli di Dio, siete pure confermati nella vostra vocazione battesimale e inabitati dallo Spirito Santo, per annunciare il Vangelo con tutta la vostra vita. Ricevendo il santo crisma, vi impegnate con tutte le vostre forze a far pazientemente crescere il dono ricevuto, accostandovi ai Sacramenti, in particolare all'Eucaristia e alla Penitenza che mantengono in noi la vita iniziata con il Battesimo. Battezzati, voi rendete testimonianza a Cristo perché il dono ricevuto ci conduce a una conversione permanente, per imitare Cristo e corrispondere alla promessa divina. Nella loro esistenza, per rispettare i valori essenziali, i cristiani fanno anche altresì l'esperienza della sofferenza che scelte morali – opposte ai comportamenti del mondo e pertanto talora eroiche – possono esigere. Ma la vita beata con il Signore ha questo prezzo, la testimonianza ha questo prezzo. il Battesimo e la Confermazione non allontanano dal mondo, poiché condividiamo le gioie e le speranze degli uomini d'oggi e portiamo il nostro contributo alla comunità umana, nella vita sociale e in tutti gli ambiti tecnici e scientifici. Grazie a Cristo, siamo vicini a tutti i nostri fratelli e siamo chiamati a manifestare la gioia profonda che si prova nel vivere con lui. Il Signore ci chiama a compiere la missione là dove siamo, poiché «tanto importante è la missione a cui Dio ci ha destinati, che non ci è consentito di abbandonarla» (cfr Lettera a Diogneto VI, 10). Qualunque cosa facciamo, la nostra esistenza è per il Signore, là è la nostra speranza e il nostro titolo di gloria.” (s. Giovanni Paolo II, 23/8/1997).

2. Gesù compie il primo miracolo alle nozze di Cana.

Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno più vino»” (Gv 2,3). “Maria manifesta il coraggio della sua fede e la sua totale disponibilità a Dio. Ella che nell'Annunciazione, credendo a Gesù prima di vederlo, aveva contribuito al prodigio del concepimento verginale, qui, fidando nel potere non ancora svelato di Gesù, provoca il suo «primo segno», la prodigiosa trasformazione dell'acqua in vino. In tal modo Ella precede nella fede i discepoli, che crederanno dopo il miracolo; anzi, Maria SS.ma offre un sostegno alla loro fede. E quando Gesù le risponde: «Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora» (Gv 2, 4), egli intende porre la cooperazione di Maria sul piano della salvezza. Impegnando la sua fede e la sua speranza, le chiede il superamento del suo ruolo naturale di madre. Gesù deve fare l'opera del Padre. Maria, allora, si rivolge ai servi per invitarli a essergli obbedienti. Gesù, al quale Ella ha lasciato totalmente l'iniziativa, opera il miracolo, riconoscendo il coraggio e la docilità della Madre: «Gesù disse loro: 'Riempite d'acqua le giare'; e le riempirono fino all'orlo» (Gv 2,7). Anche la loro obbedienza, pertanto, contribuisce a procurare vino in abbondanza. La richiesta di Maria: «Fate quello che vi dirà» esorta ad una fiducia senza esitazione, soprattutto quando non si comprendono il senso e l'utilità di quanto il Cristo domanda. Le parole del Figlio: "Non è ancora giunta la mia ora", insieme al compimento del primo miracolo, manifestano la grandezza della fede della Madre e la forza della sua preghiera” (s. Giovanni Paolo II, 26/2/1997). Fidiamoci anche noi di quello che la Madonna a Fatima ha detto ai tre Pastorelli: “Voglio… che continuiate a recitare il rosario tutti i giorni in onore della Madonna del Rosario, per ottenere la pace del mondo e la fine della guerra, perché soltanto Lei vi potrà aiutare” (13/7/1917).

 3. Gesù annuncia il Regno di Dio e invita alla conversione.

Il regno di Dio annunciato da Gesù è il regno del Padre, al quale Gesù ci insegna a rivolgerci con la preghiera per ottenerne l'avvento: «Venga il tuo regno» (Mt 6,10). A sua volta il Padre celeste offre agli uomini, mediante Cristo e in Cristo, il perdono dei loro peccati e la salvezza, e pieno d'amore attende il loro ritorno come il padre della parabola attende il ritorno del figlio prodigo (Lc 15,20-32) perché Dio è veramente «ricco di misericordia» (Ef 2,4). Gesù ci dice: «Convertitevi e credete al Vangelo!» (Mc 1,15). La conversione al Padre, al Dio che è Amore, si ricollega all'accettazione dell'amore come comandamento nuovo: amore per Dio, «il più grande e il primo dei comandamenti» (Mt 22,38) e amore per il prossimo. Dice Gesù: «Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri» (Gv 13,34). Questa è la legge dell'amore: essa deriva dalla grazia divina nell'uomo che l'accoglie e la conserva partecipando vitalmente al mistero pasquale di Cristo. È un amore che si realizza nella storia nonostante ogni rifiuto, nonostante ogni indegnità. È la speranza che l'amore si realizzi in tutti proprio perché la “misura” pasquale di quell'amore sponsale è la croce di Cristo” (s. Giovanni Paolo II, 27/4/1988). Anche a Fatima l’Angelo, apparendo ai tre Pastorelli, ci chiede di amare Dio, riparando ai peccati commessi contro di Lui, e di amare il prossimo offrendo preghiere e sacrifici, insegnandoci a farlo con queste parole: “Mio Dio io credo, adoro, spero e Vi amo. Vi chiedo perdono per quelli che non credono, non adorano, non sperano e non Vi amano”.

4. Gesù si trasfigura sul monte Tabor.

Il mistero della Trasfigurazione si compie quando Gesù inizia a confidare ai discepoli di dover «salire a Gerusalemme e soffrire molto... e venire ucciso e risuscitare il terzo giorno» (Mt 16, 21). Con riluttanza essi accolgono il primo annuncio della passione ma il divino Maestro vuole dar loro la prova del suo totale radicamento nella volontà del Padre perché davanti allo scandalo della croce essi non abbiano a soccombere. La passione e la morte saranno infatti la via per la quale il Padre celeste farà giungere alla gloria «il Figlio prediletto», risuscitato dai morti. Questa sarà d’ora innanzi anche la via dei suoi discepoli. Unito al suo Signore nell’amore, il discepolo partecipa alla sua passione redentrice. La sofferenza per il credente non è che un passaggio temporaneo, una condizione transitoria. Gesù – ribadisce l’Apostolo – «ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita e l’immortalità per mezzo del Vangelo» (2 Tm 1, 10). Il punto di arrivo della nostra esistenza è dunque luminoso come il volto del Messia trasfigurato: in lui è la salvezza, la beatitudine, la gloria, l’amore di Dio senza limiti. Come, pertanto, non essere pronti alla sofferenza che conduce a questo traguardo? Essa trae senso dall’impegno a convertire la nostra debole natura alle esigenze del bene. Essa tiene conto dei limiti fisici e spirituali delle nostre persone e dei quotidiani rapporti sociali, inquinati purtroppo dall’egoismo e dal peccato che rendono faticoso il nostro cammino spirituale. Gesù ci ha dato i mezzi per affrontare vittoriosamente il buon combattimento della fede, nella fedeltà alla sua parola e nell’umile adesione alla Croce. Ascoltando assiduamente il Vangelo, celebrando il Mistero salvifico nei Sacramenti e nella Liturgia eucaristica, si diventa capaci di annunciare e testimoniare la novità cristiana con una disponibilità generosa e pronta” (s. Giovanni Paolo II, 7/3/1993).

5. Gesù istituisce l’Eucaristia nell’ultima Cena.

Gesù prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: «Prendete e mangiate; questo è il mio corpo». Poi prese il calice e, dopo aver reso grazie, lo diede loro, dicendo: «Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell’alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati»” (Mt 26,26-28). Ringraziamo sempre Gesù per il dono grande dell’Eucaristia, amiamoLo con tutto l’amore di cui siamo capaci, adoriamoLo nel SS. Sacramento e facciamoGli compagnia quanto più spesso possiamo. Così grande è il Suo Amore per noi che non Gli basta donarsi a noi con la Sua Incarnazione, non Gli basta offrire la Sua Passione e Morte in Croce per la salvezza di tutti. Egli, nel Sacramento dell’Eucaristia, trova un modo nuovo, originale, divino per darsi tutto a ciascuno di noi, per unirsi con ognuno di noi personalmente e per portare nel nostro cuore quella bellezza che solo Dio possiede. Ecco perché Gesù soffre tanto quando si vede trascurato, abbandonato, non creduto, poco visitato in questo Sacramento, soprattutto se a farlo sono le anime sacerdotali e religiose. Più spesso ci accostiamo alla s. Comunione e più il Suo Amore e la Sua gioia di poter stare in noi Lo consola e Gli dà gioia, perché Gli permettiamo di effondere su di noi tutte quelle grazie delle quali abbiamo bisogno. Anche a Fatima l’Angelo, apparendo per la terza volta ai tre Pastorelli, chiede riparazione all’Eucaristia. Scrive sr Lucia: “vedemmo l’Angelo con un calice nella mano sinistra e sospesa su di esso un’Ostia, dalla quale cadevano nel calice alcune gocce di sanguediede l’Ostia a me e ciò che conteneva il calice lo diede da bere a Giacinta e a Francesco, dicendo nello stesso tempo: «Prendete il Corpo e bevete il Sangue di Gesù Cristo orribilmente oltraggiato dagli uomini ingrati. Riparate i loro delitti e consolate il vostro Dio!»”. E insegna ai tre Pastorelli a riparare pregando così: “Trinità santissima, Padre, Figlio e Spirito Santo, Vi adoro profondamente e Vi offro il preziosissimo Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Gesù Cristo, presente in tutti i tabernacoli della terra, in riparazione degli oltraggi, dei sacrilegi e delle indifferenze con cui è offeso. E per i meriti infiniti del suo santissimo Cuore e del Cuore Immacolato di Maria, vi chiedo la conversione dei poveri peccatori”.

 

 

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