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La devozione riparatrice dei "PRIMI CINQUE SABATI DEL MESE"

Meditando i misteri luminosi consoliamo il Cuore Immacolato di Maria

MISTERI LUMINOSI

1. Gesù è battezzato nel Giordano.

Giovanni Battista con forza testimonia alla folla che Gesù è “l'agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo” (Gv 1,29).  Eppure, anche Giovanni, quando viene incarcerato, sperimenta il dubbio della fede: si chiede se davvero vale la pena seguire Gesù e dare la vita per Lui. Non nasconde la sua debolezza, la sua fatica: anzi, manda i suoi discepoli a chiedere a Gesù stesso: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?” (Mt 11,3). Ma Gesù non lo rimprovera: anzi, prende sul serio la domanda di Giovanni e gli mostra, attraverso i miracoli che compie, che Lui è davvero il Messia, che Dio non viene meno al Suo Amore ed è fedele alle Sue promesse. Ecco perché “vale la pena” di seguirLo e di dare la vita per Lui.

Anche la piccola Lucia di Fatima, di fronte all’incredulità della mamma e del parroco, svela a Francesco e a Giacinta il dubbio che le lacera il cuore: ha paura che sia il demonio e non la Madonna ad apparirle! E Giacinta le risponde: “Non è il demonio, no! Il demonio dicono che è molto brutto e che sta sotto terra, nell’inferno; invece, quella Signora è così bella e noi L’abbiamo vista salire in Cielo!” E, per sostenerla in questa prova, Francesco e Giacinta offrono preghiere e sacrifici per Lucia, fino a quando Dio le ottiene la grazia di vincere quel dubbio.

Impariamo anche noi a vincere i nostri dubbi e le nostre tentazioni con la preghiera e con piccole mortificazioni, nella certezza che Gesù e la Madonna ci sono vicini, soprattutto in questi momenti.

 

2. Gesù compie il primo miracolo, alle nozze di Cana.

Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno più vino»” (Gv 2,3). È la Madonna che si accorge che non c’è più vino a rallegrare la festa di questa nuova famiglia. Gli sposi e i servi, presi da tante cose, non se ne sono resi conto.

Quante volte, anche nella nostra vita, viene a mancare il vino buono della fede in Dio e della comunione filiale con Lui. E tante altre cose diventano più importanti della preghiera, della frequenza assidua al sacramento della confessione, della partecipazione alla Messa domenicale, dell’adorazione eucaristica, della vera devozione alla Madonna. E, così, a Dio riserviamo appena l’ultimo posto nelle nostre agende; ma non ci rendiamo conto che, lasciandoLo fuori dalla nostra vita, perdiamo il significato vero della nostra esistenza. Ecco perché l’Angelo insegna ai tre Pastorelli a pregare così: “Mio Dio, io credo, adoro, spero, Vi amo. Vi domando perdono per tutti quelli che non credono, non adorano, non sperano, non Vi amano…” e li esorta a riparare non solo agli oltraggi e ai sacrilegi, ma anche alle tante indifferenze commesse contro il SS. Cuore di Gesù e il Cuore Immacolato di Maria.

 

3. Gesù annuncia il Regno di Dio e invita alla conversione.

Che cosa cercate?” (Gv 1,38). È la domanda che Gesù rivolge ai due discepoli e a ciascuno di noi. Che cosa abbiamo visto in Lui per chiederGli, con i due discepoli: “Maestro, dove abiti?” (Gv 1,39)? Come a dire: Gesù, dove trova la Sua forza il Tuo Cuore per rendere così autorevole la tua Parola e così attraente la Tua vita? Ciò che ci attrae di Lui è la bellezza di una vita completamente donata al Padre e ai fratelli; è la certezza di trovare solo in Lui la vera pace che cerca il nostro cuore, e il desiderio di vivere con radicalità la Sua stessa vita. Perché il nostro cuore ha sete di Lui e non possiamo soffocare questo anelito con nessuna delle cose che il mondo ci propone. E, quando abbiamo il coraggio di seguire il Suo invito, allora anche noi diventiamo testimoni di Dio con chi ci sta accanto: anche la nostra vita suscita negli altri il desiderio di incontrarsi con Lui.

Così è stato per Giacinta e Francesco di Fatima: poco prima della loro morte, chi li andava a visitare sosteneva: “La sola vista di questi bambini fa elevare il pensiero alla Madre del Cielo, all’eternità, verso la quale sono pronti a partire così presto e così allegri e felici; a Dio, che essi dicono di amare più dei loro stessi genitori; e anche all’inferno, nel quale cadremo, se continueremo a fare peccati”.

 

4. Gesù si trasfigura sul monte Tabor.

Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro” (Mt 17,1-2). Quante volte Gesù ci chiede di fermarci con Lui, di stare con Lui. E, se lo fa, è perché, quando Gli facciamo compagnia, vuole donarci tutto Se stesso: vuole riempirci della Sua Grazia, vuole rendere il nostro cuore sempre più simile al Suo.

Invece di pensare che abbiamo troppe cose da fare e che non abbiamo tempo da perdere, proviamo a dedicarGli un po’ più di attenzione: ritagliamoci dei momenti della giornata per pregare e parlare con Lui; leggiamo qualche libro buono, che ci possa aiutare a conoscerLo e ad amarLo sempre di più, sull’esempio dei nostri fratelli Santi. Anche in mezzo alle nostre occupazioni quotidiane, cerchiamo di offrirGli tutto quello che possiamo: il battito del cuore, il respiro, i nostri sentimenti e affetti, le azioni piccole e grandi che compiamo… Allora la nostra giornata trascorrerà sempre con lo sguardo rivolto a Lui e trasfigureremo – in soprannaturale, in divino – tutto ciò che è naturale e terreno.

Ogni più piccola nostra offerta, se unita al Sangue di Cristo, diventa occasione di salvezza per le anime e atto d’Amore per Gesù, come ha chiesto l’Angelo ai tre Pastorelli: “Di tutto quello che potete, offrite un sacrificio a Dio, in atto di riparazione per i peccati da cui Egli è offeso e come supplica per la conversione dei peccatori”.

 

5. Gesù istituisce la SS. Eucaristia nell’Ultima Cena.

Nella celebrazione eucaristica il sacrificio redentore di Cristo “ritorna presente, perpetuandosi sacramentalmente, in ogni comunità che lo offre per mano del ministro consacrato… il sacrificio di Cristo e il sacrificio dell’Eucaristia sono un unico sacrificio… l’unico e definitivo sacrificio redentore di Cristo si rende sempre attuale nel tempo” (Ecclesia de Eucharistia, n. 12). È dunque necessario ricevere in grazia di Dio l’Eucaristia: in Essa è veramente presente Gesù in Corpo, Sangue, Anima e Divinità. È Dio stesso che riceviamo nel nostro cuore. Ecco perché a Fatima l’Angelo, nel dare ai tre Pastorelli la Santissima Eucaristia, dice loro: “Prendete il Corpo e bevete il Sangue di Gesù Cristo orribilmente oltraggiato dagli uomini ingrati. Riparate i loro crimini e consolate il vostro Dio!”. Vogliamo, allora, riparare alle tante comunioni fatte in peccato mortale, ai tanti sacrilegi e profanazioni commesse contro l’Eucaristia, ricevendoLa, noi per primi, in grazia di Dio e con le dovute disposizioni. Ripetiamo spesso, durante la giornata, la preghiera che l’Angelo ha insegnato ai tre Pastorelli: “Mio Dio, io credo, adoro, spero, Vi amo…”; mandiamo il nostro Angelo ad adorarLo in tutti i Tabernacoli della terra, soprattutto quelli più abbandonati, riparando così a tante indifferenze verso la SS. Eucaristia.

 

 

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