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La FAMIGLIA di NÀZARET: un’UTOPIA per le nostre FAMIGLIE?

di Katiuscia Iacchini

Pensare oggi alla Famiglia di Nazareth è, nella mentalità comune ormai, pensare a figure lontane nella storia e nello spazio, decontestualizzate da una realtà che viviamo oggi in apparenza completamente diversa da quella di allora, per aspetti sociali ed economici, per mentalità o semplicemente perché non ci interessiamo della fede.

Maria, Giuseppe e Gesù sono quei personaggi del presepe che collochiamo superficialmente tra muschio e pastori, per fare da contorno ai nostri fastosi addobbi natalizi. Non è più nemmeno utopia verso cui tendere il modello della Sacra Famiglia.  Ci viene da chiedersi quali possano dunque essere le motivazioni per guardare ad essa ancora oggi con occhi limpidi e pieni di Speranza.

La famiglia rappresenta il luogo da custodire in cui si sviluppano le più intime relazioni che ci porteranno le cose più belle della vita, i potenziali, una visione fiduciosa dell'esistenza e un'apertura gioiosa al prossimo, così come anche tutti i fardelli che ci peseranno di più, le ferite che decideremo di curare o di riaprire, il bene e il male quindi. Se cresceremo in un circuito in cui saremo guardati con speranza, ci porteremo dietro per sempre una visione luminosa e non dovremo difenderci dalla vita o afferrarla a piene mani o morderla, facendo del male a chi ci capita per saziarci interiormente.

La scelta di Dio è questa: la famiglia. Egli decide di far nascere Suo Figlio con due persone che si amano, decide che Egli debba essere accudito all' interno di un circuito di rapporti: il Verbo per farsi carne passa attraverso le relazioni. Comprendiamo quanto preziosi siano dunque i luoghi relazionali della nostra famiglia e in quanta considerazione vadano tenuti. Maria e Giuseppe vissero nel loro tempo difficoltà che, in modi e manifestazioni diverse, anche altre famiglie possono trovarsi a vivere oggi e che, in misura inferiore, tutti noi sperimentiamo in modi differenti nel corso della vita.

Ciò che fa oggi la differenza è sempre e unicamente il fatto che tutto fu in quella Famiglia affrontato insieme, nella preghiera e nel sostegno reciproco. Dio sapeva che l’unica cosa di cui Gesù avrebbe avuto bisogno sarebbe stato il fatto di avere accanto persone che si amavano e che lo amavano.  Non denaro, lusso, solidarietà momentanea, semplicemente l’unione che nel dolore o nella gioia non ti lascia da solo.

Il loro volersi bene non avrebbe risolto alcun problema, né alleggerito la drammaticità degli eventi e delle violenze che si perpetuarono in quel periodo storico, solo non si sarebbero sentiti mai soli: in quella notte dolorosa dello sterminio di Erode essi rimangono uniti. Anche la Famiglia di Nazareth dunque ha vissuto crisi, si poneva domande, non comprendeva sempre gli eventi che l’hanno coinvolta, ma ha continuato a percorrere i sentieri della vita nell' unione.

Avere un padre e una madre ci aiuta ad affrontare l'esistenza, ma se chi aveva questo ruolo nella nostra vita non lo ha svolto nell’amore, non dobbiamo temere di essere lasciati soli mai: il Signore, l’Emmanuele, il Dio con noi, non ci abbandonerà.  Ci sarà una figura che Dio permetterà che si occupi di noi in un modo o in un altro. Le nostre famiglie allora sgangherate, litigiose a volte, imperfette e pesanti o invadenti sono e saranno sempre il luogo che ci ha accolti e accuditi, fasciati come fecero Maria e Giuseppe con Gesù.

La famiglia allora, quella di Nazareth per sempre, ci ricordi l’amore di Dio, il volerci bene, il sostenerci nella buona e nella cattiva sorte con tutte le miserie che accompagneranno la nostra umanità dolorosa, ma profondamente amata.

 

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