Pillole di SpiritualiTà
Per le ferite d’amore non c’è medicina se non da parte di colui che ha causato la ferita. (San Giovanni della Croce)
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Le Sette Armi Spirituali
di p. Mario Piatti icms
La Chiesa del Corpus Domini di Bologna custodisce il miracoloso corpo incorrotto – seduto, conservato intatto e ancora oggi, in parte, flessibile – di Santa Caterina de’ Vigri, clarissa, più nota come “Santa Caterina da Bologna” (1413-1463).
Mistica e umanista, nell’aprile 2019 tracciammo il suo profilo biografico sulla nostra Rivista “Maria di Fatima”.
Presentiamo ora, pur brevemente, una delle sue opere più famose, il trattatello de “Le sette armi spirituali”, originariamente composto per le Novizie, ma valido e sempre utilissimo per ogni anima.
PRIMA ARMA – LA DILIGENZA, o “buona volontà”, è la sollecitudine nell’operare il bene. La Santa afferma che a dare il primo movimento e impulso è sempre DIO-AMORE, lo Spirito Santo, che con le sue “buone ispirazioni” attende una risposta diligente da parte nostra. La nostra “diligenza” consiste proprio nel porre questa volontà in mano allo Spirito, primo motore, per conseguire il “discernimento” necessario per compiere il bene e per usare “con criterio” tutte le virtù.
L’equilibrio nel discernere, circa le scelte da compiere, è la legge spirituale nel buon uso di questa prima “arma”.
SECONDA ARMA – LA DIFFIDENZA DI SÉ. La nostra “buona volontà” può degenerare in presunzione e in superbia, se non è accompagnata dalla diffidenza di sé.
Essa è “nobilissima dote” e ha il potere di sconfiggere le forze del male, che si nascondono in chi si fida delle proprie forze e si fonda solo sulla propria esperienza. Quindi male è: “Voler vivere di testa propria e con lo stolto fervore”; bene è, invece: “vivere secondo coscienza e secondo il parere e la volontà dei superiori”.
La Santa propone quest’arma della diffidenza di sé in senso positivo: essa poggia sulla retta coscienza e ha come contro-prova la virtù dell’umiltà, che sa chiedere consiglio e si sottomette “totalmente” alla volontà dei superiori.
TERZA ARMA – LA CONFIDENZA IN DIO. Non si può diffidare di sé, con verità ed equilibrio, se non si confida pienamente in Dio, perciò la Santa dice di prendere questa terza arma per combattere “virilmente” le prove e le tentazioni della triplice concupiscenza: il diavolo, il mondo, la carne. E se per “divino e occulto mistero” l’anima soffre fino a sperimentare l’abbandono di Dio, essa ha, come modello di perfetta confidenza in Dio, Gesù crocifisso, che in quei momenti sarà “dolce e fedele compagno” di colei che, follemente innamorata, desidera soffrire per Lui.
QUARTA ARMA – LA MEMORIA DELLA PASSIONE E MORTE DI GESU’ CRISTO. Essa è posta al centro del Trattato, perché questo mistero è al centro stesso della nostra vita cristiana. Anzi, Caterina afferma che è “superiore a tutte” le “armi”, a tal punto che senza di essa poco gioverebbero le altre. La Passione di Cristo Gesù è indicata come vera “maestra sapientissima”, che porta a piena bellezza tutte le virtù.
QUINTA ARMA – LA MEMORIA DELLA PROPRIA MORTE. Questa “arma” è considerata tutta in chiave positiva. Infatti essa ha lo scopo di non lasciar passare invano questo “tempo di misericordia” – la nostra vita terrena – ed esercitando il dono “della buona volontà”, nella obbedienza, permette di percorrere con frutto la via della salute dell’anima e del corpo.
SESTA ARMA – LA MEMORIA DEL PARADISO. La Santa sottolinea che i beni eterni, promessi dal Signore, non sono la paga del mercenario, bensì il premio di chi combatte, vive ed opera “per puro amore”.
SETTIMA ARMA – LA MEMORIA DELLA SACRA SCRITTURA. Essa è la madre, meritevole di piena fiducia, da cui prendere sempre consiglio. È molto importante ciò che Caterina dice sull’uso di quest’arma: troviamo accenni delicati e teneri di un rapporto sponsale dell’anima con Cristo Gesù che, nel Vangelo e nelle Epistole della Santa Messa, invia la sua lettera d’amore alla creatura che ama, affinché ella lo possa “dolcemente e castissimamente abbracciare”, soprattutto nel ritiro della cella.
San Caterina, nel consigliare l’uso delle “armi”, le pone tutte sullo stesso piano, per scegliere ora l’una ora l’altra, al momento opportuno, per la battaglia spirituale. La settima è come la guaina, che tutte le contiene e che permette così di non stare mai senza di esse e di usarle con prudenza.
Infine, quest’ultima arma chiude il discorso sul cammino ascetico e fa da prologo a un discorso più ampio, che investe l’esperienza mistica della Santa, di cui forse non avrebbe parlato, se non fosse stata interiormente sollecitata per il bene delle Novizie e delle Consorelle, onde metterle in guardia contro gli inganni del maligno.
Le “sette armi” possono chiamarsi il Vademecum di ogni creatura che, “illuminata dalla grazia divina, in giovane età, con sana coscienza e con buon fervore entra in monastero”, e si dedica all’orazione e all’esercizio della virtù. Ma anche la Religiosa, non più giovane, avrà bisogno delle medesime armi, per continuare la sua battaglia spirituale.
E noi aggiungiamo che queste indicazioni valgono davvero per tutti, compresi noi, appartenenti alla Famiglia del Cuore Immacolato di Maria, che veneriamo Santa Caterina da Bologna come nostra speciale protettrice.
(parzialmente tratto da Le Sette Armi Spirituali di Santa Caterina da Bologna di Sr. M. Giovanna Lo Bianco o.s.c.)
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