Pillole di SpiritualiTà
Per le ferite d’amore non c’è medicina se non da parte di colui che ha causato la ferita. (San Giovanni della Croce)
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III° parte
Tratto dal sito “Opus Dei”
Terza parte
Parola che irrobustisce, cura, incoraggia
La fiducia è la base del funzionamento di una qualunque relazione; per poter crescere personalmente e professionalmente; la base di ogni attività di formazione. Per questo, quando vogliamo aiutare altri, notiamo subito l’importanza dell’ascolto, della comprensione o della pazienza , ecc., ma in realtà abbiamo bisogno di molto di più: fidarci delle persone ci spinge a guardarle con ottimismo, a credere in loro, a individuare le loro potenzialità, ad avere aspettative in quello che potrebbero arrivare a essere, così da immedesimarci anche nelle loro lotte.
«Seguendo l’esempio del Signore - scrive San Josemaría -, comprendete i vostri fratelli con un cuore molto grande, che non ha paura di nulla, e amatelo veramente. (…) Essendo molto umani, saprete passare sopra i piccoli difetti e vedere sempre, con comprensione materna, il lato buono delle cose»[6]. Agire così non vuol dire essere fuori dalla realtà, smettere di vedere i limiti o i difetti degli altri. Se gli vogliamo bene, li vorremo migliori: conoscendoli e amandoli come sono, con l’amicizia e la fraternità che ci unisce, potremo avvertirli dei possibili pericoli che corrono, o potremo suggerire loro quello che magari non capiscono all’inizio, e li accompagneremo alla scoperta del bene che si nasconde dietro queste nuove prospettive[7]. L’affetto sincero per l’altro rende possibile un clima di libertà, di fiducia, che si manifesta nella chiarezza con la quale esponiamo il perché vediamo che gli conviene sforzarsi a lottare su un determinato punto, in modo che si senta accompagnato da noi nel suo cammino, e non spinto ad agire in maniera irrazionale. «La funzione del direttore spirituale è di aiutare che l’anima desideri – ne abbia voglia – di fare la volontà di Dio»[8].
Qualche volta ci può accadere che, volendo aiutare qualcuno che sembra di non voler sentire, ci lasciamo prendere dal pregiudizio che realmente non lo voglia. Non possiamo dimenticare che siamo fragili, e che il cammino, oltre all’apprendimento, in certi casi lascia ferite che sono lente a chiudersi. Spesso la sofferenza provocata da tali colpi spinge a costruirsi barriere che isolano, che proteggono da possibili sofferenze, ma che contemporaneamente rendono difficile riacquistare la fiducia che serve per continuare a crescere.
La parola che irrobustisce, che cura, che incoraggia, è la parola più propriamente umana. Solo se c’è fiducia, affetto sincero, gratuito, saremo in sintonia con l’altro, e la nostra parola parteciperà, con l’aiuto di Dio, al suo potere creatore: sarà anche manifestazione del suo amore, e aiuterà a cicatrizzare quelle ferite.
«Dio conosce ciascuno fino in fondo, anche con i suoi punti dolenti, e ci guarda tutti con tenerezza. Impariamo dal Signore a guardare con i suoi occhi, a comprendere tutti, a metterci nei panni degli altri»[9]. Dobbiamo essere pazienti e andar seminando fiducia con affetto, con dettagli che manifestano il nostro sincero interesse. Dio ha voluto che avessimo bisogno l’uno dell’altro, e agisce nella storia umana tramite gli uomini e le donne, contando su ciascuno per aiutarci reciprocamente.
Chi ha una responsabilità nei confronti di altri dev’essere prevenuto di fronte al rischio di voler dare sempre soluzioni o risposte. Spesso, quasi inconsciamente, possiamo pensare che aiutiamo l’altro quando otteniamo che assuma il nostro personale modo di ottenere i risultati migliori. Tuttavia, il lavoro di formazione non consiste nell’ottenere che l’altro cammini come vogliamo noi. Pretendere che gli altri si adattino a certi modelli predeterminati non consente di aprire loro orizzonti; più facilmente potrebbe sottoporli alla frustrazione di chi non giunge a realizzare certe aspettative.
In realtà, una buona formazione è quella che ottiene che ciascuno sia, con l’aiuto di Dio, autentico protagonista della propria vita. Chi desidera collaborare in questa missione, ha il compito di accompagnare, di facilitare la conoscenza di sé, facendo delle buone domande che aiutano a riflettere, proponendo più piste che risposte, anche se questo richiede più fatica.
Quando è la stessa persona che scopre il suo orizzonte e si pone una meta, lo sforzo per raggiungerla è molto più efficace, perché nasce da un moto interiore. Anche quando richiede più tempo ottenere i «risultati» che ci si può aspettare, lo stesso sforzo andrà formando la persona in maniera positiva, stabile, virtuosa. L’averlo tante volte sperimentato sulla nostra pelle ci porterà a dare sempre una grande importanza all’iniziativa personale, e a stimolare il protagonismo di ciascuno
La fiducia nasce là dove si percepisce l’amore di Dio, che è paziente, non si irrita, non tiene il rendiconto del male, ma tutto scusa e tutto crede (cfr. 1Cor 13, 4-7). Chi ama così diviene maestro, sicuro riferimento, forza delicata che porta gli altri ben al di là di quello che sembrava possibile. Quante sorprese abbiamo quando rispettiamo questa terra sacra che sono gli altri! Lo Spirito Santo può allora aiutarli a dare il meglio di sé stessi. Se abbiamo fiducia in quello che possono arrivare ad essere, se confidiamo nella grazia e in tutto il bene che Dio mette in loro, daremo loro ali per volare.
[6] San Josemaría, Lettera 27, n. 35.
[7] F. Ocáriz, Lettera pastorale, 16-II-2023, nn. 3-6.
[8] San Josemaría, Lettera 26, n. 38.
[9] F. Ocáriz, Lettera pastorale, 16-II-2023, n. 15.
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