Pillole di SpiritualiTà
Chi guarda Maria, chi cerca di imitarla, cammina speditamente nella via della santità. (San Luigi Grignion de Montfort)
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Il dono della fede non è solo per noi e non si può “trattenere”!
di Piera Di Girolamo
Se è pur vero che ottobre è il mese in cui la Chiesa ci invita a vivere, in modo particolare, la missionarietà della nostra fede – e durante il quale, quindi, molteplici sono le iniziative promosse in tal senso nelle comunità parrocchiali, nei movimenti e dalle associazioni cattoliche – non possiamo non sottolineare che ogni cristiano è chiamato, fin dal battesimo, a vivere una “vita missionaria”. Non è, dunque, un tempo circoscritto quello in cui esprimere, in vari modi, la propria vocazione missionaria, ma è l’intera vita del cristiano che deve essere una missione.
Ma qual è questa missione, a cui tutti siamo chiamati? Credo che la missione universale di ogni battezzato sia quella di annunciare Cristo. I modi per farlo sono infiniti e ognuno, secondo il proprio stato e secondo il luogo e i tempi in cui Dio lo ha inserito nel mondo, ha il compito di portare il messaggio di salvezza.
Ognuno di noi ha talenti diversi, tutti abbiamo caratteristiche personali e caratteriali che ci differenziano gli uni dagli altri e, quindi, le forme espressive variano; ma ciò che dovrebbe essere comune a tutti è il vivere la missionarietà come dono. E questo può avvenire soltanto se abbiamo la consapevolezza che tutto è dono.
Tutto ciò che abbiamo, a partire dalla nostra stessa vita, è un dono. Se ogni mattina apriamo gli occhi è perché Qualcuno ci dona ancora un giorno da vivere. Non possiamo aggiungere nemmeno un istante alla nostra vita se non è Dio a darcelo: tutto è grazia Sua.
In quest’ottica, allora, tutto quello che a nostra volta doniamo agli altri ha una caratteristica ben precisa: la gratuità. È facile, perché è nella natura umana, “fare”, “dare” nella speranza – o addirittura nella pretesa – di un ricambio. Del resto, la logica del mondo moderno è proprio quella del “do ut des”. Viviamo, purtroppo, in una società che non contempla il dono, che non lo concepisce; ma, al contrario, induce all’egoismo, al trattenere o a dare solo per averne un beneficio, un tornaconto. Il vero cristiano, però, non può seguire questa logica opportunistica, ma guardando a Cristo, che si è fatto Carne, ovvero si è fatto Dono, senza pretendere nulla, deve seguire il Maestro, il Suo esempio.
È vero, a volte potremo andare incontro a delusioni, altre volte ci sarà chi non ci accoglierà come vorremmo: ma ciò che conta, più di tutto, è donare ciò che abbiamo ricevuto. Perché il dono non si può trattenere, non è per noi, ma per raggiungere tanti altri cuori. È come una corda che ha tanti nodi quante sono le anime che incontriamo e che a loro volta si annodano ad altre anime. È un circuito infinito di Amore che ha la sua sorgente in Dio, che è Amore. Vivere “da missionari”, allora, è vivere gli infiniti volti dell’Amore. È saper comunicare con la vita e con le opere Gesù Cristo che “pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso, facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce” (Fil 2. 6,9).
Gesù, da Dio che era, si è fatto servo dell’umanità, e di una umanità peccatrice. Per il mondo questa è pura follia. Per noi cristiani è Sapienza di Dio.
Il servo (missionario) è colui, dunque, che si dona agli altri senza aspettative, è colui che non fa calcoli, ma si mette al servizio, sapendo che è il Signore a guidare la storia e che lui è solo un semplice strumento nelle Sue mani. E, se saprà essere uno strumento docile, i frutti saranno abbondanti. A volte questi frutti si potranno vedere, tante altre volte si dovranno attendere a lungo; in tante altre occasioni e circostanze non si potranno vedere su questa terra, ma si vedranno solo in Cielo. Una cosa, però, è certa: ogni minimo gesto, ogni atto di carità, di servizio che offriremo a un fratello, avrà un effetto e la ricompensa sarà grande nei Cieli. La gloria di questo mondo, allora, non deve interessarci: la gratuità non è compatibile con la gloria degli uomini, ma opera con lo sguardo rivolto al Cielo.
Un’anima missionaria è un’anima felice, perché fa risiedere la sua gioia nel portare Cristo, nell’ annunciarLo, nel condurre a Dio più anime possibili, nel portare a compimento la sua missione: essere luce nel mondo, essere sale della terra. E tutto per la gloria di Dio!
La Vergine Maria, donna missionaria per eccellenza, non tenne per Sé il Figlio, ma Lo donò al mondo, a ognuno di noi. Gesù era da poco tempo nel Suo grembo e Lei non indugiò a partire e a portarLo alla cugina Elisabetta, che fu la prima persona ad accogliere Gesù e a riconoscerLo come Figlio di Dio.
Vergine santa, sii nostra guida nel cammino missionario che siamo chiamati a percorrere e fa’ che, attraverso il Tuo Cuore Immacolato, possiamo portare Cristo al mondo, ai più lontani, a coloro che non Lo conoscono, a chi attende l’annuncio di salvezza!
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