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LA MIA ANIMA CANTAVA

Chiara Badano, un cammino di luce

di Camilla Doni

Sono Camilla, una ragazza nata il 13 maggio 2004. Fino a poco tempo fa vivevo, come la maggior parte dei miei coetanei, con social e cellulare a portata di mano e conoscevo Nostra Signora di Fatima solo perché sono nata – forse non per caso (dovevo nascere un mese dopo) – nel giorno della ricorrenza dell’apparizione ai tre Pastorelli. Pensavo al mio futuro in modo superficiale, sicuramente il mio sguardo non era rivolto al “Cielo”. Poi ho conosciuto Padre Lorenzo Pardi, che mi ha parlato della Famiglia del Cuore Immacolato di Maria e del suo fondatore. La prima volta l’ho guardato con sospetto, con quel suo abito lungo e nero, una grande cintura in cuoio e il Rosario che scendeva dall’abito e che io avevo usato raramente… Al primo incontro con lui sono andata con poca voglia: era domenica pomeriggio e a Messa c’eravamo già stati quel giorno; quindi, non capivo perché mia mamma mi portasse da una famiglia sconosciuta a conoscere un sacerdote sconosciuto.

 

DUE IMPREVISTI, CARISSIMI “AMICI”

Invece il seguito è avvenuto tutto naturalmente, abbiamo proseguito con gli incontri, sempre con gioia, e la conoscenza di quel Padre mi ha portato a pregare quotidianamente il Rosario, facendomi scoprire una parte di me stessa che non sapevo di avere: quella spiritualità che fino a quel momento era stata superficiale.

Grazie a quel sacerdote ho potuto conoscere Diletta, la mia migliore e dolce amica. Tra le varie esperienze, alle quali ho aderito dopo questo incontro, vi è stato il Ritiro spirituale dello scorso anno, a Roma. Al mio arrivo a Villa Troili, ho notato due grandi foto appese alla parete esterna della Parrocchia... Erano due ragazzi, Rolando e Chiara, avevano più o meno la mia età, ancora non li conoscevo. Entrambi erano sereni, belli, ma di una bellezza non solo esteriore.

Lei era particolarmente luminosa, il nome riportato sotto la foto di lei era “CHIARA LUCE Badano”. Dentro di me cresceva la curiosità di conoscere chi fosse una ragazza che aveva un così bel nome… I suoi occhi erano vivi ed espressivi, mi facevano pensare a una ragazza sincera, che sicuramente sarebbe stato bello avere come amica. Dopo qualche tempo ho avuto modo di approfondire e leggere la sua storia ed effettivamente ciò che avevo visto erano splendore e LUCE veri.

Chiara Luce Badano è stata un esempio di serenità e generosità, ha dato nelle mani di Dio la sua breve vita, donando le sue sofferenze fisiche a Gesù, non lamentandosi mai di ciò che doveva patire a causa di un improvviso male incurabile, che in età giovanissima e in brevissimo tempo l’ha portata via dai suoi genitori e dalla vita terrena.

 

QUANTO È DURO ANDARE CONTROCORRENTE

Chiara nacque a Sassello, il 28 ottobre 1971, da una famiglia semplice. La mamma, fin da piccola, la educò ad avvicinarsi a Gesù, ma lei stessa arrivava con naturalezza a sentirsi davvero parte della sofferenza patita sulla Croce da Nostro Signore, per donarsi in sacrificio vivente, compiendo frequenti atti di carità e di amore.

Il suo sogno era quello di andare ad aiutare i bambini in Africa, avrebbe voluto diventare medico, per poterli curare. A nove anni iniziò a frequentare il Movimento dei Focolari, fondato da Chiara Lubich. Visse appieno la sua adolescenza, ma sempre in contatto con il Vangelo. Era un’appassionata sportiva, si cimentò in varie discipline finché la malattia glielo impedì, a circa 17 anni.

Anche questo terribile ostacolo non la portò a disperare, ma a donarsi ancora, così come era vissuta sempre, con gratitudine, accettando anche un’ingiusta bocciatura scolastica. Leggendo la sua vita, ritrovo delle frasi che Chiara diceva e che fin prima di incontrare la spiritualità non avrei capito. A esempio: “Quant’è dura andare controcorrente!”. Oppure, quando sua mamma Maria Teresa le chiese: “Ma con gli amici, ogni tanto parlate di Dio?” Chiara rispose: “Io non devo parlare di Gesù, ma glielo devo dare”. E la mamma: “Ma come fai?” e lei: “Prima di tutto mettendomi in atteggiamento di ascolto, col mio modo di vestire, ma soprattutto col mio modo di amare”. Purtroppo, la maggior parte dei miei coetanei non va neppure in chiesa a Natale e, quando dico che ci vado ogni domenica, quasi ti fanno sentire a disagio, come fossi un extra-terrestre… il contrario di quello che dovrebbe essere!

 

IN PARADISO SARÒ BIANCA COME LA NEVE

A 17 anni, dopo che a Chiara fu scoperto un grave tumore, apparve subito evidente quanto lei fosse “speciale”: affrontò tutto con grande forza e coraggio, affidandosi a Dio; riuscì a volgere sempre il suo sguardo luminoso verso una sola direzione, senza far sentire i suoi genitori in difficoltà per le sue sofferenze, anzi dando coraggio e speranza a tutti. E, quando il dolore si faceva più acuto, Luce desiderava sempre più ardentemente l’incontro con Nostro Signore, immaginando Lui come il suo Sposo.

Con l’aggravarsi della malattia, sarebbe stato necessario aumentare le dosi di morfina, ma Chiara le rifiutò, perché diceva che le toglievano la lucidità e lei invece voleva offrire a Gesù tutto il suo dolore. Quando la mamma le chiedeva se soffriva molto, lei rispondeva con semplicità: «Gesù mi smacchia con la varechina anche i puntini neri, e la varechina brucia. Così, quando arriverò in Paradiso, sarò bianca come la neve». Nelle notti insonni cantava; e, al termine di una di queste, forse la più difficile, confesserà: «Soffrivo molto fisicamente, ma la mia anima cantava». Chiara insegna tanto con il suo esempio, ma soprattutto ci rivela che il corpo è solo un mezzo, che non può impedire al nostro spirito e al nostro cuore di stare in ascolto, proteso verso la Parola di Dio. È in Lui che dobbiamo trovare serenità e felicità, soprattutto quando ci verrebbe da abbandonarlo. Cosi come ripeteva Chiara: “Se lo vuoi tu, Gesù, lo voglio anch’io!”.

 

IL RISCHIO DI UNA VITA SENZA SENSO

Purtroppo, non tutti i ragazzi hanno la “fortuna”, che ho avuto io, di poter conoscere chi annuncia la Parola di Gesù. Attraverso gli incontri con le Suore, Serve del Cuore Immacolato di Maria o il gruppo giovani o i seminaristi e Fratelli, è bello poter approfondire come hanno incarnato il Vangelo le persone sante e luminose come Chiara. Senza la opportunità, che mi ha portato nella Famiglia del Cuore Immacolato di Maria, sarei stata probabilmente una dei tanti giovani delusi, con una vita senza senso, spenta e in cerca di cose superficiali e di soddisfazioni immediate, per provare ad avere “tutto subito” e per poi pentirsi di quanto fatto.

A scuola ci hanno insegnato che la nostra si chiama generazione “zeta”, esempio di quel fenomeno che in termini sociologici si chiama secolarizzazione o anche laicizzazione – sempre più spinte e che sempre più velocemente ci portano a essere tutti uguali, dentro a schemi voluti dalle grandi società che hanno forti poteri economici e che sono in grado di influenzare la politica del mondo; che ci costringono, con la forza della comunicazione di massa, a far parte di un gregge di consumatori senza testa, senza morale, senza ideali; di una massa di persone “uniformate”, che credono invece di essere anticonformisti, perché hanno tatuaggi e piercing e sono guidati da tanti vuoti influencer. Il cuore e Dio sono fuori moda.

 

UNA RAGAZZA “FUORI DAGLI SCHEMI”

Chi va controcorrente, viene visto come una persona vecchia, sfortunata, senza compagnia, emarginata: e, in effetti, è in minoranza ormai. Quanti vanno in Chiesa, la domenica, tra i giovani? Quanti provano a pensare con la propria testa e si vestono in modo normale, o non vanno in discoteca o a bere alcoolici? Da quello che vedo, ben pochi… Chiara è stata “una grande”, proprio perché era fuori dagli schemi. Ha avuto coraggio e lei l’ha dimostrato senza grandi proclami, ma con umiltà, nel silenzio della preghiera, sostenendo con convinzione ciò che sentiva nel cuore: «Non devo dire di Gesù a parole: devo darlo col mio comportamento».

In particolare ai giovani diceva: «I giovani hanno una vita sola e vale la pena di spenderla bene». Voglio ricordarla con questo episodio. Pochi anni dopo essere entrata a far parte del Movimento dei Focolari, disse: “Ho riscoperto il Vangelo… Ho capito che non ero una cristiana autentica, perché non vivevo fino in fondo. Ora voglio fare di questo magnifico libro il mio unico scopo della vita. Non voglio e non posso rimanere analfabeta di un così straordinario messaggio. Come per me è facile imparare l’alfabeto, così deve essere anche vivere il Vangelo…”

Chiara ha vissuto la sua breve vita diffondendo questo importante messaggio a chi incontrava: purtroppo morì poi tanto giovane. Gesù l’ha voluta con Lui una domenica, il 7 ottobre del 1990, quando finalmente Chiara realizzò il suo desiderio più grande ed andò ad incontrare il suo “Amato” Gesù. Sicuramente Lui l’avrà accolta come lei immaginava: vestita da sposa, in Paradiso tra gli Angeli. Poco prima di lasciare il suo corpo sofferente, aveva sussurrato alla mamma: “Sii felice, perché io lo sono!”.

 

L’ULTIMO SALUTO AI SUOI CARI  

Il 10 settembre 1990, Chiara registra su una cassetta audio (si trova in internet) il suo saluto ai genitori, per ringraziarli della loro vicinanza. In quest’occasione racconta che, trovandosi in camera operatoria, avvertì accanto a sé la presenza di “una signora vestita di bianco, con un sorriso luminosissimo”, venuta a rincuorarla e a trasmetterle tranquillità. Sentì in se stessa una tale pace, da provare l’impulso di ringraziare Iddio.

Papa Benedetto XVI firmò il Decreto di approvazione del miracolo attribuito all’intercessione della Venerabile Chiara Badano. La data per la festa liturgica è il 29 ottobre.

 

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