Pillole di SpiritualiTà
Comprendi per credere, e credi per comprendere. Comprendi la mia parola, affinché tu possa credere; credi alla parola di Dio per poterla comprendere. (Sant'Agostino)
NEWS
di p. Paolo Falchi icms
Gesù, nel Vangelo di Marco, esorta i suoi discepoli dicendo: “Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura” (Mc 16 15). Dagli Apostoli questo invito giunge a tutti i cristiani di tutti i tempi e di ogni condizione sociale, qualunque sia lo stato di vita o il ruolo all’interno della Chiesa.
È il Battesimo che rende ogni discepolo di Gesù un inviato, un missionario.
La convinzione che l’opera di evangelizzazione appartenga esclusivamente a coloro che fanno parte dell’Ordine sacro è erronea e fuorviante. Il Papa Francesco lo sottolineò in un messaggio inviato al Cardinale Stanislaw Rylco, allora presidente del Pontificio Consiglio per i laici, in occasione della giornata di studio sul tema «vocazione e missione dei laici, a cinquant’anni dal decreto Apostolicam actuositatem»: “Il Concilio Vaticano II «non guarda ai laici come se fossero membri di “second’ordine”, al servizio della gerarchia e semplici esecutori di ‘ordini dall’alto’», ma come «discepoli di Cristo» capaci di portare lo spirito evangelico nel mondo nel quale sono inseriti”.
Il Papa specifica che la vocazione missionaria del laico si svolge nel mondo in cui vive, in cui cioè si dipana la storia della sua esistenza: dall'ambito lavorativo a quello familiare, passando per i momenti in cui intreccia relazioni sociali.
Diversi anni prima, il Santo Padre Giovanni Paolo II aveva definito con chiarezza questo concetto. Sul tema scrisse un’esortazione apostolica, la Christifideles laici. A partire da questo documento e alla luce del Concilio Vaticano II, il ruolo specifico spettante ai laici è stato affermato e ben delineato. Intorno alla parabola degli operai, chiamati a lavorare nella vigna del Signore, il Papa chiarisce: “La chiamata non riguarda soltanto i Pastori, i sacerdoti, i religiosi e le religiose, ma si estende a tutti: anche i fedeli laici sono personalmente chiamati dal Signore, dal quale ricevono una missione per la Chiesa e per il mondo”. A partire dalla loro vocazione: «cercare il Regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio» (LG, 31), e proprio perché membri della Chiesa ne consegue che essi “hanno la vocazione e la missione di essere annunciatori del Vangelo (…): «In quanto partecipi dell'ufficio di Cristo sacerdote, profeta e re, i laici hanno la loro parte attiva nella vita e nell'azione della Chiesa (...). Nutriti dell'attiva partecipazione alla vita liturgica della propria comunità, partecipano con sollecitudine alle opere apostoliche della medesima; conducono alla Chiesa gli uomini che forse ne vivono lontani; cooperano con dedizione nel comunicare la parola di Dio, specialmente mediante l'insegnamento del catechismo; mettendo a disposizione la loro competenza rendono più efficace la cura delle anime ed anche l'amministrazione dei beni della Chiesa»” (n. 34)
L’ impegno dei laici nel mondo e nella vita della chiesa non richiede comunque delle competenze specifiche, ma il dovere della testimonianza cristiana, che si realizza nel Vangelo vissuto nel proprio ambiente e nella propria esperienza quotidiana. Molto chiaramente lo affermò Paolo VI quando, Il 2 ottobre del 1974, diceva, in sede del Pontificio Consiglio, le seguenti parole: “L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri o, se ascolta i maestri, è perché sono dei testimoni”.
Il laico della FCIM è chiamato in causa proprio da questo dovere di testimonianza. Nella vocazione specifica dei laici, che possono arrivare con la loro presenza e la manifestazione della loro fede nei luoghi in cui non si verifica la presenza del clero, l’appartenente al nostro Movimento può scoprire la specificità della sua testimonianza: tradurre ogni evento della propria quotidianità in un’occasione di riparazione, secondo lo spirito di Fatima. Il Vangelo, in questo modo, riceve una forza irresistibile, che trova modo di diffondersi anche là dove sembra essergli precluso.
Per questo possiamo dire con Madeleine Delbrêl:
“I cristiani nel mondo sono «conduttori» - nel senso di un filo elettrico – di ciò che il mondo non genera da sé, non può cavar fuori da sé. E quanto più i cristiani hanno una forte «carica» per il mondo, tanto più sono predestinati al mondo. La loro croce normale è una tensione spinta al massimo tra la loro intima appartenenza al mondo e la loro funzione, che li situa nel cuore del mondo, ma da «stranieri» nel mondo. Eppure, Dio li ha pensati così, li conserva, li sostiene così, perché la missione di Cristo continui nelle condizioni e con i mezzi che le sono propri”.
V DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - 09 febbraio 2025 - ANNO C -
"Lasciarono tutto e lo seguirono"
LA DOCILITA’
Dono dello Spirito Santo ed esercizio di interiorità
Con una piccola donazione puoi riaccendere la speranza di uomini, donne e bambini in Brasile e, anche in Italia...
La Rivista ufficiale della
Famiglia del Cuore Immacolato di Maria
Comprendi per credere, e credi per comprendere. Comprendi la mia parola, affinché tu possa credere; credi alla parola di Dio per poterla comprendere. (Sant'Agostino)