Pillole di SpiritualiTà
Comprendi per credere, e credi per comprendere. Comprendi la mia parola, affinché tu possa credere; credi alla parola di Dio per poterla comprendere. (Sant'Agostino)
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CONOSCERE IL SIGNORE, PER SERVIRLO E AMARLO
Tratto dal “Maria di Fatima” n. 7 SETTEMBRE- OTTOBRE
prof. don Insa Gomez Francisco Javier
La meditazione sul Cuore di Gesù, sui suoi sentimenti e le sue reazioni, è una vera scuola di vita cristiana. Come tante altre cose, Gesù avrà imparato, umanamente, a “gestire” le proprie emozioni sull’esempio di Sua Madre Maria. Non a caso, il giorno successivo alla solennità del Sacro Cuore di Gesù celebriamo la memoria dell’Immacolato Cuore di Maria.
La solennità del Sacro Cuore di Gesù ci ricorda che il Signore si è fatto veramente uomo per amore a noi uomini. Ha avuto un corpo soggetto alla sofferenza e ha avuto gli stessi sentimenti che tutte le persone sperimentiamo quotidianamente.
VI HO CHIAMATI AMICI
Una lettura del Vangelo mostra la grande ricchezza di sentimenti che il Signore ha avuto. Senza essere esaustivi, ci dice esplicitamente che Egli amava l’Apostolo Giovanni (Gv 13,23), il giovane ricco (Mc 10,21); con una famiglia di Betania (Gv 11,5) manteneva un autentico rapporto di amicizia: andava e veniva a casa loro come se fosse la Sua, Gli parlavano con fiducia e osavano addirittura rimproverarLo, per aver lasciato morire Lazzaro (Gv 11,21.32). Gesù stesso chiama i Dodici “amici” (Gv 11,15).
Ci sono momenti in cui mostra il desiderio (non oserei dire la necessità, perché è Dio) di sentirsi amato: Gli manca la cortesia del fariseo che Lo invita a mangiare (Lc 7,44-46), apprezza l’unzione di Betania (Gv 12,1-8) e chiede ai tre discepoli più vicini di stargli accanto nell’orto del Getsemani (Mt 26,36-45). In quest’ultimo episodio riscontriamo anche paura, tristezza e angoscia, al punto che un angelo deve venire a confortarLo per supplire alla mancanza degli Apostoli, addormentati (Lc 22,43). A volte Gesù si ritirava per stare da solo e dedicarsi alla preghiera (Lc 5,16), ma in molte altre occasioni preferiva essere accompagnato.
ATTENZIONE E COMPASSIONE PER TUTTI
Gesù si lascia toccare dalle necessità degli uomini al punto da sentire compassione (patire e soffrire con loro). Questo è ciò che accade con la vedova, che sta tristemente andando a seppellire suo figlio (Lc 7,13), il quale le sarà restituito vivo dal Maestro; con la folla, che cammina come un gregge di pecore senza pastore (Mt 9,36; Mc 6,34); con la moltitudine dei malati (Mt 14,14; Mc 10,46-52; Gv 5,6) o con le figlie di Gerusalemme (Lc 23,28). Lo vediamo anche emozionarsi: piange sulla tomba del Suo amico Lazzaro (Gv 11,33-36) e sulla città di Gerusalemme, che sarà presto distrutta (Lc 19,41). Si commuove per l’elemosina della povera vedova (Lc 21,2-3) e per il pentimento del Buon Ladrone (Lc 23,43).
Tutti questi personaggi hanno ricevuto uno sguardo salvifico da Gesù. Inoltre, si adirava quando era necessario e correggeva con forza, come nell’episodio dei mercanti del Tempio (Mt 21,12-13), per l’incredulità con cui molti ricevevano i Suoi miracoli (Mc 3,5) e quando Pietro aveva cercato di dissuaderlo dalla Sua Passione (Mt 16,23). Ma mostrava il suo sdegno solo quando la situazione lo richiedeva e riusciva a calmarsi rapidamente: subito dopo l’episodio dei mercanti, infatti, Lo vediamo ancora nel Tempio di Gerusalemme, a guarire i malati (Mt 21,14).
LA “CUSTODIA DEL CUORE”
Aveva amici, abbiamo detto, e anche amiche: “Gesù voleva molto bene a Marta, a sua sorella e a Lazzaro” (Gv 11,5). Mi sembra che l’ordine non sia indifferente e il Vangelo sembra confermarlo: non ci presenta mai Lazzaro che si rivolge direttamente al Signore, ma troviamo ben tre occasioni in cui le due sorelle mostrano grande vicinanza e fiducia. Tuttavia, sembra che non fosse normale per Lui trovarsi da solo con loro, come si vede dal passo della samaritana: “In quel momento giunsero i Suoi discepoli e si meravigliarono che stesse a discorrere con una donna” (Gv 4,27).
Insomma, aveva amici e trattava le donne con affetto e delicatezza, senza paura e senza distanza, ma evitava l’intimità. Questo è ciò che tradizionalmente è stato chiamato la “custodia del cuore”. Gesù ama gli uomini e le donne che incontra e stabilisce con alcuni un rapporto di amicizia più intenso; Giovanni si definisce “quello che Gesù amava” (Gv 13,23). Il Signore si rallegra, si arrabbia e piange con loro. Cerca l’affetto, è grato quando lo trova e ne sente la mancanza quando Gli viene negato. Si doveva stare davvero bene al Suo fianco e anche questo è probabilmente il motivo dell’attrazione che suscitava, tanto che quando lanciava l’invito trascendentale – “seguiMi” – molti lasciavano tutto per seguirLo.
IL GIOVANE SE NE ANDÒ TRISTE…
Fermiamoci a un episodio che mette in luce la ricchezza dei sentimenti di Gesù: il brano del “giovane ricco” (Mc 10,17-31). Gesù lo guarda con occhi amorevoli e lo invita a seguirLo. Il giovane, però, Gli volta le spalle e il Signore rispetta la sua libertà e lo lascia andare; ma questo giovane se ne va tristemente… e sembra che abbia lasciato anche Gesù un po’ triste, perché lancia un nuovo sguardo intorno a Sé, accompagnato da uno sfogo: “Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel Regno di Dio!”.
Parlando in termini attuali, si potrebbe dire che la Sua tolleranza alla frustrazione è stata messa alla prova. Ma esce da questa situazione precisamente grazie ai Suoi amici, perché Pietro passa a consolarLo: “Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e Ti abbiamo seguito”. Gesù ritrova la gioia di fronte alla fedeltà dei Suoi amici e promette loro, come ricompensa, la felicità in questa vita e in Cielo.
Insomma, la meditazione sul Cuore di Gesù, sui suoi sentimenti e le sue reazioni, è una scuola di vita cristiana. Come tante altre cose, Gesù avrà imparato a “gestire” le proprie emozioni sull’esempio di Sua Madre Maria. Non a caso, il giorno successivo alla solennità del Sacro Cuore di Gesù celebriamo la memoria dell’Immacolato Cuore di Maria.
Sono due Cuori che battono in sintonia, e chiediamo loro che anche il nostro cuore batta in armonia con loro.
Questo testo è stato adattato da: F. Insa, La formazione dell’affettività. Una prospettiva cristiana, Fede & Cultura, Verona 2022, pp. 315-317, per gentile concessione dell’autore
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