Pillole di SpiritualiTà
Il Rosario si pone nella migliore e più collaudata tradizione della contemplazione cristiana. (San Giovanni Paolo II)
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Proviamo a capirne qualcosa in più…
di padre Alberto Rocca icms
Quando esce una notizia di un reato giudicato dai tribunali, piccolo o grande che sia, subito ci si chiede -soprattutto se il personaggio e i fatti sono noti- “Quanti anni ha preso il tale?”. Pura curiosità su un argomento indelicato e frivolo? Forse sì, ma indice di una realtà profonda e vera, innegabile, insita nella natura dell’uomo e della società: ad una colpa corrisponde una pena. Per il danno fatto, per la correzione del reo, per dare l’esempio, per evitare ripetizioni, per riparare lo scandalo arrecato, ecc. Chi più ne ha più ne metta. La giustizia riparativa fa parte del corredo insostituibile dell’umanità. Addirittura, e giustamente, sono condannati i cosiddetti “danni morali”, che sono quelli subiti per la sofferenza fisica e interiore causata da un comportamento illecito.
Quindi, le colpe lasciano conseguenze, sia in chi le compie sia in chi viene danneggiato e la cosa non può lasciare indifferenti: bisogna rimediarvi.
Tutto quanto detto fin qui ci aiuta a comprendere cosa siano, in ambito cattolico, le cosiddette indulgenze. Ne abbiamo sentito parlare spesso e, subito, abbiamo forse pensato genericamente che fosse una sorta di “sanatoria”, di amnistia, di un “liberi tutti”. In certe occasioni, compiendo certe opere e preghiere, si è perdonati da tutto senza l’incomodo del pentimento, soprattutto della confessione, ma anche del necessario percorso di conversione, che esige di lasciare i comportamenti di peccato della propria vita. Niente di più sbagliato! Infatti, il peccato - così si chiama il “reato” nella morale cattolica, cioè una violazione della legge di Dio contenuta nei Dieci Comandamenti - viene rimesso, quanto alla colpa, solo dal pentimento di chi lo commette e dalla richiesta di perdono a Dio. attraverso la sua Chiesa.
La colpa commessa offende Dio e introduce un disordine, in chi lo commette e in chi lo subisce, proporzionato alla gravità dell’atto. Ogni peccato porta con sé la sua pena, come sua necessaria conseguenza. Dubbi su questo? Basta vedere le conseguenze del peccato di Adamo ed Eva: rottura della comunione con Dio con propagazione del peccato originale a tutti, sofferenza, morte, disagi, inclinazione al male, un certo dominio di satana sull’uomo … (cfr. CCC 400-409). Così per ogni peccato. Per i peccati “mortali” la pena è la perdita della comunione con Dio e la morte eterna. La pena temporale consiste in una sofferenza che si può scontare in questa vita oppure in Purgatorio.
La pena può esserci rimessa per grazia: accade quando, sinceramente pentiti, chiediamo perdono a Dio nel Sacramento della Confessione o - nella reale impossibilità - con un atto di contrizione perfetta, unito al proposito di confessarsi al più presto. Quando il peccato mortale ci viene rimesso, la pena eterna viene commutata in pena temporale, come per i peccati veniali. Il perdono della colpa, che solo Dio può dare, non significa automaticamente che ci è rimessa anche tutta la pena temporale dovuta per quel peccato. Può restare da scontare una pena temporale legata ai peccati veniali e/o ai peccati mortali già confessati; senza trascurare il fatto che possono restare alcuni peccati veniali di cui non abbiamo mai voluto pentirci, dei quali dunque portiamo ancora la colpa, oltre alla pena.
La pena temporale può essere scontata in vari modi: con la penitenza, con la mortificazione, con le sofferenze accettate di buon grado per amor di Dio, con il lavoro e l’impegno quotidiano, con la pratica della carità in tutte le sue manifestazioni, con la preghiera assidua, con la partecipazione frequente ai Sacramenti e al Santo Sacrificio della Messa. Ogni volta che ci accostiamo degnamente al Sacramento dell’Eucaristia riceviamo una certa remissione della pena temporale dei nostri peccati, in misura sempre abbondante, proporzionata al fervore, alla fede e all’amore con cui riceviamo il Corpo e il Sangue di Gesù.
La Chiesa, depositaria di tutta la ricchezza della Redenzione operata da Nostro Signore Gesù Cristo, ha anche il dono di poter elargire ai fedeli tale ricchezza e così definisce l’indulgenza: “L’indulgenza è la remissione dinanzi a Dio della pena temporale per i peccati, già rimessi quanto alla colpa, che il fedele, debitamente disposto e a determinate condizioni, acquista per intervento della Chiesa, la quale, come ministra della redenzione, autoritativamente dispensa e applica il tesoro delle soddisfazioni di Cristo e dei Santi.” (Manuale delle Indulgenze, 1)
La pratica delle indulgenze, quindi, ha un effetto mitigante sulla pena temporale che dovremmo scontare in Purgatorio. Compiendo un’opera buona, a cui la Chiesa ha associato l’indulgenza, si ottiene di colmare - del tutto o in parte - la pena temporale che meriteremmo per i nostri peccati.
Alcune indicazioni pratiche:
- L’indulgenza è parziale o plenaria se rispettivamente libera in parte o in tutto dalla pena temporale dovuta per i peccati. Le indulgenze, sia parziali che plenarie, possono essere applicate a se stessi o ai defunti a modo di suffragio. Nessuno può applicare le indulgenze, che acquista, ad altri che siano ancora in vita.
- L’indulgenza plenaria può essere acquistata una sola volta al giorno. L’indulgenza parziale, invece, può essere acquistata più volte al giorno.
- Il fedele, che almeno con cuore contrito compie un’azione alla quale è annessa l’indulgenza parziale, ottiene, in aggiunta alla remissione della pena temporale che percepisce con la sua azione, altrettanta remissione di pena per intervento della Chiesa.
- Per acquistare l’indulgenza plenaria è necessario eseguire l’opera indulgenziata e adempiere tre condizioni: confessione sacramentale, Comunione eucaristica e preghiera secondo le intenzioni del Sommo Pontefice. Si richiede, inoltre, che sia escluso qualsiasi affetto al peccato, anche veniale.
Se manca la piena disposizione o non sono poste le tre condizioni, l’indulgenza è solamente parziale.
- Le tre condizioni possono essere adempiute parecchi giorni prima o dopo di aver compiuto l’opera prescritta; è bene che la Comunione e la preghiera secondo le intenzioni del Sommo Pontefice siano fatte nello stesso giorno in cui si compie l’opera.
- Con una sola confessione sacramentale si possono acquistare più indulgenze plenarie; invece, con una sola comunione eucaristica e una sola preghiera secondo le intenzioni del Sommo Pontefice si può acquistare una sola indulgenza plenaria.
Esempi di opere o preghiere con indulgenza
Si concede l’indulgenza parziale al fedele che:
- nel compiere i suoi doveri e nel sopportare le avversità della vita, innalza con umile fiducia l’animo a Dio, aggiungendo, anche solo mentalmente, una pia invocazione;
- con spirito di fede e con animo misericordioso, pone se stesso o i suoi beni a servizio dei fratelli che si trovino in necessità;
-in spirito di penitenza, si priva spontaneamente e con suo sacrificio di qualche cosa lecita.
Si concede l’indulgenza plenaria al fedele che:
-visita il SS. Sacramento e rimane in adorazione almeno per mezz’ora;
-recita il Rosario, che si fa in chiesa o in un pubblico oratorio, oppure in famiglia, in una Comunità religiosa, in una pia Associazione; si concede invece l’indulgenza parziale nelle altre circostanze.
-legge la Sacra Scrittura, con la venerazione dovuta alla parola divina e a modo di lettura spirituale. Se la lettura si protrae almeno per mezz’ora l’indulgenza sarà plenaria.
-(applicabile soltanto alle anime del Purgatorio):
- nei singoli giorni, dal 1° all’8 novembre, devotamente visita il cimitero e prega, anche soltanto mentalmente, per i defunti;
- nel giorno in cui si celebra la Commemorazione di tutti i fedeli defunti (o, col consenso dell’Ordinario, la Domenica antecedente o susseguente, oppure nella solennità di Tutti i Santi) visita piamente una chiesa o un oratorio e vi recita un Padre nostro e un Credo.
- nel giorno in cui si celebra la Commemorazione di tutti i fedeli defunti (o, col consenso dell’Ordinario, la Domenica antecedente o susseguente, oppure nella solennità di Tutti i Santi) visita piamente una chiesa o un oratorio e vi recita un Padre nostro e un Credo.
Tuttavia, quest’anno, la Penitenzieria Apostolica, con apposito decreto, nelle attuali contingenze dovute alla pandemia da “covid-19”, ha prorogato la possibilità di lucrare le Indulgenze plenarie per i fedeli defunti a tutto il mese di Novembre, con adeguamento delle opere e delle condizioni atte a garantire l’incolumità dei fedeli.
Il Decreto, pubblicato in Roma, dalla Penitenzieria Apostolica, il 22 ottobre 2020, memoria di San Giovanni Paolo II e a firma del Cardinale Mauro Piacenza, Penitenziere Maggiore, è la risposta alle tante sollecitazioni giunte a Papa Francesco da parte di quei Pastori sparsi nelle varie Diocesi del mondo che, avvertendo la necessità di non perdere la santa abitudine di visitare nel novenario dei defunti i cimiteri – cosa che sarebbe stata resa difficile dalle tante restrizioni ministeriali – hanno richiesto la possibilità di poter prendere dal tesoro delle Indulgenze per il bene delle anime del Purgatorio per tutto il mese di Novembre.
Il Decreto, in particolare, stabilisce che
a.- l’Indulgenza plenaria per quanti visitino un cimitero e preghino per i defunti anche soltanto mentalmente, stabilita di norma solo nei singoli giorni dal 1° all’8 novembre, può essere trasferita ad altri giorni dello stesso mese fino al suo termine. Tali giorni, liberamente scelti dai singoli fedeli, potranno anche essere tra loro disgiunti;
b- l’Indulgenza plenaria del 2 novembre, stabilita in occasione della Commemorazione di tutti i fedeli defunti per quanti piamente visitino una chiesa o un oratorio e lì recitino il “Padre Nostro” e il “Credo”, può essere trasferita non solo alla domenica precedente o seguente o al giorno della solennità di Tutti i Santi, ma anche ad un altro giorno del mese di novembre, a libera scelta dei singoli fedeli.
Inoltre, Gli anziani, i malati e tutti coloro che per gravi motivi non possono uscire di casa, ad esempio a causa di restrizioni imposte dall’autorità competente per il tempo di pandemia, onde evitare che numerosi fedeli si affollino nei luoghi sacri, potranno conseguire l’Indulgenza plenaria purché, unendosi spiritualmente a tutti gli altri fedeli, distaccati completamente dal peccato e con l’intenzione di ottemperare appena possibile alle tre consuete condizioni (confessione sacramentale, comunione eucaristica e preghiera secondo le intenzioni del Santo Padre), davanti a un’immagine di Gesù o della Beata Vergine Maria, recitino pie orazioni per i defunti, ad esempio le Lodi e i Vespri dell’Ufficio dei Defunti, il Rosario Mariano, la Coroncina della Divina Misericordia, altre preghiere per i defunti più care ai fedeli, o si intrattengano nella lettura meditata di uno dei brani evangelici proposti dalla liturgia dei defunti, o compiano un’opera di misericordia offrendo a Dio i dolori e i disagi della propria vita.
Infine, un invito a tutti i sacerdoti.
Per un più agevole conseguimento della grazia divina attraverso la carità pastorale, questa Penitenzieria prega vivamente che tutti i sacerdoti provvisti delle opportune facoltà, si offrano con particolare generosità alla celebrazione del sacramento della Penitenza e amministrino la Santa Comunione agli infermi.
Tuttavia, per quanto riguarda le condizioni spirituali per conseguire pienamente l’Indulgenza, si ricorda di ricorrere alle indicazioni già emanate nella nota “Circa il Sacramento della Penitenza nell’attuale situazione di pandemia”, emessa da questa Penitenzieria Apostolica il 19 marzo 2020.
Infine, poiché le anime del Purgatorio vengono aiutate dai suffragi dei fedeli e specialmente con il sacrificio dell’Altare a Dio gradito (cfr. Conc. Tr. Sess. XXV, decr. De Purgatorio), tutti i sacerdoti sono vivamente invitati a celebrare tre volte la Santa Messa il giorno della Commemorazione di tutti i fedeli defunti, a norma della Costituzione Apostolica “Incruentum Altaris”, emessa da Papa Benedetto XV, di venerata memoria, il 10 agosto 1915.
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