Pillole di SpiritualiTà
Il Rosario si pone nella migliore e più collaudata tradizione della contemplazione cristiana. (San Giovanni Paolo II)
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di P. Mario Piatti icms
In un prefazio, del tempo di Avvento, si diceva – riferendosi alla Vergine Maria – che in Lei, Madre di tutti gli uomini, la maternità, redenta dal peccato, si apre al dono della vita nuova: queste espressioni sono una mirabile sintesi della sua missione.
Ella ci ha donato la Vita, l’autore stesso della Vita. Ella è Madre di Dio: così è salutata da Elisabetta, quale “Madre del mio Signore” e tale verrà ufficialmente dichiarata al Concilio di Efeso, nel 431. Se è Madre del Signore, è anche Madre nostra, per quel legame inscindibile che esiste tra Dio e l’uomo.
Già a livello creaturale siamo fatti “a immagine” di Dio; a livello redentivo, poi, Cristo Gesù, venendo nel mondo, “tocca” il cuore di ogni creatura umana (nel Prologo del Vangelo di Giovanni si afferma che: il Verbo illumina ogni uomo che viene nel mondo). La maternità, associata – per il peccato di origine – al travaglio del parto, si apre inaspettatamente al dono di una “Vita Nuova”, al dono dell’Autore stesso della Vita.
Se è vera Madre di Dio, Ella può dunque impetrarci tutte le Grazie che ci sono necessarie. Ci dona la Vita, quando la Vita si spegne: per questo la invochiamo perché ci assista “ora e nell’ora della nostra morte”.
Quando il peccato regna su di noi, ci propizia e ci ottiene la Misericordia del Figlio.
Ella fa trionfare la Vita nei momenti più bui: nella prova, nella tentazione, nello scoraggiamento…
Quando l’orgoglio e il rancore ci fanno chiudere in noi stessi, la sua dolcezza materna vince le nostre resistenze e riapre il nostro cuore a Dio e al prossimo.
Quando la presunzione ci fa credere migliori degli altri, la sua ineguagliabile umiltà ci “ridimensiona” e ci aiuta ad accettare i nostri limiti e a superarli, nella vera carità.
Maria Santissima non ci manda mai via “a mani vuote”: è autentica Madre, che intende elargire tutte le grazie che ci occorrono, in abbondanza. Occorre che fiduciosamente e costantemente le imploriamo da Lei.
Ella ci coinvolge nel suo desiderio di amare, di offrire, di donare, di riparare. Vivendo perfettamente immersa nella Volontà di Dio, assimila le anime a sé, al suo “gusto” per il Bene: ci vuole suoi primi e generosi “collaboratori” nell’opera universale di salvezza.
Il suo Cuore Immacolato è la “via preferenziale” che ci conduce a Dio, come Lei stessa ha affermato, a Fatima: “Il mio Cuore – disse rivolgendosi a Lucia – sarà il tuo rifugio e la via che ti condurrà a Dio”. Non esiste via più sicura da percorrere, per giungere a Dio; non vi è cammino più diretto e più semplice, per arrivare alla meta; non vi è sguardo più attento e premuroso che possa accompagnarci, in mezzo alle vicissitudini quotidiane.
La ripetizione “litanica” dell’Ave Maria, per cinquanta volte, durante la recita del Rosario, non fa che introdurci, sempre di più, nel mistero di quel Cuore, ottenendoci la forza per affrontare le tante insidiose incognite della vita.
Il Rosario è “pesante”, noioso, “antiquato” solo per chi non lo conosce, solo per chi non lo pratica e non lo ama. Non vi è mezzo migliore per consegnare la vita al Signore, per disporci a partecipare all’Eucaristia, per prepararci alla Confessione; per ricordare il volto, i problemi e i drammi delle persone che amiamo.
Fatima è rinnovata scuola di luce, di Grazia, di cristiana letizia, attinte alla sorgente inesauribile del Cuore Immacolato, “fontana vivace” di speranza e di gioia.
Alla Cova da Iria ancora una volta il Signore ce lo conferma: abbiamo una Madre che ci ama e che ci accompagna, lungo i sentieri del tempo, verso la meta: il Cielo.
Il Beato Alberto Marvelli
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Il Rosario si pone nella migliore e più collaudata tradizione della contemplazione cristiana. (San Giovanni Paolo II)