Pillole di SpiritualiTà
Volete dire le lodi a Dio? Siate voi stessi quella lode che si deve dire, e sarete la sua lode, se vivrete bene. (Sant'Agostino)
NEWS
di Eugenia Bardanzellu
Il segreto per essere felici
Ha il cappello con la visiera, la chitarra in mano, urla: “Su le mani!” al microfono, mentre la sua band, i No Name, suona con lui. Quel ragazzo sta affrontando un ciclo di chemioterapia offrendo tutto a Dio, innamorato pazzo della vita. Quel ragazzo è Matteo Farina.
Nato a Brindisi nel 1990, Matteo è un ragazzo pieno di interessi e vitalità. Ama la musica, la tecnologia, lo sport. Sempre sorridente, è l’anima della comitiva, quello su cui si può contare, eppure lui chiama sé stesso “l’infiltrato”. Fin da bambino infatti, Matteo ha capito di non essere del mondo, ma di essere nel mondo per portare ovunque l’amore di Dio. È un suo infiltrato. Scrive: “Osservo chi mi sta intorno, per entrare tra loro silenzioso come un virus e contagiarli di una malattia senza cura, l’amore”.
La missione di amore di cui si sente investito diventa una sicurezza all’età di dieci anni, in seguito a un sogno particolare. Racconta di aver visto Padre Pio, santo a cui era particolarmente devoto, rivelargli il segreto per essere felici: non commettere peccati. “Mi disse - Se sei riuscito a capire che chi è senza peccato è felice, devi farlo capire agli altri in modo che potremo andare tutti insieme, felici, nel regno dei cieli”. Infiammato da questa visione, porterà sempre nel cuore il desiderio di donare gioia, vivendo una vita fatta di giochi, amici, musica, ma anche di preghiera, meditazione della Parola e partecipazione ai sacramenti.
La “nuova avventura”
A tredici anni, inizia a riscontrare forti attacchi di mal di testa e problemi alla vista. Dai controlli, emerge la comparsa di un edema cerebrale, al di sotto del quale si sospetta la presenza di cellule maligne. La scoperta, però, non abbatte l’umore di Matteo, che definisce la malattia “la sua nuova avventura”. Scrive nel suo diario di star vivendo “una di quelle avventure che cambiano la tua vita e quella degli altri. Ti aiuta ad essere più forte e a crescere, soprattutto nella fede”. Ed è così che affronterà gli anni del combattimento, con una luce inspiegabile, accogliendo questo tempo come un’occasione per donare forza e gioia agli altri, e per offrire tutto a Dio.
Nel frattempo, Matteo cresce. Il passaggio dall’infanzia all’adolescenza porta con sé tante domande, dubbi e progetti, a cui il ragazzo non si sottrae. Nel suo diario leggiamo le tante riflessioni che Matteo fa nel suo cuore: parla della difficoltà di essere cristiani, della paura, della malattia, della bellezza di credere in Dio. I suoi pensieri possono essere quelli di qualunque ragazzo si affacci a quest’età di cambiamento, ma sono sempre orientati verso una speranza: “Perché chiami me a testimoniarti? Ti basta il mio nulla? Quali sono i tuoi progetti per me? Come posso servirti? Vorrei immergermi nel tuo amore, mio Dio, per poter vedere il mondo come lo vedi tu, anche per poco, per capire come fai a vincere tutto con l’amore. Sono in mezzo a tanta gente che non crede in Te”.
Amare al massimo
Il suo diario è quindi una fonte preziosa di conforto, perché mostra l’umanità e la semplicità di un ragazzo come tanti, che però ha un sogno nel cuore, quello di amare al massimo, di seguire quel Dio di cui percepisce costantemente la dolcezza. La sua attenzione a fare del bene e a mantenere la pace nella comitiva e nella band, (i No Name) fa sì che gli amici lo chiamino “il moralizzatore”. Infatti, tutti sanno che Matteo è cristiano, e spesso è a lui che fanno domande sulla Chiesa e sulla fede. Scrive “Mi piacerebbe riuscire ad integrarmi con i miei coetanei senza essere però costretto a imitarli negli sbagli. È difficile. Difficile ma non impossibile”. Ed è in questi anni che si innamora di Serena, la ragazza con cui condividerà un cammino di amore e di fede. I due giovani vanno a Messa insieme, recitano il rosario, leggono l’enciclica Deus Charitas est, imparando come amarsi nella purezza e nel rispetto reciproco. Anche nei giorni più difficili della malattia, i due fidanzati sono rimasti insieme. Serena ricorda il proprio stupore nel vederlo contento di incontrare il Signore nella preghiera, anche in quei momenti. Non recriminava Dio per le difficoltà, ma pregava come un innamorato, pieno di gioia.
Arrivano i diciassette, i diciotto anni, le domande sono sempre più serie, come sempre più seria e difficile si fa la malattia. “Un giorno giochi con i tuoi amici, ridi e sei felice. Poi all’improvviso lei, la sofferenza, la malattia. Senza neanche accorgertene vieni catapultato in un mondo che non ti sembra il tuo. Sembra tutto impossibile, credi che queste cose accadano solo nei film”. Matteo vive le difficoltà, ma sa che Dio è più grande di tutto, anche del dolore; per questo continua dicendo “Vorresti gridare al mondo che faresti tutto per il tuo Salvatore, che sei pronto a soffrire per la salvezza delle anime, a morire per Lui”. Sempre proteso ad aiutare gli altri, Matteo non pensa mai a sé stesso, né si lamenta con nessuno dei periodi più difficili. Per lui la malattia non sarà un’ingiustizia, ma anzi, sarà una rifioritura spirituale, che lo avvicinerà ancora di più a Dio.
La carità verso il prossimo
La sua necessità di aiutare il prossimo si fa ancora più incalzante. Apre un fondo di donazioni per il Mozambico, dove decide di depositare i propri risparmi. Convince anche i parenti a rinunciare ai regali di Natale per devolvere un’offerta ai bisognosi dell’Africa. Fa tanti progetti, punta in alto: vince il concorso giornalistico Energica-mente indetto per gli studenti delle superiori e decide che, dopo la scuola, vorrebbe iscriversi a ingegneria chimico-ambientale. Il suo amore per la natura è legato all’amore per il suo Creatore, del quale essa è specchio e emanazione. Scrive “conoscere il creato vuol dire conoscere il creatore. In quest’ottica quindi scienza e fede non hanno più bisogno di essere ben distinte perché opposte. Entrambe hanno un unico obiettivo, perseguibile anche insieme: la ricerca della verità”.
Matteo Farina, il cui processo di beatificazione è stato aperto nel 2016, si spegne a diciotto anni, dopo aver combattuto per tanto tempo col tumore che lo perseguitava. Anche all’ultimo, quando la madre gli chiede se vuole donare tutto a Dio, Matteo sorride, risponde di sì con la testa e con gli occhi. I familiari e gli amici testimoniano come fosse pieno di pace anche negli ultimi giorni, e di come fosse stato capace di donare a tutte le persone vicine la stessa pace e la stessa forza. Alla fine della sua vita, non è finita la sua testimonianza, la sua storia lancia a tutti noi una provocazione. Quel volto, che rimane felice anche negli ultimi giorni, fa pensare che davvero Matteo avesse scoperto il segreto della felicità: spogliarsi dei peccati, amare. Nelle ultime pagine del suo diario, scrive un’ultima volta al Dio che ha amato in tutta la sua esistenza: “Grazie, per la vita. Grazie, per la fede. Grazie, per l’amore. Sono tuo”.
La Madonna Pellegrina di Fatima a Roma!
Una settimana sotto il manto di Maria
“L’incredulità di San Tommaso” di Caravaggio
UN CAPOLAVORO DI LUCE E FEDE
II DOMENICA DI PASQUA O DELLA DIVINA MISERICORDIA - 27 aprile 2025 - ANNO C
"Otto giorni dopo venne Gesù"
La prima apparizione di CRISTO RISORTO fu per la MADRE
"BEATA COLEI CHE HA CREDUTO"
Con una piccola donazione puoi riaccendere la speranza di uomini, donne e bambini in Brasile e, anche in Italia...
La Rivista ufficiale della
Famiglia del Cuore Immacolato di Maria
Volete dire le lodi a Dio? Siate voi stessi quella lode che si deve dire, e sarete la sua lode, se vivrete bene. (Sant'Agostino)