Pillole di SpiritualiTà
Per le ferite d’amore non c’è medicina se non da parte di colui che ha causato la ferita. (San Giovanni della Croce)
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Un cammino di grazia e Redenzione
di Pamela Salvatori
Maria, Madre di Dio, fu proclamata solennemente Immacolata dal Santo Padre Pio IX l’8 dicembre 1854. Qualche anno più tardi, nel 1858, a Lourdes Ella appariva alla giovane Bernardette, presentandosi a lei proprio con questo nome: “Io sono l’Immacolata Concezione”. Il Concilio Vaticano II nel 1964 ancora una volta ribadiva: «congiunta alla stirpe di Adamo con tutti gli uomini bisognosi di salvezza, fu redenta in modo sublime in vista dei meriti del Figlio suo» (Lumen Gentium 53).
L’ESEMPIO … DELLA CASTAGNA
Eppure fu lungo e faticoso il cammino che condusse alla scoperta di questa luminosa verità di fede. Tra le prime decise asserzioni dell’immacolato concepimento di Maria si ricorda la riflessione del benedettino Edmero, che sulla linea del suo maestro Sant’Anselmo, con umiltà e fervore, ipotizzò per Maria una redenzione “anticipata”. Meraviglioso l’esempio che addusse nel Trattato sulla Concezione di Maria Santissima: «Dio dà alla castagna di ricevere origine, crescita e piena formazione tra le spine, ma lontana dalle spine; e al corpo umano che preparava ad essere suo tempio […] Dio non poté dare una totale esenzione dalla puntura delle spine, sebbene fosse concepito tra le spine del peccato?». E concludeva: «Lo poté certamente. Dunque, se l’ha voluto, l’ha fatto».
UN CONTRIBUTO DETERMINANTE
Una elaborazione senza dubbio più completa, tuttavia, si deve al Beato Giovanni Duns Scoto che, nel XIV secolo, affermò l’Immacolata Concezione di Maria con solide argomentazioni, dalle fondate ragioni teologiche e cristologiche. Da Duns Scoto il privilegio concesso a Maria non era considerato un’eccezione alla Redenzione di Cristo, bensì la sua più perfetta attuazione.
La proposta del teologo francescano veniva a inserirsi nel contesto di un acceso dibattito circa l’esenzione di Maria dal peccato originale, che conosceva, già da tempo,
posizioni favorevoli e contrarie tra i teologi. Le obiezioni sollevate contro la tesi cosiddetta “immacolista” sembravano forti e ragionevoli.
LA CONVINCENTE FORZA DELLE ARGOMENTAZIONI
Tuttavia, il procedere della riflessione credente, l’adeguata ricomprensione del contesto storico-teologico medievale e del suo linguaggio, gli interventi magisteriali e il sensus fidei, favorevole a credere nell’immacolato concepimento della Vergine, condussero gradualmente la Chiesa universale ad accogliere e a gioire di tale mistero, finalmente compreso quale verità rivelata da Dio, certa e non più discutibile.
Non molto tempo fa, durante il Congresso mariologico francescano del 2003, padre Barnaba Hechich, a partire dalla Lectura III, d. 3, q. 1 e l’Ordinatio III, d. 3, q.1 del Dottor Sottile (epiteto con cui viene ricordato Giovanni Duns Scoto), ha mostrato «la forza convincente degli argomenti che Duns Scoto formula in favore del privilegio mariano» tale da condurlo «direttamente alla certezza del concepimento immacolato di Maria».
Dall’esame dei testi di Duns Scoto emerge che il suo argomentare si radica nella dottrina della Redenzione e Mediazione universale di Cristo, la stessa verità di fede da cui partivano quei teologi che negavano quanto lui è riuscito ad affermare.
UN CONFRONTO TRA I “MASSIMI TEOLOGI”
Come accennato, la tesi “immacolista” creava difficoltà apparentemente insuperabili, perché sembrava contraddire il carattere universale della Redenzione di Cristo, che supponeva l’universale eredità della colpa originale.
Maria, dunque, sarebbe stata esclusa dall’eredità dei figli di Adamo? Obiezione lecita e ragionevole, che intendeva salvaguardare l’opera salvifica del Signore Gesù.
Vi erano, inoltre, altre questioni che ostacolavano la comprensione dell’Immacolata Concezione, in particolare la teoria “fisica” della trasmissione del peccato originale e quella “ontologica”. Sant’Agostino e l’agostinismo medievale sostenevano che la trasmissione del peccato originale avvenisse per mezzo della generazione naturale, nella quale si era insinuata la concupiscenza, causando l’infezione della carne, divenuta veicolo di trasmissione del peccato. Ne derivava che l’anima, creata da Dio e infusa nel corpo, inevitabilmente si corrompeva al contatto con la carne “infetta”.
UN INNO ALLA ONNIPOTENZA DI DIO
Il merito di Duns Scoto fu quello di argomentare a partire da una visione essenzialmente diversa del peccato originale, considerato da lui una realtà di ordine morale e non fisico: esso è la privazione di quella giustizia originale donata da Dio ai Progenitori al momento della creazione e da loro perduta a causa della disobbedienza. Ad ogni anima, fin dal primo momento della sua esistenza, manca tale giustizia originaria, ma è in potere di Dio fare un’eccezione, qualora volesse, ed infonderle la grazia santificante nel primo istante della sua creazione. Questo sarebbe avvenuto per Maria.
L’altra teoria rivisitata da Duns Scoto fu quella “ontologica”, che affermava la priorità cronologica della creazione dell’anima sull’infusione della grazia. Partendo da tale opinione si pensava che l’anima di Maria doveva essere stata macchiata dal peccato originale come quella di ogni uomo, prima di ricevere la grazia santificante. Ecco perché si poteva accettare la “santificazione” di Maria dopo il concepimento, ma non la sua esenzione dal peccato sin dal primo istante.
Duns Scoto obiettava che Dio non è necessariamente vincolato all’ordine “cronologico”, pertanto, l’anima di Maria nello stesso istante in cui fu creata avrebbe potuto ricevere da Lui la grazia.
IL SINGOLARISSIMO PRIVILEGIO DELLA VERGINE
Tale pre-redenzione della Madre, inoltre, è degna del Figlio di Dio, argomentava Duns Scoto, perché realizzazione del più alto grado possibile di mediazione redentiva, che consiste nel prevenire la caduta piuttosto che risollevare da essa. Letto in questi termini, il privilegio singolarissimo concesso a Maria diviene una luce sulla dimensione “preservativa” della Redenzione, luce che rivela l’insondabile gratuità della misericordia divina. Davvero Maria è stata redenta nel modo più sublime (sublimiori modo), come dichiara il Magistero della Chiesa. Ella ha ricevuto il privilegio di essere preservata dal contagio della colpa in virtù di quegli stessi meriti del Figlio che hanno operato la liberazione del resto dell’umanità.
Dunque, anche Maria è redenta: ella ha beneficiato della Redenzione di Cristo fin dal primo istante della sua esistenza, in vista della sua chiamata a divenire Madre di Dio e della Chiesa.
LIBERA, PER RISPONDERE LIBERAMENTE ALLA GRAZIA
Tale privilegio non ha affatto diminuito la gloria del Mediatore universale, come temevano alcuni, piuttosto ha contribuito ad “aumentarla” ai nostri occhi, per il fatto che «Maria, per così dire, ebbe più bisogno del Cristo per essere preservata dal peccato originale, che non per esserne liberata dopo averlo contratto» (A. Pompei).
Tutto ciò, in positivo, significa la pienezza di grazia di Maria fin dalla sua concezione. Dunque, donna creata pienamente libera per potere in piena libertà rispondere alla straordinaria chiamata di cooperazione a quel mistero di Redenzione che in Lei già segretamente agiva. L’immacolato concepimento in vista dell’Incarnazione del Verbo significa, in ultima istanza, un favore a lei concesso «per noi uomini e per la nostra salvezza» (Credo niceno-costantinopolitano).
E, infine, è importante non dimenticare che la pienezza di grazia di Maria non le toglieva la possibilità di peccare, proprio come era stato per Eva e Adamo anch’essi creati immacolati. Ma, al contrario dei progenitori, Maria non offese la Trinità, non si allontanò da Dio con il peccato personale e, per l’eccellente beneficio ricevuto dal Figlio, continua ad essere sommamente riconoscente a Lui.
UNA MADRE UNICA E INSOSTITUIBILE
Così l’intera esistenza della Vergine è una lode al servizio del Signore.
Come Madre della Chiesa, assunta al cielo con tutta la sua persona, ci ama come figli, opera per noi contro il demonio, ci custodisce e ci guida con amore materno, affinché
in ciascuno possa vivere misticamente il Cristo, in una vita di comunione d’amore con Lui. Maria, per sempre fedele al Signore, è per noi presenza insostituibile e la contemplazione di Lei diviene per la Chiesa intera motivo di sicura speranza e consolazione già in questo mondo.
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La Rivista ufficiale della
Famiglia del Cuore Immacolato di Maria
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