Pillole di SpiritualiTà
Per divina disposizione è stato permesso che un soldato trafiggesse e aprisse quel sacro costato. Ne uscì sangue ed acqua, prezzo della nostra salvezza. (San Bonaventura)
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Vangelo
I pastori trovarono Maria e Giuseppe e il bambino
+ Dal Vangelo secondo Luca (Lc 2,15-20)
Appena gli angeli si furono allontanati da loro, verso il cielo, i pastori dicevano l’un l’altro: «Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere».
Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.
Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.
Parola del Signore
Spunti di riflessione
I regali di Gesù Bambino
Qual è il “messaggio” e quali sono i “regali” che, in questo giorno, ci porta Gesù Bambino?
I “messaggi di Gesù Bambino!
Per Dio l’uomo è molto importante. Quel bambino che vediamo nel presepio non è uno dei tanti bambini, ma è il “Salvatore”: “Dio ha tanto amato gli uomini da mandare il suo Figlio Unigenito” (cfr. Gv 3,16). E così Dio si è fatto uomo per farsi riconoscere e amare da noi; poteva scegliere altre strade per arrivare sulla terra: ha preso quella dell’uomo. Segno, allora, che l’uomo è importante per Lui: è il centro del creato: tutto è stato creato per lui. È il fine della Redenzione: Cristo è morto per lui. La stessa Chiesa e quanto c’è in essa (liturgia, Sacramenti …) è per l’uomo, per la sua salvezza.
Tutti gli uomini sono uguali di fronte a Dio: Il Verbo si è fatto uomo per tutti gli uomini, indistintamente. “Non c'è più giudeo né greco; non c'è più schiavo né libero; non c'è più uomo né donna” (Gal 3,28), ha eliminato il muro di separazione tra giudei e pagani. Se il Signore è il Salvatore di tutti, non hanno più senso le distinzioni di classe, di colore e di cultura; sono un controsenso le barriere che si creano tra Nord e Sud, tra ricchi e poveri, tra chi ha il titolo di studio e chi è analfabeta o quasi.
«Fratelli tutti», scriveva San Francesco d’Assisi per rivolgersi a tutti i fratelli e le sorelle e proporre loro una forma di vita dal sapore di Vangelo. Tra i suoi consigli voglio evidenziarne uno, nel quale invita a un amore che va al di là delle barriere della geografia e dello spazio. Qui egli dichiara beato colui che ama l’altro «quando fosse lontano da lui, quanto se fosse accanto a lui». Con queste poche e semplici parole ha spiegato l’essenziale di una fraternità aperta, che permette di riconoscere, apprezzare e amare ogni persona al di là della vicinanza fisica, al di là del luogo del mondo dove è nata o dove abita. (Papa Francesco da: “Lettera Enciclica Fratelli tutti” 1.)
Tutti siamo figli dello stesso Padre e tutti preghiamo in ginocchio di fronte a questo Bambino. L’uomo non è più solo nel cammino verso la propria realizzazione: in questo Bambino trova un compagno di viaggio, un alleato, un amico: “Io sono un Dio vicino e non un Dio lontano” (Geremia 23, 23).
Non c’è religione che abbia un Dio così vicino come la nostra: che nasce vicino agli animali, che, siede a tavola con mangioni e beoni, che va a nozze per far festa a due sposi, che conosce la pratica del lavoro, non disdegna di dialogare con le prostitute, coltiva l’amicizia e sa piangere di fronte al cadavere di un amico. Un Dio che è vicino, anche ai miei problemi e alle mie difficoltà!
I “regali” natalizi di Gesù Bambino!
Il regalo della “luce”: “Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo” (Gv 1, 9). Ci ha rivelato chi è Dio per noi, la grandezza dell’uomo e il senso della vita; e allora bisogna vivere da “figli della luce”: “la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta” (Gv. 1, 5); “Venne fra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto” (Gv. 1, 11).
Il regalo della “pace”.
Il Messia è chiamato il “Principe della pace” e la sua pace non avrà fine; l’abbiamo ascoltato dal canto degli Angeli: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini amati dal Signore”. “Pace” nel senso biblico della parola non è soltanto assenza di guerra, ma è concordia, amore fraterno; è una dimensione dello spirito, fondata sulla verità, sulla giustizia e sulla bontà. Siamo in pace con tutti?
Il regalo della “gioia”.
“Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore” (Lc. 2, 10-11). La gioia è un dono tanto sognato dalla gente, ma poco conosciuto, perché si confonde spesso “gioia” con “piacere”. L’uomo d’oggi, che sta sperimentando amarezze e delusioni, ha bisogno di riscoprire questo valore: esso, prima di essere una conquista, è un dono del Salvatore: a Lui bisogna chiederlo.
Così un autore spirituale ci invita a vivere il Santo Natale:
“Gesù Bambino viene a salvare tutti gli uomini della terra. È molto triste pensare che dopo duemila anni pochi sono quelli che sanno fare del proprio cuore una reggia degna di Lui.
Ci sono cuori che non si preparano affatto alla sua venuta; ci sono quelli che si preparano per poco tempo; e ci sono anche quelli che vorrebbero non potesse trovare neppure una stalla per nascere! Voglio preparare il mio cuore veramente bene per poterlo ospitare degnamente. Voglio abbellirlo togliendo via ogni attaccamento umano, mettendoci più preghiera, più mortificazione, più spirito di penitenza. Coloro che mi avvicineranno in questi giorni si devono accorgere della luce che brilla in me e sentirsi costretti a pulire e preparare anche il proprio cuore.
Così Gesù troverà più cuori dove poter dimorare. Dolce Bambino che vieni, entra nel mio cuore e rendilo come Tu lo vuoi. Unisci il tuo cuore al mio e fa che ogni palpito del tuo sia mio, e ogni palpito mio sia tuo per sempre”.
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Per divina disposizione è stato permesso che un soldato trafiggesse e aprisse quel sacro costato. Ne uscì sangue ed acqua, prezzo della nostra salvezza. (San Bonaventura)