Pillole di SpiritualiTà
Il Rosario si pone nella migliore e più collaudata tradizione della contemplazione cristiana. (San Giovanni Paolo II)
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"E' la fiducia che ci conduce all'Amore"
Nella memoria liturgica di Santa Teresina di Gesù bambino, proponiamo alcuni stralci di una conferenza di P. Antonio Maria Sicari OCD
Era una domenica di luglio del 1887.
Teresa Martin, adolescente, alla fine della Messa, chiude il suo libro di preghiere, ed ecco che un’immagine di Gesù Crocifisso sporge dal margine: si vede soltanto la mano inchiodata di Gesù, e le gocce di sangue sembrano cadere nel vuoto…
Racconterà in seguito d’aver provato una grande pena, «al pensiero che quel Sangue cadeva a terra senza che nessuno si desse premura di raccoglierlo…», e che s’era ripromessa di passar la vita ai piedi della Croce, per raccogliere il sangue prezioso di Cristo e donarlo alle anime.
Iniziava così la missione ecclesiale di Teresa di Lisieux.
Ma un’annotazione, che ella subito aggiunge all’episodio, si rivela sorprendente: «Anche il grido di Gesù sulla Croce mi riecheggiava continuamente nel cuore: "Ho sete!". Queste parole accendevano in me un ardore sconosciuto e vivissimo... Volevo dar da bere al mio Amato e io stessa mi sentivo divorata dalla sete delle anime. Non erano ancora le anime di sacerdoti che mi attiravano, ma quelle dei grandi peccatori, bruciavo dal desiderio di strapparli alle fiamme eterne…» (Ms A, 45v). […]
Con la sua sofferenza e la sua preghiera vuole guadagnare a Cristo «anime» che lo dissetino dandogli amore e soffrendo con Lui e per Lui. […]
… il 17 luglio 1890 riceve questa tristissima lettera dalla sorella Celina:
«L’altro giorno siamo entrate per caso in una povera piccola chiesa […]. Non riuscivo a trattenere le lacrime. Pensa: un Tabernacolo senza tendine, un vero buco nero, forse tana di ragni, e un ciborio così povero che sembrava di rame, coperto da un pezzo di stoffa sporca che non aveva più la forma di un velo per l’eucaristia. E, nel ciborio, una sola ostia. Ahimè, non ne occorrono di più in quella parrocchia. Nemmeno una comunione l’anno fuori del tempo di Pasqua. In queste campagne, ci sono dei preti rozzi che tengono la chiesa chiusa tutto il giorno…».
Il giorno dopo –mentre la sorella si preoccupava di comprare una pisside nuova e al Carmelo preparavano un velo ricamato– Teresa risponde citando lunghi brani tratti dai Carmi del Servo sofferente di Jahvè, sulla bellezza nascosta del Volto umiliato di Gesù che aspetta di essere riconosciuto e amato, ed esorta la sorella:
«Facciamo nel nostro cuore un piccolo tabernacolo, in cui Gesù possa rifugiarsi. Allora sarà consolato e dimenticherà ciò che noi non possiamo dimenticare: l’ingratitudine delle anime che l’abbandonano in un tabernacolo deserto! [...]» (LT 108).
[…] Teresa non si limitò a pregare per i sacerdoti. Ne voleva almeno qualcuno come «fratello» e chiese a Dio questa grazia nel giorno della sua professione. Quel giorno restò convinta d’averlo ottenuto, anche se pensava che l’avrebbe conosciuto soltanto in cielo.
[…] già da tempo ella ha composto e recita questa preghiera […]:
«O mio Gesù, ti ringrazio di colmare uno dei miei più grandi desideri: quello d’avere un fratello sacerdote e apostolo! Mi sento molto indegna di questo favore, ma giacché ti degni di concedere alla tua povera piccola sposa la grazia di lavorare specialmente alla santificazione di un’anima destinata al sacerdozio, con gioia ti offro per essa tutte le preghiere e i sacrifici di cui posso disporre.
Ti chiedo, o mio Dio, di non guardare ciò che sono, ma ciò che dovrei e vorrei essere, ossia una religiosa tutta infiammata del tuo amore. Tu lo sai, Signore: l’unica mia ambizione è di farti conoscere e amare: e ora il mio desiderio sarà realizzato. Io non posso che pregare e soffrire; ma l’anima alla quale ti degni di unirmi con i dolci vincoli della carità andrà a combattere nella pianura per conquistarti dei cuori, e io, sulla montagna del Carmelo, ti supplicherò di dargli la vittoria.
Divino Gesù, ascolta la preghiera che ti rivolgo per colui che vuole essere tuo missionario: custodiscilo in mezzo ai pericoli del mondo; fagli sentire sempre più il niente e la vanità delle cose passeggere e la felicità di saperle disprezzare per tuo amore.
Il suo apostolato sublime si eserciti già su coloro che lo circondano: egli sia un apostolo, degno del tuo Sacro Cuore. O Maria, dolce Regina del Carmelo, a te affido l’anima del futuro sacerdote, di cui sono l’indegna piccola sorella. Degnati di insegnargli fin d’ora con quale amore tu toccavi il Divino Gesù Bambino e lo avvolgevi in fasce, affinché egli un giorno possa salire il Santo Altare e portare nelle sue mani il Re dei Cieli. Ti chiedo ancora di custodirlo sempre all’ombra del tuo manto verginale, fino al momento felice in cui, lasciando questa valle di lacrime, potrà contemplare il tuo splendore e godere durante tutta l’eternità dei frutti del suo glorioso apostolato!» (Pr n. 8).
[…] Soprattutto le preme trasmettere loro la sua dottrina sulla totale confidenza:
«Le insegnerò, caro piccolo fratello della mia anima, come dovrà navigare nel mare tempestoso del mondo con l’abbandono e l’amore di un bambino che sa che suo Padre l’ama teneramente» (LT 258). […]
Le ultime parole che ella ormai morente traccia a matita sul suo povero quaderno sono queste:«Gesù mi ha dato un mezzo semplice per compiere la mia missione… Mi ha fatto comprendere questa parola dei Cantici: "Attirami, noi corriamo all’effluvio dei tuoi profumi". O Gesù, dunque non è nemmeno necessario dire: "Attirando me, attira le anime che amo". Questa semplice parola: "Attirami" basta.
Signore, lo capisco, quando un’anima si è lasciata avvincere dall’odore inebriante dei tuoi profumi, non potrebbe correre da sola, tutte le anime che ama vengono trascinate dietro di lei: questo avviene liberamente, senza fatica, è una conseguenza naturale della sua attrazione verso di te.
Come un torrente che si getta impetuoso nell’oceano trascina dietro di sé tutto ciò che ha incontrato al suo passaggio, così, o mio Gesù, l’anima che si immerge nell’oceano senza sponde del tuo amore attira con sé tutti i tesori che possiede... Signore, tu lo sai, io non ho affatto altri tesori se non le anime che ti è piaciuto unire alla mia; questi tesori, sei tu che me li hai affidati, perciò oso far mie le parole che hai rivolto al Padre Celeste l’ultima sera che ti vide ancora sulla nostra terra…» (Ms C 34r°).
In tal modo la piccola Teresa di Lisieux –come vero Dottore della Chiesa– pronuncia parole conclusive sull’arduo problema dei rapporti tra contemplazione e azione nell’esperienza cristiana.
[…] Poi invia a Don Bellière l’ultima immagine da lei dipinta con la dicitura: «Io non posso temere un Dio che per me si è fatto così piccolo!… Io l’amo… Egli non è che amore e misericordia» […]
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Il Rosario si pone nella migliore e più collaudata tradizione della contemplazione cristiana. (San Giovanni Paolo II)