Pillole di SpiritualiTà
Coltiva l'intimità con lo Spirito Santo — il Grande Sconosciuto — perché è Lui che ti deve santificare. (San Josemaría Escrivá)
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“Lieto trascorra il giorno in umiltà e fervore”
di padre Mario Piatti icms
Sembra proprio che la Storia, pur definita da sempre “maestra di vita”, in realtà, ci abbia insegnato ben poco o nulla: dopo millenni, insanguinati da conflitti di ogni genere, segnati da tragedie e crudeltà senza fine; addirittura dopo aver sperimentato la terribile “avventura” di due Guerre Mondiali, l’umanità, ostinatamente, ripropone ancora scenari di violenza e di morte. Le armi non smettono di mietere vittime, le bombe e i razzi di cadere; gli odi si acuiscono e le fratture tra i popoli si fanno sempre più laceranti e insanabili.
L’unica soluzione del problema, come ci ha suggerito la Vergine a Fatima, consiste nel ripartire da una autentica e profonda conversione del cuore. Un cuore malato, infatti, ottenebrato dal peccato, schiavo delle sue passioni, non fa che produrre ogni sorta di ingiustizie, in sé e intorno a sé, alimentando – direttamente o indirettamente – la perversa seminagione della divisione e dell’odio.
Solo la forza, disarmante e sorprendente, della preghiera riconduce l’anima alla Verità, l’aiuta a rileggere, con altri occhi, il presente e ad aprirsi con fiducia al futuro.
“Insegnaci, Signore, a pregare!”. Facci comprendere la straordinaria potenza d’amore nascosta in quelle semplici “formule”, che costituiscono un infinito e perenne patrimonio di luce, di speranza e di Grazia. Aiutaci a penetrare la dolcissima fragranza della meditazione, l’opera silenziosa e feconda della adorazione, l’impagabile valore del Rosario, la perenne e rigenerante giovinezza della Eucaristia.
Riconduci i nostri cuori alle sorgenti stesse della Vita, là dove finalmente l’anima trova il suo ristoro, dove scompaiono i fantasmi del dubbio e dell’angoscia e il nostro spirito assapora la gioia promessa a chi crede, adora, spera e ama.
“Insegnaci a pregare”: a fare della nostra quotidianità un inno di perenne ringraziamento alla Tua bontà e alla Tua maestà infinita; a riempire di senso le ore delle nostre giornate, il tempo del lavoro e della prova, la fatica delle relazioni personali, le pause legittime di svago, il riposo stesso.
La preghiera irradi, con la sua misteriosa forza, ogni angolo della nostra esistenza, facendo di tutto “un canto di lode a Dio”, nella ricerca sincera della sua Volontà. Ogni istante, che la Provvidenza ci dona, esige di essere colmato di amore, di divenire offerta pura e santa, per la gloria di Dio e a beneficio del nostro prossimo.
L’ideale monastico – riassunto nel celebre detto, di stampo benedettino, “Ora et Labora” – dovrebbe essere lo “slogan” di ogni buon cristiano, il nostro costante e felice riferimento, in un mondo che ha perduto di vista il senso profondo e la sacralità di ogni cosa.
“Ora et labora”: prega e datti da fare, “metticela tutta” – per quello che puoi – cercando di impegnare il tuo cuore, le tue forze, le tue energie a gloria di Dio e a beneficio del prossimo, partendo dalla apparente “banalità” di ogni giorno, che nasconde immensi tesori di grazia tra le sue pieghe.
Gettiamo uno sguardo a Fatima: i Pastorelli, nella loro assoluta originalità e con il candore proprio dei fanciulli, hanno incarnato a modo loro quella antica espressione, facendo della loro vita una oblazione totale, santa, gradita al Padre.
Anche per loro il cammino è stato tutto in salita: ma, confidando in Dio e nella celeste e materna premura della Vergine, hanno imparato a pregare, a impetrare dal Cielo le grazie più belle, a insegnare alla umanità smarrita del nostro tempo i sentieri della Salvezza.
È tempo di assimilare questa lezione, è tempo di essere autentici “uomini e donne di preghiera”, che guardano al Cielo ed elevano in alto il cuore, perché del Cielo ha sete l’anima nostra e solo nel Cielo trova la sua pienezza e la sua gioia.
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