Pillole di SpiritualiTà
Per l’anima si tratta non di conoscere qualcosa di Dio, ma di avere in sé Dio. (San Gregorio di Nissa)
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Vaniloqui mondani e promesse del Cielo
Riproponiamo l’editoriale della nostra rivista, “Maria di Fatima”, dello scorso numero (settembre-ottobre), nella imminente attesa del nuovo calendario 2026.
di padre Mario Piatti icms
Se facessimo un rapido e approssimativo computo di quello che diciamo, ascoltiamo, leggiamo (forse qui, a dire il vero, siamo un po’ tutti in difetto…) ogni giorno resteremmo sorpresi dal numero impressionante di parole che riempiono la nostra quotidianità e la nostra vita. L’uomo è fatto per comunicare, per dialogare, per confrontarsi, per esprimersi e per esprimere i propri giudizi, il proprio pensiero; per dar voce ai propri sentimenti e alla propria coscienza.
Certo, tutto il nostro essere “parla”, manifesta sempre qualcosa di noi; viviamo, inoltre, in un’epoca for temente caratterizzata da uso e abuso di immagini, ma la parola rimane comunque uno strumento originale, insostituibile: pur troppo spesso banalizzato e svuotato di senso, o addirittura utilizzato per offendere, per ferire il prossimo, per suscitare conflitti e provocare violente reazioni.
Dio stesso ha dato un valore unico e profondo alla Sua Parola, alla “Parola” per eccellenza, tanto da farne il cuore della Rivelazione, incarnandola addirittura nel Figlio, Sua “Parola vivente”. Chi vede me vede il Padre – dice Gesù ai suoi discepoli – chi ascolta me ascolta Colui che mi ha mandato.
La Sua è Parola creativa, risanante; è Parola che consola, che perdona. È Parola che suscita pentimento, conversione, Parola che ridona speranza, che edifica e che apre nuove prospettive, suggerisce nuove vie e nuovi sentieri.
La Parola di Dio ha in sé una forza ineguagliabile, capace di scuotere la coscienza, di affascinare e di attrarre l’anima: di favorire ancora – pure nel nostro contraddittorio tempo – cammini di ricerca vocazionale e di “sequela Christi”.
Nel corso della sua storia, la Comunità cristiana ha accolto, di epoca in epoca, particolari “messaggi”, venuti dal Cielo, valutati dalla Gerarchia ecclesiastica e accolti come autentici – naturalmente in perfetta continuità con il deposito della Rivelazione –. Tra i numerosi celesti “appelli”, che hanno accompagnato i passi dei fedeli, il riferimento al Cuore di Cristo e al Cuore Immacolato di Maria costituisce un prezioso tesoro, che dovremmo certamente riscoprire e valorizzare molto di più.
In particolare, gli eventi di Fatima, la sofferta e redentiva vicenda dei Pastorelli, con tutto il “contorno” di fatti e di parole ad essa correlati, ha trovato un seguito e una espressione di straordinario rilievo nelle successive “rivelazioni” a Suor Lucia, avvenute in Spagna, a Pontevedra e a Tuy, nel 1925 e nel 1929, culminate con la “Grande Promessa”, legata alla pratica dei Primi Sabati del mese. Ancora una volta – come accadde nel ‘600, attraverso Santa Margherita Maria Alacoque – una provvidente mano ci è venuta incontro e ci ha offerto una via supplementare, un facile “raccordo” per il Cielo. Dio vuole davvero che tutti siano salvi, che tutti giungano alla meta del Paradiso e per questo propone di accogliere il suo invito, che consiste in un semplice e devoto impegno, alla portata di tutti. Paradossalmente, Dio propone, l’uomo dispone: tocca a noi, infatti, corrispondere a queste grazie, solamente con un poco di buona volontà…
In fondo, quello che il Signore richiede è un nulla, rispetto a quanto promette: la pace in terra e la salvezza eterna per i suoi figli. Poco è richiesto e tanto è donato, perché questa, da sempre, è la logica stessa di Dio. Scrive San Paolo: “Io ritengo, infatti, che le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi” (Rm 8,18).
La nostra fedeltà è infinitamente ripagata dalla Sua infinita bontà, la nostra fatica e la nostra sollecitudine sono preziose ai Suoi occhi.
La “Grande Promessa” di Fatima sembra un capitolo di Grazia ancora tutto da riscoprire, da diffondere, da predicare, da amare. Una fede matura, accanto a cammini formativi adeguati, non sottovaluta né disprezza quei mezzi umili e semplici che una sana e fondata devozione ci indica, ma li valorizza e li propone ancora, come autentiche vie di conversione e di santificazione.
Forse occorre soltanto aprire un po’ di più il cuore e imparare ad affidarci, come fa un bambino, che cammina sicuro e sereno, con la mano nella mano di sua madre.
Parole, parole, parole...
Vaniloqui mondani e promesse del Cielo
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"IL TRATTATO DEL PURGATORIO"
Come per comparazione del divino fuoco quale in sè sentiva, comprendeva come era il Purgatorio, e in che modo vi stanno le anime contente e tormentate
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La Rivista ufficiale della
Famiglia del Cuore Immacolato di Maria
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