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SAN CAMILLO DE LELLIS

"Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me"

di Noemi Zerilli

San Camillo De Lellis è nato a Bucchianico, vicino Chieti, da una famiglia appartenente alla piccola aristocrazia. Il suo nome è legato a quello della madre: Camilla de Compellis, il cui significato è “ministro del sacrificio”.

Camillo fu un giovane irrequieto e vivace. Cominciò a frequentare le compagnie dei soldati, in quanto il padre era militare di carriera negli eserciti spagnoli, infatti ne imparò linguaggi e passatempi, tra i quali il gioco delle carte e dei dadi.

In seguito rimase orfano di madre e successivamente di padre. Decise di diventare militare mercenario; fu spedito prima in Dalmazia e poi a Tunisi. Nel 1574 fu congedato, perse ogni suo avere al gioco e fu accolto dai frati Cappuccini di San Giovanni Rotondo, dopo aver girovagato in vari posti in cerca di elemosina.

Nel 1575 avvenne la sua conversione: da ragazzo egoista, pieno di sé e pieno di peccati diventa sacerdote fondando la “Compagnia dei ministri degli infermi”. La conversione avvenne all’età di venticinque anni, grazie alle parole di un frate e alla Grazia del Signore, che trasformarono il cuore e la vita dissoluta di quel fanciullo in una vita dedita al sacrificio, alla castità, all’obbedienza e alla carità. Fu colpito, alla caviglia destra, da un’ulcera purulenta, la cui piaga si andava estendendo su tutta la gamba: evento che lo riportò all’ospedale San Giacomo di Roma, dove, a differenza del primo ricovero, questa volta si approcciò all’ambiente che lo circondava con spirito totalmente differente. Più che pensare a sé stesso, si rese conto dello stato di abbandono e di miseria in cui si trovavano i malati, ragion per cui si mise a servire i suoi compagni sofferenti, lasciati nelle mani di un personale indifferente ed insufficiente.

La storia di questo Santo offre molti spunti di riflessione. Leggendo la sua vita, tra gli aspetti sui quali ci si può soffermare ce sono due che fanno particolarmente riflettere: la sua conversione e la completa dedizione agli ammalati, come fossero Cristo stesso. L’aspetto che più colpisce di questo Santo è come sia stato in grado di passare da una vita misera, vuota e profondamente infelice ad una vita piena di gioia, fatta di amore caritatevole verso gli altri ed in particolar modo verso i più bisognosi. Dio agisce sempre in maniera, talvolta, inaspettata; ed è ciò che accadde in San Camillo.

Grazie alla lettura di una semplice frase detta da un frate conosciuto al convento di San Giovanni Rotondo: “Dio è tutto. Il resto è nulla. Bisogna salvare l’anima che non muore…”, Dio opera su di lui. Da quel momento, il suo cuore muta, riesce ad amare e a donarsi senza riserve per il prossimo, riesce a far entrare Cristo nel suo cuore e nella sua vita, senza rifiutarsi a quanto Dio gli stesse chiedendo.

L’episodio appena riportato fa pensare ad un altro episodio: quello dell’Annunciazione e, quindi, alla Vergine Maria, alla quale soltanto all’età di quindici anni appare l’Arcangelo Gabriele che la saluta in un modo che non comprende. Anche Lei infatti, come San Camillo, non subito riesce a capire il progetto che Dio stesse pensando per Lei, ma accetta quanto le viene detto senza indugiare troppo, si fida quindi di Dio e decide di fare la Sua volontà. E Dio opera in Lei grandi cose.

Dio non sceglie personaggi importanti, ricchi o che abbiano delle doti particolari, ma le persone più umili e semplici agli occhi del mondo. La Vergine Maria era una ragazza molto giovane che abitava in un luogo nascosto ed isolato, una piccola cittadina della Galilea chiamata Nazareth.

San Camillo, invece, era un giovane ribelle sul quale è scesa la Grazia di Dio: accogliendola, Camillo riesce ad operarsi per il bene degli altri e per la salvezza della sua anima.

 

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