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SAN LUIGI GONZAGA

Santa Maria Maddalena de Pazzi (1566 – 1607), anima favorita di grazie singolari, in una delle sue estasi ebbe a contemplare la gloria di un giovane Gesuita, morto da pochi anni: il giovane era San Luigi Gonzaga. Il motivo di così grande gloria -dirà la santa carmelitana fiorentina- fu il fatto che Luigi aveva operato in vita sempre sotto lo sguardo del Verbo, mandando nell’eternità tutte le sue azioni animate dal desiderio di compiacere Dio. Questa visione gloriosa venne rappresentata nella pala dell’altare che ospita il corpo di San Luigi, nella chiesa del sant’Ignazio a Roma.

Ma chi è Luigi Gonzaga?

Luigi nacque a Castiglione delle Stiviere, vicino a Mantova, il 9 marzo 1568. Figlio del marchese Ferrante Gonzaga, fin da piccolo fu educato alla carriera militare e sembrava destinato a succedere al padre nella guida della dinastia familiare. Cresciuto in età, venne mandato in giro per le corti più importanti d’Europa (fra tutte le più prestigiose: Firenze e Madrid), con lo scopo di provvedere alla sua educazione nobiliare; certo, incontrò un ambiente spiritualmente malsano, pieno di pericoli e di insidie per la salvezza della propria anima. Eppure è proprio qui che nacque la sua vocazione: a Firenze (che il Santo definirà come “culla e madre” della sua devozione), nella Chiesa dell’Annunciata, si consacrerà a Maria “come Lei si era consacrata a Dio”, facendo voto di verginità. Era il 15 Agosto 1578 e Luigi aveva solo 10 anni.

Da questo momento in poi inizierà il suo cammino di ascesi spirituale. Imparò la penitenza e l’orazione mentale, arrivando a dedicarle anche 5 o più ore al giorno, senza mai distrarsi. Decise infine di consacrarsi a Dio, trovando però la netta opposizione del padre. Ferrante, infatti, era un uomo orgoglioso e collerico; per quanto avesse fede in Dio, non accettava di vedersi sottratto quel figlio, sul quale aveva puntato il bene del marchesato. Le provò tutte per far desistere il giovane Luigi, ma questi fu irremovibile. Non solo non indietreggiò dal proposito di farsi religioso, ma neanche da quello di farsi gesuita (ciò comportava, a quel tempo, l’impossibilità di accettare cariche ecclesiastiche). Il 4 Novembre 1585 Luigi partì per Roma, dove sarebbe entrato nel Noviziato della Compagnia di Gesù. Fin da subito i superiori dell’Ordine si resero conto di aver ricevuto un dono di eccezionale valore. Molti videro nel giovane di Castiglione un possibile successore di Ignazio alla guida della Compagnia.

I disegni di Dio, però, erano differenti. Nel 1591 Roma era flagellata da una epidemia di tifo e i Gesuiti facevano assistenza negli ospedali. Fu l’aiuto verso uno di questi malati – un povero appestato, incontrato per strada – la causa che porterà alla sua morte. Contagiato, Luigi morirà circa quattro mesi dopo, assistito da un altro santo gesuita, Roberto Bellarmino. Già venerato come santo, sarà canonizzato ufficialmente nel 1726, da papa Benedetto XIII.

Cosa insegna ai giovani di oggi San Luigi? Anzitutto che ogni vita è destinata a quel grado di gloria a cui Dio ha predestinato ciascuno di noi, nessuno escluso.

Seconda cosa, San Luigi ci insegna che la gloria del Cielo non si costruisce con ambizioni o grandi azioni fatte in vita, ma al contrario col percorrere la via che Dio ha tracciato su ciascuno, nell’offerta dei piccoli gesti di carità e nell’umile pratica dei quotidiani doveri: San Luigi aveva capito bene che niente è piccolo agli occhi di Gesù, se fatto con amore!

Ultima cosa: San Luigi ricorda a tutti che il valore della nostra vita non consiste nella lunghezza degli anni, ma nella pienezza di senso e di merito che avremo saputo dare al tempo, che Dio ci ha donato sulla terra.

 

 

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