Pillole di SpiritualiTà
Coltiva l'intimità con lo Spirito Santo — il Grande Sconosciuto — perché è Lui che ti deve santificare. (San Josemaría Escrivá)
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Et gloria eius in te videbitur
di Sr. M. Rita Colombo icms
Andando a Bologna, al Monastero del Corpus Domini, possiamo contemplare, con il cuore colmo di meraviglia e di stupore, un fatto straordinario: il corpo incorrotto di Caterina de’ Vigri, che resiste al trascorrere del tempo (senza alcun tipo di conservazione speciale), che ci richiama all’eternità e ci spinge a considerare la vita della Santa, per capire come lei stessa si è preparata all’incontro con Dio. Occorre, infatti, non fermarsi al presente, ma andare indietro nei secoli, scoprendo come la sua esistenza appartenne totalmente a Dio, era tutta obbedienza alla volontà di Dio. E, proprio perché era tutta di Dio, oggi vediamo in lei la Gloria di Dio (gli angeli avevano cantato in visione “Et gloria eius in te videbitur”: “In te Caterina si vedrà la Gloria di Dio”).
Nel cuore di Santa Caterina vivevano due amori: amore per Dio e amore per il prossimo. Era un cuore protetto dal dono della preghiera, era un’anima che sapeva abbracciare, lavorando su se stessa, la penitenza e la mortificazione.
Questi i mezzi per custodire quel cuore: tenere gli occhi sempre fissi su Gesù Crocifisso (le Sue sofferenze e le Sue parole la aiutarono a renderla quella che fu; contemplando la vita di Gesù, capì come doveva essere la sua) e l’amore per la sua Regola. Ancora oggi, guardando il suo corpo incorrotto, vediamo tra le sue mani quei mezzi: il Crocifisso e la Regola. Chi glieli fa reggere è sempre il cuore, che anche oggi li ama - ancor più di ieri - e così ci mostra di averli sempre amati e ci esorta a fare lo stesso.
La Santa ci insegna che il Vangelo è bello quando è predicato da coloro che lo vivono e che un cuore è sempre felice quando si dona a Gesù.
Caterina de’ Vigri nasce a Bologna l’8 settembre 1413 da Benvenuta Mammolini, bolognese, e da Giovanni de’ Vigri, ferrarese, Dottore in legge e pubblico Lettore a Padova, al servizio del marchese Niccolò III, signore di Ferrara. Fino ai nove anni cresce a Bologna, insieme alla madre, e già si dedica a gesti di pietà e carità verso i bisognosi. Si trasferisce poi a Ferrara, alla corte estense, dove affina le sue qualità intellettuali: impara a danzare, cantare, suonare, dipingere, ricevendo l’educazione insieme alla principessa Margherita d’Este. Quella vita non le basta, e, nel 1427, fa il suo ingresso in una comunità di “pie donne” consacrate a Cristo, per lasciare un mondo “pieno di niente”, professando, nel 1432, la Regola di Santa Chiara d’Assisi.
L’umiltà è il distintivo di tutta la vita di Caterina. Sceglie per sé compiti umili: fornaia, portinaia; poi diventa maestra delle novizie.
Così parla Caterina alle consorelle, mostrando che la sua fede ha le sue radici nell’umiltà: “Qualora si vedessero dei difetti negli altri, si abbia compassione e non scandalo di loro, e ciascuna dica a se stessa: se hanno quello, io ne ho un altro. Sopportatevi a vicenda dolcemente… la vicendevole tolleranza è virtù assai grande e molto accetta a Dio… Sorelle, chi mai potrebbe narrare la felicità e la pace dell’anima fedele, che vede solo il bene, non mormora e non giudica? Non dico che non passi tra le onde e le tempeste del mare della vita, ma la sua volontà è unita a quella dolce di Dio, e perciò sta in pace: a Dio lascia il giudicare… solo Dio è senza difetto. Ciascuna pensi di essere peggiore di tutte e ciascuna sappia che io mi considero la più misera: nondimeno, è debito nostro pensare piuttosto bene del prossimo che male. E non si dica: io non posso trattenere i pensieri. Lo credo bene! Però potete regolare la volontà, che non consenta ai pensieri, e trattenere la lingua che non parli, perché entrambe sono in vostro potere. La volontà è tanto forte che né demonio, o uomo, o alcuna altra cosa creata la può muovere dai suoi fermi propositi e costringere al peccato”.
Basta leggere questi pochi cenni per intuire la portata dell’anima di Caterina, la profondità e autenticità del suo rapporto con Dio, il suo comunicare con la vita ancor prima che con le parole.
La sua vita è un susseguirsi di eventi che confermano il suo legame con Dio: gli angeli che intonano il Sanctus durante una santa Messa; la Vergine Maria che le offre il Bambino Gesù per abbracciarlo e baciarlo; la trasformazione in carne e sangue dell’ostia benedetta nella sua bocca; il miracolo del pane, affidato al Signore, che non si brucia dopo 4 ore nel forno… e altri ancora.
Per cinque anni vive dure battaglie con il demonio e impara che ciò che conta è la confidenza in Dio.
Il Signore la prepara, così, in questi anni trascorsi a Ferrara, per un nuovo inizio.
Il 22 luglio 1456 viene chiamata dall’obbedienza a fondare, a Bologna, il Monastero del Corpus Domini, di cui sarà Abbadessa. In lei i bolognesi, che la accolsero all’apertura del monastero, riconobbero di aver incontrato una donna vera, senza trucchi, profumata di una umanità schietta, verace, senza forzature o contraffazioni. Fu la prima donna al mondo che ha scritto direttamente i suoi pensieri e della quale sono rimasti gli autografi originali.
Muore il 9 marzo 1463 pronunciando dolcemente per tre volte il nome di Gesù. Viene sepolta e, dopo 18 giorni di manifestazioni prodigiose (luci, odori, guarigioni), le suore ottengono il permesso di dissotterrarla. Il volto, sfigurato e schiacciato da un’asse, progressivamente riprende forma; il corpo ringiovanisce e non sarebbe più invecchiato, e rimane flessibile. Portata dinanzi al Santissimo Sacramento, per due o tre volte incrocia le braccia e inchina il capo in adorazione. Dopo 12 anni dalla morte si mette in posizione seduta per obbedire alla Madre Abbadessa, posizione che ancora conserva, con gli occhi aperti, dopo più di cinquecento anni.
Santa Caterina continua a parlare al mondo e insegna a soffrire con il cuore colmo di speranza, che dà senso e contenuto al patire. Far fronte alle prove, resistere alla tentazione di abbattersi: ecco la sfida, non facile, a cui è chiamato il cristiano per imprimere un valore eterno alla propria esistenza.
A una consorella, che le chiedeva consigli per la vita spirituale, diceva: “Mia figliola carissima, bisogna metterci del proprio; l’amore di Dio non è soltanto un dono, un regalo di preferenza, ma soprattutto una faticosa conquista, una scalata ardita”.
Santa Caterina de’ Vigri è una delle nostre principali protettrici. Il monastero del Corpus Domini, in via Tagliapietre 21, a Bologna, è stato meta di frequenti pellegrinaggi da parte del nostro Movimento.
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