Pillole di SpiritualiTà
Coltiva l'intimità con lo Spirito Santo — il Grande Sconosciuto — perché è Lui che ti deve santificare. (San Josemaría Escrivá)
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Sposa, Madre e Santa
di Elisabetta Lucco
Elisabetta – figlia del re Andrea d’Ungheria e di Gertrude, nobildonna di Merano – nasce a Bratislava nel 1207. All’età di quattro anni viene promessa in moglie a Ludovico IV, figlio ed erede del sovrano di Turingia, al quale si unisce in matrimonio a 14 anni. Nonostante il fidanzamento sia stato deciso per motivi politici, tra i due giovani sboccia un amore sincero, animato dalla fede e dal desiderio di compiere la volontà di Dio. Il loro, è un matrimonio profondamente felice: Elisabetta aiuta il coniuge a elevare le sue qualità umane a livello soprannaturale, ed egli, in cambio, protegge la moglie nella sua generosità verso i poveri e nelle sue pratiche religiose. Una chiara testimonianza, questa, di come la fede e l’amore verso Dio e verso il prossimo rafforzino la vita familiare e rendano ancora più profonda l’unione sponsale.
Purtroppo, però, a vent’anni è già vedova: il marito muore ad Otranto in attesa di imbarcarsi con Federico II per la crociata in Terra Santa. Da Ludovico, Elisabetta ha tre figli. Dopo il primogenito Ermanno vengono al mondo due bambine: Sofia e Gertrude, quest’ultima data alla luce già orfana di padre. La giovane vedova, dopo che il cognato usurpa il governo della Turingia, viene cacciata, con i tre figli, dal castello di Wartburg e si mette alla ricerca di un luogo dove rifugiarsi. Solo due delle sue ancelle le rimangono vicino, la accompagnano e affidano i tre bambini alle cure degli amici di Ludovico.
Peregrinando per i villaggi, Elisabetta lavora dove viene accolta, assiste i malati, fila e ricama. All’inizio del 1228, alcuni parenti riabilitano il suo nome ed Elisabetta può così ricevere un reddito appropriato per ritirarsi nel castello di famiglia, a Marburgo, dove abita anche il suo direttore spirituale Corrado. Nel novembre del 1231 viene colpita da forti febbri. Quando la notizia della sua malattia si propaga, moltissima gente accorre a vederla. Dopo una decina di giorni, ella chiede che le porte siano chiuse, per rimanere da sola con Dio. Nella notte del 17 novembre, a soli ventiquattro anni, si addormenta dolcemente nel Signore. Quattro anni più tardi, il Papa Gregorio IX la proclama Santa e, nello stesso anno, viene consacrata una chiesa costruita in suo onore a Marburgo.
Le testimonianze sull’eroismo delle sue virtù sono tante e tali che, nei numerosi episodi di vita quotidiana che le ancelle raccontano, si delinea la fisionomia di una donna in cui santità e femminilità convergono e si fondono mirabilmente. Elisabetta è una santa vicina a noi: come noi, ma migliore di noi per l’impegno intenso e vivo di carità e di amore verso chi soffre, verso chiunque abbia bisogno di una mano o di una parola confortatrici. Conscia di se stessa e dei suoi doveri di moglie, di madre, di penitente, sceglie uno stile di vita povero e caritatevole e lo realizza a ogni costo, con una coerenza di cui avvertì pienamente il dovere e la responsabilità.
Elisabetta d’Ungheria è stata una “Marta infaticabile che si è dedicata completamente al servizio dei derelitti e dei poveri; e una Maria ardente, tutta assorta nella preghiera e nella contemplazione” del volto umile del Salvatore.
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