Pillole di SpiritualiTà
Coltiva l'intimità con lo Spirito Santo — il Grande Sconosciuto — perché è Lui che ti deve santificare. (San Josemaría Escrivá)
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«Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita»
di Stefano Battezzati
Dovendo parlare di Santa Lucia, la prima cosa che ho voluto approfondire è stata l’etimologia del nome, il suo significato: derivante da “lux”, cioè “luce”, significa "luminosa, lucente", messaggera di pace, di bontà e di amicizia.
Lucia di Siracusa, conosciuta come santa Lucia (Siracusa, 283 – Siracusa, 13 dicembre 304), è stata una martire cristiana sotto la grande persecuzione voluta dall’imperatore Diocleziano.
Secondo l’agiografia tramandata, Lucia era una giovane di nobile famiglia cristiana, ma orfana di padre dall'età di cinque anni.
Fatta grandicella e accesa di puro amore per Dio decise, all'insaputa della madre Eutichia, di mantenere la verginità. Ignorando questo segreto, la buona madre, come allora si usava, non tardò di interessarsi per trovare alla figlia uno sposo che convenisse. Era questi un giovane nobile, ricco e di buone qualità, però non cristiano. Lucia si turbò, ma non volendo manifestare il suo segreto alla madre, cercò pretesti per rimandare le nozze ed intanto confidare nella preghiera e nella grazia.
Ed ecco quanto avvenne.
Per impetrare la guarigione dalla malattia da cui era affetta la madre, cioè un inarrestabile flusso di sangue dal quale non era riuscita a guarire neppure con le dispendiose cure mediche alle quali si era sottoposta, Lucia ed Eutichia partecipano alla celebrazione eucaristica durante la quale ascoltano proprio la lettura evangelica sulla guarigione di un’emorroissa.
Allora, mamma e figlia decisero di portarsi in pellegrinaggio a Catania, alla tomba di Sant’ Agata, per ottenere la guarigione.
Giunte lì il 5 febbraio dell'anno 301, davanti al sepolcro, Lucia si assopì durante la preghiera e ebbe in visione la santa catanese, circondata da schiere angeliche, che le disse: "Lucia sorella mia, vergine consacrata a Dio, perché chiedi a me ciò che tu stessa puoi ottenere per tua madre? Infatti la tua fede ha giovato a tua madre ed ecco che è divenuta sana. E come per me è beneficata la città di Catania, così per te sarà onorata la città di Siracusa”.
Tornate a Siracusa, Lucia si confidò con la madre ed ottenne che la lasciasse libera nella scelta del suo stato. Così Lucia, con una lampada fissata sul capo (per avere le mani libere di portare gli aiuti), percorse gli angusti cunicoli delle catacombe per distribuire ai bisognosi il denaro ricavato dalla vendita della sue ricchezze e beni di conforto.
Il pretendente, vedendo la desiderata Lucia privarsi di tutti gli averi ed essendo stato rifiutato da quest’ultima, volle vendicarsi denunciandola come cristiana. Erano infatti in vigore i decreti della persecuzione dei cristiani emanati dall'imperatore Diocleziano.
Al processo che sostenne dinanzi al prefetto Pascasio, le fu imposto di fare sacrifici agli dèi pagani, ma ella non arretrò nella fede e proclamava con ispirazione divina i passi delle Sacre Scritture. Minacciata allora di essere condotta in un postribolo, Lucia rispose: "Il corpo si contamina solo se l'anima acconsente".
Condotta davanti al proconsole, si svolse un dialogo drammatico, nel quale rifulsero la fermezza e costanza della martire. Il dialogo serrato tra lei ed il magistrato vide ribaltarsi le posizioni, tanto da vedere Lucia mettere in difficoltà Pascasio. Ella rispose senza timore, quasi esclusivamente citando la Sacra Scrittura, tanto che il testo dell’interrogatorio è un vero capolavoro di ricorso alla parola biblica. Pascasio dunque ordinò che la giovane fosse costretta con la forza, ma - come narra la tradizione - divenne miracolosamente pesante, tanto che né decine di uomini né la forza di buoi riuscirono a smuoverla. Accusata di stregoneria, Lucia allora fu cosparsa di olio, posta su legna e torturata col fuoco, ma le fiamme non la toccarono. Fu infine messa in ginocchio e, secondo le fonti latine, le fu infisso un pugnale in gola.
Morì solo dopo aver ricevuto l’Eucaristia e profetizzato la caduta di Diocleziano e la pace per la Chiesa. Era il 13 dicembre dell’anno 304. Da allora, il suo culto si diffuse ben presto in tutta la Chiesa, e ancora oggi Santa Lucia è certamente tra i santi più popolari, più amati e più venerati nel mondo.
Mi piace pensare che i cristiani rifugiati nelle catacombe, allo scorgere di quella luce (data dalla candela che Lucia portava sul capo) il loro cuore palpitasse di gioia, di vera gioia perché confortava sia il corpo - grazie agli aiuti materiali - sia lo spirito - grazie alla bellezza interiore ed esteriore della Santa, grazie alle sue parole di conforto, di speranza, grazie alle amorevoli carezze che distribuiva a tutti.
Prendiamo esempio da questa grande Santa che è stata, di nome e di fatto, “luce” per il suo prossimo, è stata “martire”, lasciandosi guidare, come per Santo Stefano, dallo Spirito Santo.
E, secondo l’infinito disegno di Dio, il suo martirio avvenne proprio il 13 dicembre, ritenuto per gli antichi romani "giorno della luce", tanto che era tradizione dare il nome Lucia alle bambine che nascevano all'alba. Secondo il calendario giuliano, infatti, corrispondeva al più corto dell’anno: da quel giorno in poi, infatti, la luce inizia a prendere il sopravvento sulle tenebre.
(Martirologio Romano)
«Memoria di santa Lucia, vergine e martire, che custodì, finché visse, la lampada accesa per andare incontro allo Sposo e, a Siracusa in Sicilia condotta alla morte per Cristo, meritò di accedere con lui alle nozze del cielo e di possedere la luce che non conosce tramonto.»
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