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SAREMO GIUDICATI SULL’AMORE

LA “CARTA D’IDENTITÀ” DEL CRISTIANO

di Marilena Gatti

La recente scomparsa di Benedetto XVI, mi ha portata a ripensare al suo Magistero. Egli forse potrà essere ricordato, tra le altre cose, come il Papa della Carità, avendo dedicato ben due encicliche a questa virtù teologale, la più importante, quella che rimarrà in eterno.

«Dio è amore; chi sta nell’amore dimora in Dio e Dio dimora in lui» (1 Gv 4,16). Queste sono le parole con cui inizia l’Enciclica “Deus Caritas Est” ed esprimono il centro della fede cristiana. Papa Ratzinger ci dice che in questo mondo – nel quale al nome di Dio, a volte, viene collegata la vendetta o perfino l’odio e la violenza – è di grande attualità parlare dell’amore di Dio e di come noi lo dobbiamo comunicare agli altri.

Nell’altra sua enciclica “Caritas in Veritate” ci dice che la carità è la via maestra della dottrina sociale della Chiesa e che, secondo l’insegnamento di Gesù, la carità è la sintesi di tutta la Legge. Infatti il Signore, a chi gli chiede qual è il più grande comandamento, risponde così: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti». (Mt 22:37-40).

 I VESCOVI, “PADRI DEI POVERI”

Sin dal suo nascere, la Chiesa si distingue per le opere di carità che si traducono in solidarietà, assistenza, accoglienza e aiuto concreto ai poveri, ai malati, agli orfani, alle vedove senza distinzione di appartenenza o meno alla propria comunità, in modo generoso e gratuito, senza alcuna discriminazione.

Quando l’intervento dello Stato in campo assistenziale è quasi del tutto assente, la Chiesa si fa carico dell’aiuto e della cura dei bisognosi attraverso l’opera di istituzioni

socio-sanitarie nelle aree più difficili e più problematiche per la popolazione.

Indubbiamente questo, nei primi secoli, costituisce un grande fattore di conversione e diffusione della nuova fede perché, se è vero che sentimenti di filantropia sono espressi anche dai pagani, il loro donare è interessato a un tornaconto personale: si limitano a opere di abbellimento delle città o a donazioni per promuovere la propria immagine e ottenere la fedeltà dei beneficiati; i poveri, dunque, godono ben poco di queste elargizioni.

I cristiani, invece, spronati dai loro Vescovi – da subito considerati e chiamati “padri dei poveri” –, si prodigano con amore per aiutare ed alleviare le sofferenze dei bisognosi.

 FACCIAMO BRILLARE IL SOLE DI DIO

Nel III secolo d.C. Cipriano, vescovo di Cartagine (proclamato poi santo e Padre della Chiesa), ammonisce i pagani che, durante un’epidemia di peste, non solo non aiutano le vittime, ma ne approfittano anche per rubare i loro averi. Nello stesso tempo, il Vescovo incoraggia i cristiani a curare i malati e a seppellire i morti, anche qualora questi fossero stati loro oppressori, visto che si era proprio all’epoca delle persecuzioni contro i seguaci di Cristo. Afferma Cipriano a tal proposito: «Se facciamo del bene solo a quanti ci fanno del bene, che cosa facciamo più dei pagani e dei pubblicani? Se siamo figli di Dio, che fa brillare il suo sole sul bene e sul male, dimostriamolo con i nostri atti facendo il bene a coloro che ci perseguitano».

Un cristiano, nell’altro in difficoltà, vede Cristo. Senza la fede, invece, abbiamo semplicemente l’assistenzialismo. La carità, se incontra la povertà, certo, la allevia; ma, essenzialmente, essa ha di mira la dignità e la bellezza sacra dell’altra persona – la

sua preziosa appartenenza a Cristo Gesù – a prescindere dalle sue eventuali difficoltà.

Nei Santi, anche la carità verso il prossimo è rivolta immediatamente a Gesù e alle sue membra, soprattutto a quelle sofferenti, che meglio manifestano la sua infinita Passione. Inoltre, i Santi sanno che non basta il dare e il fare: occorre dare se stessi. E solo la fede ci sostiene in questo.

 I SANTI: TORRENTE INARRESTABILE DI AMORE

Nel corso dei secoli, abbiamo avuto testimoni splendidi di ogni forma di carità. Benedetto XVI nella “Deus Caritas est” ci ricorda S. Martino di Tours, che fa a metà del suo mantello con un povero e nella notte sogna Gesù con indosso quel mantello. Ciò conferma la verità delle parole del Vangelo “…Ogni volta che avete fatto queste

cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25, 40).

Anche i Movimenti Monastici, sin dall’origine, si pongono al servizio del prossimo, alleviandone le sofferenze con la costruzione di opere di accoglienza e di cura nei pressi dei Monasteri. Inoltre molti Ordini religiosi maschili e femminili si fanno carico della

promozione umana e cristiana dei più poveri, istituendo scuole, corsi di catechismo, formazione al lavoro.

L’elenco dei Santi “modelli di carità” è lunghissimo. Ne ricordo alcuni, a me particolarmente cari: Giuseppe Benedetto Cottolengo, che apre la “Piccola Casa della Divina Provvidenza” a Torino per accogliere i poveri e chi è rifiutato dagli altri ospedali (disabili, epilettici, sordi, invalidi, orfani); Giovanni Bosco, che fonda gli oratori per togliere i ragazzi dalla strada e occuparsi della loro educazione e formazione; Antonio Rosmini, fondatore della congregazione dell’Istituto della Carità, per il quale il prossimo va amato in tutte le sue dimensioni, da quelle fisiche fino a quelle spirituali e intellettuali; Santa Teresa di Calcutta, fondatrice delle Missionarie della Carità, la cui missione è prendersi cura dei più poveri tra i poveri.

 “MARIA PARTÌ IN FRETTA…”

Eccelsa testimone della carità è Maria Santissima: subito dopo l’annuncio dell’Angelo, avendo appreso che l’anziana cugina Elisabetta è in attesa di un bambino, la raggiunge affrontando un lungo viaggio e rimane con lei tre mesi per aiutarla. Non pensa a sé, alla fatica, ma parte immediatamente… non si preoccupa neanche per il ritorno, quando la sua gravidanza potrà essere ormai evidente e dovrà dare delle spiegazioni a Giuseppe. La Madonna si fida di Dio, pensa con i pensieri di Dio, ama come ama Dio.

Imitiamo anche noi questi modelli di carità, perché, come ci dice San Giovanni della Croce: “Alla sera della vita, saremo giudicati sull’amore”.

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