Pillole di SpiritualiTà
Per divina disposizione è stato permesso che un soldato trafiggesse e aprisse quel sacro costato. Ne uscì sangue ed acqua, prezzo della nostra salvezza. (San Bonaventura)
NEWS
Editoriale del Maria di Fatima – Marzo 2021
di padre Mario Piatti, icms
MARIA DI FATIMA - n°2, Marzo 2021
EDITORIALE
Andate da Giuseppe, “Ite ad Joseph”. Probabilmente è un invito che troveremo spesso ripetuto - in quest’anno, dedicato al “Padre putativo” di Cristo - lungo queste colonne e nella vita della Chiesa. L’origine dell’espressione va ricercata nell’Antico Testamento, nella dolorosa vicenda del figlio di Giacobbe, venduto per invidia dai suoi fratelli. Conosciamo gli eventi, con i loro imprevedibili sviluppi: da schiavo, Giuseppe guadagna - grazie alla sua saggezza e al dono, concessogli da Dio, di interpretare i sogni - la stima e la considerazione del Faraone, che gli affiderà incarichi di responsabilità, come amministratore dei suoi beni, nei difficili anni della carestia, abbattutasi sull’Oriente. Il racconto, dal carattere edificante, dimostra come Dio sappia tradurre in benedizione anche i peccati più gravi, rendendo la vittima della malvagità altrui - Giuseppe - addirittura artefice di salvezza per i suoi carnefici. La terribile colpa, perpetrata contro di lui dai suoi stessi famigliari, si rivelerà fonte di perdono, di conversione, di ritrovato affetto fraterno e di rinnovata solidarietà.
Andate da Giuseppe: rivolgetevi a lui. L’antico patriarca ebraico è prefigurazione dello Sposo e custode purissimo della Vergine, capo dell’alma Famiglia e, come tale, dispensatore, con l’Immacolata, di Grazie e di ogni celeste favore. È una figura di straordinaria fecondità e attualità, capace di suggerire al nostro cuore le coordinate evangeliche del silenzio, dell’obbedienza, della fermezza e della tenerezza paterna. Andate da lui, chiedete a lui…
Mai, come ai giorni nostri, abbiamo atteso, quasi “messianicamente”, un talismano che risolvesse finalmente l’angoscioso problema di questa incontenibile pandemia: il vaccino, invocato da tutti, come pozione risanante, capace di debellare definitivamente il male e di eliminare radicalmente questa oscura minaccia. Certo, la scienza percorre i suoi itinerari (seppure a volte moralmente assai discutibili), offre i suoi “prodotti”. Ma la fede ci richiama, anzitutto, a impetrare dal Cielo un aiuto, un conforto, che ci indichi il senso più profondo delle cose e che ci permetta di provare a comprendere il presente - con i suoi drammi e con le sue ferite - ma di aprirci anche al futuro, ripartendo con uno sguardo colmo di fiducia, capace di accogliere ancora tutta la bellezza della vita.
In questi tristi frangenti troveremo, prima o poi, una via d’uscita - almeno, tutti lo speriamo! - ma non risolveremo mai “il problema”, la frattura che ci portiamo dentro, nell’anima, e che nessun vaccino, nessuna medicina, nessun ritrovato della ricerca umana potrà mai risanare. È il nostro “cuore” a essere malato, prima ancora del nostro apparato respiratorio: è il nostro spirito in perenne quarantena. Nutriti di illusioni e di “palliativi”, ci accontentiamo spesso di rimedi provvisori, che ci consentono di andare avanti - più o meno, sopravvivendo fino al prossimo ostacolo - ma non ci rivolgiamo né ci affidiamo al Solo che può salvarci definitivamente dal “male di vivere” che ci assedia ogni istante, che ci accompagna sempre, come ombra inquietante, che soltanto il sole della Grazia può illuminare.
Signore, da chi andremo? domandavano i discepoli al Signore (Gv 6,68), quando tutta la folla, incapace di comprendere le parole del Signore, si era ritirata da Lui. Da chi andremo, chi potrà illuminare la nostra vita, che ora è bersagliata da questo enigmatico virus, ora è sottoposta a un’altra prova, ora è compromessa da una malattia, ora attraversata da momenti di sconforto e di angoscia. Il cuore cerca un sollievo alle vicissitudini quotidiane, ma non può accontentarsi di soluzioni parziali.
Ite ad Joseph: andate da lui, “luce dei Patriarchi”, perché Egli patrocinerà la vostra causa presso la sua Sposa Immacolata e ai piedi stessi dell’Altissimo, di cui fu servo fedelissimo, lungo gli anni della sua vita terrena.
Ite ad Joseph, che a Fatima, nell’ottobre del 1917, apparve con Maria Santissima e con il Bambino Gesù ai Pastorelli e con il Figlio benedisse il mondo.
Andate da lui, dall’umile e silenzioso carpentiere, chiamato dal Cielo a essere il Custode dei tesori più preziosi che l’umanità abbia mai posseduto: Cristo Signore - Verbo Incarnato del Padre - e la sua Immacolata Madre, la dolcissima Vergine Maria.
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