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VERGINITÀ E MATERNITÀ

La verità di ogni donna

di padre Eugenio Pozzoli icms

Nella testimonianza dei Vangeli troviamo espresso il senso della concezione verginale di Cristo: all’inizio del racconto di Matteo: “Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio, che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi” (Mt 1,23); e nel dialogo tra l’Angelo Gabriele e la vergine Maria: “Non temere… concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù… Allora Maria disse all’angelo: Come è possibile, non conosco uomo. Le rispose l’angelo: Lo Spirito Santo scenderà su di te… Colui che nascerà sarà santo e chiamato Figlio di Dio” (Lc 1, 26-35).

 

UNA SCELTA CORAGGIOSA

Il concepimento verginale di Gesù nel grembo di Maria ci svela il piano di Dio, che sceglie degli strumenti umani per operare la salvezza. L’umile umanità di Maria, con il suo “sì”, ci mostra che la salvezza è puro dono che viene dall’esclusivo amore di Dio; e ci fa comprendere che la salvezza viene a noi nella disponibilità delle creature al dono di Dio.
Il significato della verginità volontaria di Maria è, quindi, da inserire in un progetto di fede e disponibilità a Dio, come ci insegnano i Padri della Chiesa: “Maria ha concepito Cristo nella sua mente (con la fede) prima che con il corpo”.
La scelta di essere “solo” per Dio, assume in Maria Santissima, come dice la Marialis Cultus 37, la forma di una “scelta coraggiosa, compiuta per consacrarsi totalmente all’amore di Dio”.
Di questo dialogo tra Dio Padre e la Santa Vergine la Lumen Gentium sottolinea il carattere determinante del consenso di Maria, dicendo: «Volle, il Padre delle misericordie, che l’accettazione della predestinata madre precedesse l’Incarnazione, perché così, come una donna aveva contribuito a dare la morte, una donna contribuisse a dare la vita» (LG 56).

 

 LA GRAZIA PERFEZIONA LA NATURA

Nella persona di Maria una tale cooperazione segna la piena misura dell’emancipazione che Dio Padre vuole procurare alla donna, e questa emancipazione si realizza con l’impegno di Maria nel compimento del progetto divino. Una cooperazione che, pur essendo libera e personale, si effettua sempre con l’aiuto e la forza della grazia ricevuta dall’alto.
Scrive Giovanni Paolo II a questo riguardo, nella Mulieris Dignitatem: “… la grazia non mette mai da parte la natura né la annulla, anzi la perfeziona e nobilita. Pertanto, quella «pienezza di grazia», concessa alla Vergine di Nazareth, in vista del suo divenire «Theotókos» (Madre di Dio), significa allo stesso tempo la pienezza della perfezione di ciò «che è caratteristico della donna», di «ciò che è femminile». Ci troviamo qui, in un certo senso, al punto culminante, all’archetipo della personale dignità della donna: […] Nell’espressione «serva del Signore» si fa sentire tutta la consapevolezza di Maria di essere creatura in rapporto a Dio”. (MD 5)La persona e l’agire di Maria, Vergine e Madre, illumina quindi il destino di tutte le donne e mostra come, attraverso una risposta docile e fedele al progetto divino, ciascuna donna può contribuire all’opera di salvezza ed esercitare un influsso sullo sviluppo spirituale dell’umanità.

 

 “HO ACQUISTATO UN UOMO DAL SIGNORE”

In modo speciale, poi, la maternità di Maria eleva il valore di ogni maternità umana. In se stessa, la maternità di Maria ha un carattere unico e straordinario. Ma il fatto che una donna sia diventata Madre di Dio, mostra fino a quale altezza il Padre abbia voluto elevare la maternità umana. La stima divina per la maternità si riversa dalla maternità di Maria sulla maternità delle altre donne. Ogni donna che diventa madre riceve una dignità “superiore”, per il fatto che una donna tra tutte è diventata Madre di Dio.
Ogni maternità implica una cooperazione con Dio, secondo quanto dichiara la prima donna, Eva, al momento della nascita del suo primo figlio: «Ho acquistato un uomo dal Signore» (Gen 4, 1), e come scrive la Mulieris Dignitatem, “la maternità implica sin dall’inizio una speciale apertura verso la nuova persona: e proprio questa è la «parte» della donna. In tale apertura, nel concepire e nel dare alla luce il figlio, la donna «si ritrova mediante un dono sincero di sé». […] La maternità è legata con la struttura personale dell’essere donna e con la dimensione personale del dono. […] Il Creatore fa ai genitori il dono del figlio. Da parte della donna, questo fatto è collegato in modo speciale a «un dono sincero di sé». Le parole di Maria all’Annunciazione: «Avvenga di me quello che hai detto» significano la disponibilità della donna al dono di sé e all’accoglienza della nuova vita (MD 18).

 

MATRIMONIO-VERGINITÀ: IL DONO SINCERO DI SÉ

La donna Vergine Maria si sente riempita dei doni che Dio Padre ha riversato in lei e desidera rispondere offrendo la verginità di tutta la sua persona; e al seguito di Maria ogni donna “…nella verginità […] realizza il valore personale della propria femminilità, diventando «un dono sincero» per Dio… un dono per Cristo Redentore dell’uomo e Sposo delle anime: un dono «sponsale». Non si può comprendere rettamente la verginità […] senza far ricorso all’amore sponsale: è, infatti, in un simile amore che la persona diventa un dono per l’altro… Nella verginità così intesa si esprime il cosiddetto radicalismo del Vangelo: lasciare tutto e seguire Cristo (cf. Mt 19, 27). Ciò non può esser paragonato al semplice rimanere nubili o celibi, perché la verginità non si restringe al solo «no», ma contiene un profondo «sì» nell’ordine sponsale: il donarsi per amore in modo totale ed indiviso (MD 20). La donna, infatti, è «sposata» sia mediante il sacramento del matrimonio, sia spiritualmente mediante le nozze con Cristo. Nell’uno e nell’altro caso le nozze indicano il «dono sincero della persona» della sposa verso lo sposo. (MD 21). Anche da questo punto di vista, ci perviene una luce concernente ogni maternità. L’affetto che una donna dà ai suoi figli è l’immagine più toccante dell’amore del Padre per coloro che sono suoi figli in Cristo. Ogni maternità è incaricata, in questo senso, di una missione di rivelazione dell’amore divino; essa manifesta così tutta la sua nobiltà.

 

 UN ESEMPIO DI PERENNE ATTUALITÀ

Solo comprendendola in relazione alla Persona e alla missione del Figlio di Dio possiamo inserire la verginità perpetua di Maria e la sua maternità nella trama della nostra vita attuale, come elemento di elevazione del costume e della moralità umana, molto più produttivo di tante figure femminili apparentemente liberatrici, ma in realtà futili o illusorie.

La Santa Vergine tornerà così ad ispirare la vita dei cristiani d’oggi, siano essi celibi o coniugati, non solo come ideale di una umanità intatta, non contaminata dalla corruzione del male, quanto come atteggiamento di disponibilità radicalmente illimitata a Dio, di libertà della persona nelle sue relazioni e di assenza completa di compiacimento di sé. Così Maria ricorderà a tutti che la verginità è liberazione da quel desiderio che rischia di trasformare l’amore in dipendenza, ma non è affatto rinunzia all’amore inteso come dono da riservare a chi si ama per sempre.

  Ogni maternità è incaricata di rivelare la bellezza dell’amore divino

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