Pillole di SpiritualiTà
Comprendi per credere, e credi per comprendere. Comprendi la mia parola, affinché tu possa credere; credi alla parola di Dio per poterla comprendere. (Sant'Agostino)
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II° parte
Tratto dal sito “Opus Dei”
Seconda parte
Lasciare entrare Dio sin nel profondo
Al Signore «interessano le tue gioie, i tuoi successi, il tuo amore, e anche le tue angustie, il tuo dolore, i tuoi insuccessi»[4]. È quindi necessario parlargli con fiducia, aprirgli il cuore completamente, condividere tutte le nostre cose con Lui. Quando abbiamo veramente fiducia in qualcuno, buttiamo via le maschere con le quali spesso ci nascondiamo: in questo momento ci sembrano inutili; sentiamo che possiamo essere noi stessi senza timore. Questa fiducia rivela la verità del nostro essere e ci dà una grande libertà interiore. Sapendo che non c’è amicizia più sincera della sua, possiamo lasciarlo entrare sin nella parte più intima della casa della nostra anima. Lo lasceremo, forse, in sala d’attesa, dove vengono accolti gli invitati?
Mentre cresce l’amicizia, sarà naturale voler mostrargli ogni angolo della nostra vita: lo studio, perché veda come facciamo i nostri più segreti lavori; la stanza dei giochi, dove sono le cose che ci fanno sognare; gli mostreremo anche il ripostiglio, pieno di cose, alcune più utili di altre, e di pezzi che si sono rovinati lungo la strada. Se ci facciamo conoscere, se accendiamo le luci … Egli illuminerà tutti quegli angoli che sembrano oscuri e ci aiuterà a vedere i posti che dobbiamo rimettere in ordine. E lo farà con chiarezza, ma soprattutto infondendo speranza perché il suo non è uno sguardo che giudica, che intimidisce; è uno sguardo d’amore che dà forza e solleva: è uno sguardo creatore e redentore.
Fiducia chiama fiducia
L’amore umano, nelle sue migliori manifestazioni, ci parla dell’amore di Dio. Sperimentare in una amicizia la forza propulsiva della fiducia, scoprire che qualcuno crede in noi, è qualcosa che spinge a dare il meglio di noi stessi: avvertiamo che così deve essere lo sguardo di Dio. Per questo, anche noi dobbiamo fare in modo di guardare gli altri come Gesù; imparare da Lui ad essere luce per quelli che ci stanno intorno. Quando sperimentiamo la forza trasformatrice della fiducia in Dio, vediamo la necessità di farla vedere agli altri.
«Spesso Dio si serve di un’amicizia autentica per compiere la sua opera di salvezza»[5]. La fiducia che c’è tra buoni amici è spesso il mezzo che Dio ci dà per farci vedere ciò che noi magari non sappiamo affrontare da soli. Se abbiamo la fortuna di contare su amici veri, su persone che ci vogliono bene, migliori, felici, e sappiamo aprire loro spazi di intimità, avremo già sperimentato molte volte che il nostro mondo interiore si arricchisce condividendolo.
In un clima di confidenza, non c’è il timore che gli altri vedano le nostre debolezze e le nostre lotte, né di condividere progetti e sogni. Sappiamo che chi ci vuole bene ci aiuterà proprio a superare i nostri ostacoli e a evitare che diventino barriere. Nella dinamica umana del dare e avere, il darci implica condividere la nostra singolarità, farci vedere autentici. Giungere a questo punto ci dà una libertà molto grande, ma richiede lo sforzo per uscire da noi stessi: la disponibilità a esporci, anche sapendo che ciò ci rende più vulnerabili. La fiducia chiama fiducia, e il rischio di essere feriti non è paragonabile al guadagno acquistato con il voler bene e con il lasciarsi voler bene.
[4] San Josemaría, Amici di Dio, n. 218.
[5] F. Ocáriz, Lettera pastorale, 1-XI-2019, n. 5.
V DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - 09 febbraio 2025 - ANNO C -
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