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«RINGRAZIALO PER TUTTO, PERCHÉ TUTTO È BUONO»

La gratitudine – I parte

Tratto dal sito “Opus Dei” - I parte

La Scrittura presenta la sapienza come una conoscenza naturale, che germoglia facilmente: «facilmente è contemplata da chi l’ama e trovata da chiunque la ricerca Previene, per farsi conoscere, quanti la desiderano. Chi si leva per essa di buon mattino non faticherà, la troverà seduta alla sua porta» (Sap 6, 12-14). Tuttavia, per acquisire questa connaturalità, è necessario cercarla, desiderarla fin dal mattino. Con pazienza, con l’insistenza del salmo: «O Dio, tu sei il mio Dio, all’aurora di cerco, di te ha sete l’anima mia, a te anela la mia carne, come terra deserta, arida, senz’acqua» (Sal 63, 2). Questa ricerca è il compito di una vita. Per questo la sapienza arriva anche con gli anni. La sapienza – il Papa, facendo eco al Siracide (cfr. Sir 8, 9), lo ha detto tante volte – è una caratteristica particolare degli anziani: essi sono «la riserva sapienziale del nostro popolo». È vero che l’età può anche comportare inconvenienti come l’inasprimento di alcuni difetti del carattere, una certa resistenza ad accettare i propri limiti o una certa difficoltà a comprendere i giovani; ma, a parte tutto questo, suole essere evidente la capacità di apprezzare, di assaporare, tutto ciò che è veramente importante. E questa, in fin dei conti, è la vera sapienza.

A questo sapere si riferiva una volta san Josemaría, parlando a un gruppo di fedeli dell’Opera: «Fra trent’anni, quando getterete uno sguardo al passato, non crederete ai vostri occhi. E non potrete far altro per il resto della vita che ringraziare, ringraziare...». Con il passare degli anni emergono, soprattutto, i motivi di riconoscenza. Si affievoliscono i contorni acuminati dei problemi e delle difficoltà che forse a suo tempo ci misero in estrema agitazione, e si finisce per vederli con altri occhi, e anche con un pizzico di umorismo. Si acquisisce la prospettiva che fa capire il modo in cui Dio ha guidato una persona, come ha man mano capovolto ogni suo errore, come si è servito dei suoi sforzi... Coloro che abitavano accanto al beato Álvaro ricordano la frequenza e la semplicità con cui diceva: «Grazie a Dio». La convinzione che uno non può far altro che ringraziare contiene, dunque, un elemento essenziale della vera sapienza; e cioè, quello che Dio fa crescere nell’anima di coloro che lo cercano e che possono dire anche prima di arrivare alla vecchiaia: «Ho più senno degli anziani, perché osservo i tuoi precetti» (Sal 119, 100).

 

TUTTO È BUONO

Dalle ristrettezze e dalle angustie del suo nascondiglio nella Legazione dell’Honduras, san Josemaría scriveva nel 1937 ai fedeli dell’Opera che erano sparpagliati per Madrid: «Siate molto coraggiosi! Fate in modo che tutti siano contenti: tutto è per il bene; tutto è buono». Un’altra lettera, scritta un mese dopo a coloro che stavano a Valencia, è dello stesso tenore: «Abbiate coraggio. Siate allegri se, com’è logico, vi siete rattristati. Tutto è per il bene».

Tutto è buono, tutto è per il bene. In queste parole traspaiono due testi della Scrittura. Da un lato, il crescendo della gioia di Dio durante la creazione, che si conclude nella costatazione che «quanto aveva fatto [...] era cosa molto buona» (Gn 1, 31); dall’altro, la massima di san Paolo: «tutto concorre al bene per coloro che amano Dio» (Rm 8, 28) , che san Josemaría condensava in una esclamazione: «omnia in bonum!». Alcuni anni prima, nel Natale del 1931, i due testi s’intrecciano in una annotazione che più tardi darà lo spunto per un punto di Cammino. Tutto è buono, tutto è per il bene. La riconoscenza per le cose buone e la speranza che Dio saprà trarre un bene da ciò che sembra cattivo:

Abituati a innalzare il cuore a Dio, in rendimento di grazie, molte volte al giorno. Perché ti dà questo e quest’altro. Perché ti hanno disprezzato. Perché non hai ciò di cui hai bisogno o perché lo hai.

Perché ha fatto così bella sua Madre, che è anche Madre tua. Perché ha creato il sole e la luna e quell’animale e quella pianta. Perché ha fatto eloquente quell’uomo, e te impacciato nel parlare...

 

RINGRAZIALO DI TUTTO, PERCHÉ TUTTO È BUONO

Come si può osservare subito, la sequenza dei motivi di gratitudine non segue un ordine particolare: se tutto è buono, lo è la prima cosa che ci si presenta, e la successiva, e l’altra ancora...; tutte quante sono motivo di gratitudine. «Perché ha creato il sole e la luna e quell’animale e quella pianta». Guarda dove vuoi, sembra dirci san Josemaría: non troverai altro che motivi di riconoscenza. In queste righe, infine, si riflette una ammirazione traboccante davanti alla bontà di Dio; uno stupore che ricorda il cantico delle creature di san Francesco, dove tutto è motivo di gratitudine:«Sii lodato, o mio Signore, per sorella luna e le stelle [...]. Sii lodato, o mio Signore, per fratello vento e per l'aria serena e nuvolosa e ogni tempo, grazie al quale dai il nutrimento alle tue creature [...]. Sii lodato, o mio Signore, per quelli che perdonano per il tuo amore».

«Perché ti dà questo e quest’altro». Quante cose ci dà Dio, e quanto facilmente ci abituiamo. La salute, che è stata chiamata «il silenzio degli organi», è forse un esempio paradigmatico: suole accadere che la diamo per scontata finché il corpo comincia a farsi notare; e forse soltanto allora apprezziamo, non avendola più, la perfetta salute. Qui la gratitudine consiste, in parte, nel prendere l’iniziativa, nell’affinare l’udito in modo da percepire il silenzio, la discrezione con la quale Dio ci regala tante cose. «Le misericordie di Dio ci accompagnano giorno per giorno. Basta che abbiamo il cuore vigilante per poterle percepire. Siamo troppo inclini ad avvertire solo la fatica quotidiana [...]. Se però apriamo il nostro cuore, allora possiamo, pur immersi in essa, constatare continuamente anche quanto Dio sia buono con noi; come Egli pensi a noi proprio nelle piccole cose, aiutandoci così a raggiungere quelle grandi».

La gratitudine non è soltanto una risposta a un debito di riconoscenza. È molto di più: proprio perché consiste nell’assaporare ciò che è buono, ringraziare Dio è godere con Lui le cose buone che ci dà, perché in compagnia delle persone amate si gode sempre di più. Persino le cose più prosaiche possono essere allora motivo per star bene, per non prendersi troppo sul serio, per scoprire la gioia di vivere «tra le piccole cose della vita quotidiana, come risposta all’invito affettuoso di Dio nostro Padre: “Figlio, per quanto ti è possibile, trattati bene […]. Non privarti di un giorno felice” (Sir 14,11.14). Quanta tenerezza paterna si intuisce dietro queste parole! ».

Ringraziare Dio è godere con Lui le cose buone che ci dà, perché in compagnia delle persone amate si gode sempre di più.

 

Continua...

 

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